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Kaleîdos

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Numero 3 del 2022

Titolo: Roberta Zivolo - Buone ferie. E torna incinta

Autore: Flora Casalinuovo


Articolo:
(da «Donna Moderna» n. 6 del 2022)
È l'augurio con cui questa imprenditrice milanese saluta le dipendenti prima di ogni vacanza. E porta fortuna, visto che la sua azienda, dove 75 dipendenti su 80 sono donne, ha festeggiato finora l'arrivo di 127 bambini. Un record nato da una filosofia semplice ma efficace: «Una persona felice lavora meglio. E i profitti salgono»
È il 30 gennaio 1954, i televisori hanno appena fatto capolino nelle case degli italiani. Sono ancora una rarità, ma c'è comunque la radio a scaldare la serata gelida. Tutti ascoltano rapiti Gino Latilla e Giorgio Consolini che vincono il Festival di Sanremo cantando «Son tutte belle le mamme del mondo». Anche le ostetriche della Clinica Mangiagalli di Milano... Sarà per questo che Roberta Zivolo, nata proprio quella notte, è diventata un'imprenditrice paladina della maternità. Nella sede milanese di Progetto 2000 Group (www.progetto2000.eu), l'azienda che ha fondato nel 1981 e che si occupa di servizi per la fatturazione elettronica e il Business process outsourcing, mi guardo intorno e quasi stento a crederci: su 80 dipendenti 75 sono donne, come ribadiscono i tanti premi conquistati negli anni. L'ultimo è la famosa Mela d'Oro, ricevuta dalla Fondazione Bellisario per le politiche di valorizzazione del lavoro femminile. Ma, ancora più di questo, a stupirmi è l'atmosfera piena di serenità e sorrisi. «Quando ho creato la mia ditta, si usava mettere gli annunci di lavoro sui quotidiani» spiega Roberta, mamma di Sarah, che oggi lavora con lei. «Mi rispondevano tutte donne: le assumevo, le formavo e poi, ovviamente, loro andavano in maternità. Io mi scervellavo per far quadrare i conti e per non perderle, visto che avevano imparato il mestiere alla perfezione. In quel periodo, sono andata con un'amica a Medjugorje. Non ero tanto religiosa, eppure là ho sentito una forte ispirazione e ho capito che volevo aiutare le donne ad avere una vita e un lavoro dignitosi».
D. Quindi che cosa ha fatto?
R. Mentre si affermava la prassi per cui all'assunzione una ragazza garantisce che non farà figli, io mettevo nero su bianco che al ritorno della maternità avrebbe ritrovato la sua scrivania. Ancora oggi, quando una mia collaboratrice va in vacanza con il marito la saluto dicendole di tornare in 3. In questi anni ho festeggiato 127 bambini. Abbiamo notato anche qui il calo delle nascite e dal 2015 abbiamo visto solo 6 nuovi bebè, ma ogni volta che mi annunciano un fiocco rosa o azzurro arriva un accordo con un nuovo cliente perché i bimbi ci portano fortuna. Dai diritti arrivano i profitti: se una dipendente è felice, lavora bene e rende al massimo.
D. Ma così non rischia la retorica della maternità?
R. Io penso al benessere di tutti, a 360 gradi e a partire dalle piccole cose. Propongo massaggi alla schiena e visite mediche di prevenzione, e organizzo visite al museo per cementare lo spirito di squadra. La mia filosofia è semplice: un lavoratore sano è produttivo e il fatturato mi dà ragione. Tempo fa ho organizzato delle sedute con lo psicologo per una dipendente e suo figlio: lei rischiava l'esaurimento nervoso, aiutandola ho aiutato la mia impresa. Cerco anche di individuare il talento dei singoli professionisti e li spingo a coltivarlo perché se loro crescono, miglioriamo tutti.
D. Quando ha iniziato a lavorare, chi aveva individuato il suo talento?
R. Nessuno (e ride di gusto, ndr). A farmi diventare l'imprenditrice che sono oggi è stato anche quello che ho provato in prima persona. Erano gli anni 60 e mia sorella maggiore un giorno ha saltato le lezioni per andare a vedere i Beatles arrivati a Milano. Per punizione mia mamma ci ha ritirato entrambe da scuola e ci ha mandato a lavorare. Facevo la parrucchiera e studiavo alle serali. Mi alzavo alle 5 per prendere il primo tram, tornavo a casa a mezzanotte e mi mettevo a fare i compiti. Sono diventata perforatrice meccanografica: seguivo il funzionamento delle calcolatrici e dei primi computer e ho trovato un impiego in una ditta del settore. Lì ho imparato a programmare e a ottimizzare il processo di lavoro, ma superiori e colleghi non hanno apprezzato l'intraprendenza e mi hanno mobbizzata. Peccato che ai tempi non si conoscesse il significato di questa parola e i diritti fossero spesso un'utopia. Quando mi sono messa in proprio, ho giurato che avrei garantito il benessere dei dipendenti.
D. Una sfida ardua in tempi di pandemia.
R. Proprio in un momento così dobbiamo vivere, non sopravvivere. Dieci anni fa in vacanza ho scoperto San Cresci in Valcava (www.sancresci.eu, ndr), un piccolo paradiso abbandonato a 30 chilometri da Firenze. Ci sono una villa medicea e diverse case, alberi da frutta e sorgenti, campi da coltivare e animali. Potrebbe essere un luogo del tutto eco-sostenibile e autosufficiente. Io e mio marito l'abbiamo acquistato e ristrutturato. Stiamo trasformando la villa in un albergo, dove potrebbero lavorare le famiglie che decidono di trasferirsi. Anzi, lancio un appello: cerchiamo un responsabile per avviarlo. Il sogno? Che questo sia il primo dei tanti borghi rurali dimenticati che torna a vivere, perché il futuro è qui, in una routine a contatto con la natura e dal ritmo lento.
Flora Casalinuovo



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