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Voce Nostra

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Numero 2 del 2022

Titolo: Medicina- Dopo una catastrofe lo stress post traumatico «perseguita» per anni

Autore: Danilo di Diodoro


Articolo:
(da «Corriere Salute» del 17 gennaio 2022)
Gli eventi naturali estremi, quali intense ondate di calore, inondazioni e siccità, a loro volta causa di migrazioni forzate e perdita del contatto con il proprio ambiente, aumentano il pericolo di andare incontro a sofferenze psichiche per molto tempo
Dopo un evento catastrofico, sia naturale sia indotto dagli esseri umani, anche chi si salva nell'immediato ne potrà portare i segni per lungo tempo sotto forma di disturbi psichici. Disturbi che possono manifestarsi subito, con reazioni acute da stress, ma anche a distanza di tempo, con il cosiddetto disturbo post-traumatico da stress (Ptsd o Post-traumatic stress disorder, in inglese). Quindi, con l'aumento degli eventi naturali estremi, quali intense ondate di calore, inondazioni e siccità, a loro volta causa di migrazioni forzate e perdita del contatto con il proprio ambiente, aumenta anche il rischio di andare incontro a questi disturbi psichici post traumatici.
I sintomi
Il disturbo post-traumatico da stress è caratterizzato innanzitutto dalla difficoltà a dimenticare l'evento traumatico, così che si resta particolarmente sensibili nei confronti di tutto ciò che lo possa ricordare. È così che un po' alla volta, per evitare che il ricordo si riaccenda, alle volte chi ne è colpito tende a modificare il proprio stile di vita, perché cerca di evitare tutti quegli stimoli ambientali che gli ricordano l'esperienza traumatica. Ma queste modifiche del comportamento il più delle volte non sono sufficienti a evitare che nella mente si ripresentino spontaneamente immagini, sensazioni e rumori sperimentati durante l'evento: sono i cosiddetti flashback, momenti in cui la mente di chi soffre di un Ptsd riproduce in maniera incontrollata l'esperienza traumatica, senza che si riesca a scacciarla via. Il fenomeno può presentarsi anche mentre si dorme, quando i sogni assumono la forma di incubo, spesso proprio riproponendo situazioni e temi traumatici. I primi studi sul Ptsd sono stati effettuati su persone esposte a violenze in ambito bellico, ma poi gli psichiatri si sono accorti che gli stessi sintomi erano rilevabili in persone che incappavano in altri tipi di situazioni estreme, tra cui proprio fenomeni naturali - anche collegati al cambiamento climatico indotto dall'uomo - quali inondazioni e uragani. Dagli anni Settanta il Ptsd è entrato a far parte del Manuale diagnostico e statistico dell'American Psychiatric Association ed è quindi riconosciuto come un disturbo psichico specifico, distinto successivamente dai disturbi d'ansia, anche se ansia, depressione e abuso di psicofarmaci o sostanze stupefacenti fanno quasi sempre parte del suo quadro clinico, assieme a un effetto negativo sullo stato di salute generale. Ad esempio, i disturbi cardiocircolatori sono molto più frequenti e hanno un andamento peggiore in chi soffre di Ptsd rispetto a chi non ne soffre. Risultano maggiori anche il rischio di suicidio e la mortalità generale. Tuttavia non tutte le persone coinvolte in fenomeni naturali estremi sviluppano poi un Ptsd. È possibile che esista una predisposizione genetica che sta a monte del disturbo, caratterizzato a livello neurobiologico da un'iperattività delle strutture cerebrali coinvolte nel processo della paura e dell'individuazione delle minacce, come l'amigdala, la corteccia cerebrale cingolata dorsale anteriore e l'insula.
I trattamenti
A causa di questa iperattività, alcune persone non riescono a estinguere il sentimento di paura provata durante l'evento catastrofico e sviluppano anche una sorta di attenzione preferenziale verso gli stimoli potenzialmente minacciosi, trascurando invece quelli più benevoli. La corteccia cerebrale, in genere capace di controllare razionalmente l'emergere di paure immotivate nel presente, non sembra in grado in queste persone di regolare tali emozioni. Prevenzione e trattamento del Ptsd oggi sono fondati soprattutto sulla psicoterapia che deve essere supportiva e utilizzare anche gli strumenti offerti dall'approccio cognitivo-comportamentale. Sempre meno utilizzata, invece la tecnica del cosiddetto debriefing, basata sul ripercorre precocemente l'esperienza traumatica con un terapeuta. Dovrebbe servire a ridurre il trauma psicologico indotto dall'evento, e quindi a prevenire lo sviluppo del Ptsd, ma studi clinici e revisioni non ne hanno confermato l'efficacia. In molti casi è indispensabile ricorrere al trattamento farmacologico, basato soprattutto sull'uso di antidepressivi di seconda generazione come paroxetina e sertralina, oppure del trazodone, un antidepressivo dotato anche di azione sedativa. Controindicato è invece l'utilizzo di benzodiazepine, come diazepam e lorazepam, che hanno un effetto antiansia immediato ma espongono a rischio di abuso.
Danilo di Diodoro



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