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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 8 del 2022

Titolo: Marciapiedi, bus, tavolini e bici. Per i non vedenti la città è a ostacoli

Autore: Marco Santangelo


Articolo:
(da «ilrestodelcarlino.it» del 14-02-2022)
L'Istituto dei ciechi Cavazza ha mappato il centro. Il nostro viaggio tra pericoli e mancate segnalazioni ad hoc. Per raggiungere via Castiglione a piedi, dove si trova l'istituto dei ciechi Francesco Cavazza, abbiamo attraversato una buona parte del centro storico. Siamo saliti e scesi dai marciapiedi, atteso che il verde dei semafori ci desse l'ok, fatto lo slalom tra sedie e tavolini dei locali e dribblato ogni bicicletta incatenata a pali e paletti. «Non appena lascerete il nostro istituto per rifare lo stesso tragitto a ritroso sono sicuro che farete caso a tutti gli ostacoli che avete incontrato venendo qui, ma che in quanto vedenti non avete mai notato». Egidio Sosio, coordinatore e formatore dell'istituto Cavazza, ci accoglie in una struttura che a Bologna si occupa di integrazione, formazione, riabilitazione e autonomia delle persone non vedenti e ipovedenti dal 1881. «Oggi ospitiamo una trentina di persone da tutta Italia - spiega Sosio - e in questi giorni abbiamo terminato un progetto che vorremmo poi portare anche all'attenzione dell'amministrazione comunale».
Mappatura del centro
Ci accomodiamo nella sala conferenze e Giacomo Prati, docente di Comunicazione, illustra il progetto al quale hanno lavorato i corsisti. Sullo schermo del pc scorrono foto, mappe e appunti: «I ragazzi e le ragazze hanno girato tutto il centro storico segnando e segnalando tutti gli ostacoli riscontrati così da poter esporre, poi, delle proposte di miglioramento». Un lavoro fatto sfruttando le ottanta ore previste dallo stage, nelle quali 26 ragazzi e ragazze si sono suddivisi in quattro gruppi pronti a perlustrare tutto il centro storico. «Per il progetto la parte storica di Bologna è stata scomposta in quattro quadranti: nord-est, nord-ovest, sud-est e sud-ovest» racconta Prati. «E i gruppi, da sei e cinque ragazzi, per giorni hanno perlustrato le zone assegnate per poi catalogare ogni complicazione incontrata in un'unica relazione».
Sicurezza a rischio
«Più che l'accessibilità in centro abbiamo constatato numerose criticità legate alla sicurezza», fa presente Gabriele Scorsolini, 22 anni, capogruppo per il quadrante sud-est comprendente la zona Castiglione. «Ci sono tratti di attraversamento completamente privi di guide naturali o artificiali, come il tratto che si percorre da piazza del Francia per rimanere su via Castiglione. In questo modo si rischia di finire al centro della strada con le macchine in transito». La capogruppo del quadrante sud-ovest, Ester Ventimiglia (19 anni), fa notare «una criticità importante in piazza Malpighi dove è presente un marciapiede a livello con la strada». E aggiunge: «Senza una segnalazione il non vedente potrebbe essere investito dai mezzi che passano». E gli stessi problemi si riscontrano anche nel quadrante nord-est, capitanato da Nicola Barra, 25 anni: «Il mio quadrante comprende anche la zona universitaria e molti marciapiedi, come vicino a Porta Mascarella, non terminano in prossimità delle strisce e il rischio è sempre quello di essere investiti».
Uscita di gruppo
Per capire la situazione il coordinatore dell'Istituto, Egidio Sosio, ci invita a un'uscita di gruppo per verificare il problema dei marciapiedi e degli attraversamenti pedonali. Ci fermiamo al semaforo di Porta Castiglione, direzione Giardini, uno degli attraversamenti più affollati della città. «Qui» Sosio picchietta il bastone sull'asfalto, «non c'è niente che ti dice che il marciapiede è finito, eppure stiamo per ritrovarci in mezzo a una strada dove le auto vanno veloci. L'unica cosa da fare è ascoltare il rumore del traffico e capire che siamo in una zona pericolosa». Eppure, secondo Sosio, basterebbe davvero poco a risolvere il problema. «Innanzitutto bisognerebbe aumentare o creare dei livelli che separano notevolmente il marciapiede dall'attraversamento» precisa il coordinatore dell'istituto Cavazza. «E poi andrebbero messi i classici percorsi tattilo-plantare, i loges che indirizzano la persona non vedente. Ce ne sono a Bologna, ma in molte zone mancano e questo, per noi, è un grande motivo di pericolo».
Bus, bici e tavolini
A Jonny Argentin, 29 anni, capogruppo del quadrante nord-ovest, abbiamo chiesto quali sono gli ostacoli più frequenti che un non vedente incontra aggirandosi per il centro. «Sotto i portici sono tantissimi i locali che mettono fuori sedie e tavolini che non vengono segnalati. Per esempio su via del Pratello si trovano su entrambi i lati del portico e il diritto al commercio vince sul diritto alla mobilità». E che cosa si potrebbe fare? «Beh, non dico rifacciamo tutta la città o togliamo sedie e tavoli, ma facciamo in modo che almeno uno dei due lati della strada sia segnalato e ben percorribile». Stesso discorso vale per le biciclette che se parcheggiate a «lisca di pesce» sono un intralcio. «Andrebbe fatta una pubblicità a livello comunale dicendo che le bici parcheggiate dove capita creano dei fastidi non indifferenti». Ma c'è di più. Sosio evidenzia come per un non vedente, a Bologna, sia impossibile capire dove si trova una fermata dell'autobus: «In pochissime pensiline si trova una segnalazione tattilo-plantare che ti fa capire che lì c'è una fermata».



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