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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 8 del 2022

Titolo: Arte, scienza e letteratura

Autore: Nicola Stilla


Articolo:
L'accesso al sapere della persona non vedente non può prescindere dall'apprendimento del codice Braille
Nella prima metà del XIX secolo Louis Braille ha messo a punto il codice di lettura e scrittura per le persone non vedenti che avrebbe preso il suo nome e mantenuta intatta la sua utilità fino ad oggi. Di certo Braille non poteva immaginare quali applicazioni avrebbe avuto il codice nei secoli successivi, anche se probabilmente l'idea di una certa flessibilità e universalità della sua invenzione se l'era fatta: fu infatti lui stesso ad adattare il codice Braille alla notazione musicale, un linguaggio basato sulla disposizione di segni ed immagini in uno spazio, il pentagramma, impossibile da contemplare per chi non vede. Proprio per questo, la scrittura musicale in Braille è totalmente diversa rispetto a quella in nero: si rappresenta con gruppi di lettere e prescinde dalla collocazione spaziale delle note, abolendo del tutto il concetto di pentagramma. La musica in Braille si scrive su di un'unica riga orizzontale, come se si trattasse di un testo in prosa. Oggi i tanti musicisti non vedenti che leggono ed insegnano musica sono la testimonianza dell'efficacia di questo sistema.
Un altro settore che ha visto una seppur tormentata applicazione del Braille è quello della matematica: un linguaggio complesso basato su numerosi segni diversi tra loro per significato e disposti nello spazio secondo specifiche gerarchie: un linguaggio prettamente visivo insomma. Ancora oggi, benché i computer e le moderne tecnologie abbiano rivoluzionato le modalità di studio delle materie scientifiche, la scrittura matematica per le persone non vedenti si serve del codice Braille: il Cubaritmo, strumento per l'insegnamento e l'apprendimento delle quattro operazioni basilari rivolto agli alunni non vedenti delle scuole primarie, si basa sul codice Braille; stesso discorso vale per i software Lambda o Braille Math, ampiamente utilizzati dagli studenti più grandi per lo studio dell'algebra e della matematica.
Nel corso dei decenni sono state sviluppate diverse strategie per ridurre la lunghezza delle formule matematiche rappresentate in Braille, che hanno portato alla creazione di notazioni Braille specifiche per la matematica. La riduzione della lunghezza delle formule viene effettuata assegnando ad uno stesso carattere Braille significati diversi a seconda del contesto in cui esso viene usato. Il modo in cui vengono visualizzati i simboli matematici può essere paragonato a un linguaggio di programmazione: ogni segno ha il suo nome abbreviato in Braille. Detto questo, una cosa è certa: lo studio della matematica risulta ancora oggi ostico per gli studenti non vedenti, ma anche in questo settore, malgrado le difficoltà del caso, nessuna sostanziale novità ha ancora soppiantato la fondamentale importanza del codice di lettura e scrittura Braille.
Passiamo ad un altro ambito di studio: quello delle lingue straniere. Louis Braille parlava e pensava in francese: il suo codice era quindi concepito per adattarsi a questa lingua, che - come sappiamo - si serve di grafemi appartenenti all'alfabeto latino. Esistono però lingue che si basano su alfabeti diversi: quello greco ad esempio, o quello cirillico; oppure lingue che non utilizzano grafemi, bensì ideogrammi, ovvero simboli grafici che non rappresentano un fonema, ma un'immagine o un'idea. Da tutto questo può scaturire una domanda: il codice Braille è davvero «universale» o esistono paesi del mondo dove non è utilizzato? La verità è che oggi il codice Braille è usato praticamente in tutti i paesi del mondo ed è stato adattato ufficialmente quasi ad ogni lingua conosciuta. Nel caso delle lingue orientali per esempio il Braille si basa sul suono delle sillabe e non sul modo di rappresentarle graficamente; questo ha permesso al Braille di adattarsi anche alla complessità delle lingue orientali fin dai primi anni del XX secolo: ad esempio, in Giappone il Braille fu codificato e diffuso a livello nazionale già nel 1901. Questo ci porta ad affermare che lo studente non vedente che si approccia allo studio di una lingua straniera può serenamente affrontarne la sfida, forte della sua padronanza del codice Braille.
Chiudo questo articolo certo che il mio excursus possa rendere l'idea di quanto il Braille sia ancora attuale e soprattutto imprescindibile per chi, da persona non vedente, desideri accedere al sapere: che si tratti di arte, scienza o materie letterarie.
In Italia, esiste un'associazione che si occupa di tutelare e divulgare l'importanza del Braille: è il Club Italiano del Braille, fondato nel 2003 dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus-Aps e da altri enti ad essa collegati che operano a vario titolo per la tutela e l'integrazione sociale dei minorati della vista; chiunque può iscriversi al Club Italiano del Braille contribuendo a promuoverne la missione: sul sito www.clubitalianobraille.it si possono trovare tutte le informazioni del caso e le modalità di iscrizione (il costo annuale per i privati cittadini è di 25,00 euro). Chi voglia sostenere il Club può farlo anche offrendo un contributo direttamente sul c-c IT 92 C 02008 05181 000400161041.



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