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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Scheda operativa problematica anziani

1. Destinatari

La presente Scheda operativa problematica anziani e' stata redatta nel 1991 dalla Commissione Nazionale UIC Anziani; approvata dalla Direzione Nazionale UIC nelle riunioni del 21 giugno 1991 e del 24 luglio 1991; stesa nel testo definitivo dai Rappresentanti nazionali UIC anziani nel Seminario nazionale UIC anziani, svoltosi a Tirrenia il 16 e 17 novembre 1991.

Il documento, contenente indicazioni e riflessioni scaturite da un decennio di impegno dell'Unione Italiana dei Ciechi per gli anziani non vedenti ed ipovedenti, intende offrire per problemi orientamenti per la formazione degli operatori sociali dell'UIC e dei servizi per gli anziani.

Si tratta ovviamente di richiami, sottolineature, proposte, che comportano approfondimenti, casistica, sperimentazioni sul campo. Lungi dal presumere che questo documento sia esaustivo della problematica, intende invece aprirne gli orizzonti futuri con un contributo organico di basi culturali minime, da cui prendere le mosse per un pacchetto di conoscenze essenziali atte a porsi correttamente nei confronti degli anziani e dell'adempimento del servizio.

2. Premessa

Quella dei ciechi anziani e' una problematica che si arricchisce ogni giorno di continue osservazioni e riflessioni in un'ottica di costante autocritica, senza dogmatismi, ne' generalizzazioni. Certamente e' un problema emergente, che va affrontato di caso in caso, con spirito di servizio, rispettando sempre prioritariamente la dignita' della persona.

Risultera' pero' un quadro di peculiarita', soprattutto del non vedente che ha perso la vista in tarda eta', ma anche del cieco congenito:

3. L'UIC per gli anziani

Per una cultura di base sara' bene disporre anche di un cenno storico, che testimoni l'impegno dell'Associazione in favore degli anziani non vedenti.

Tra il 1972 e il 1973 una Commissione Nazionale dell'UIC (coordinatore prof. Banchetti) redigeva un documento programmatico sulla "ristrutturazione" degli Istituti per ciechi. Vi si prendeva in attenta considerazione anche l'opportunita' di attrezzare adeguatamente specifici reparti per non vedenti anziani. Si passava in tal modo da un'ospitalita' di "continuita' assistenziale" per persone prevalentemente sole, rimaste nel Convitto, ad una programmazione di nuovi servizi. Purtroppo, la lungimiranza di questo nuovo compito non e' stata colta dai gestori degli Istituti per ciechi. Essi, invece, "accecati" dalle paure del "nuovo vento" degli inserimenti nel contesto del territorio e delle successive integrazioni scolastiche, si sono arroccati nella difesa ad oltranza delle loro strutture. Hanno cosi' favorito, con il loro esasperato irrigidimento, il sorgere della polemica e delle fazioni tra i sostenitori degli "Istituti si'" e quelli degli "Istituti no". Quanto meglio avrebbero fatto se avessero compreso le nuove esigenze e avessero posto mano alle riforme, orientandosi verso nuovi servizi! Ma il loro retroterra culturale, tutto proiettato alla difesa del proprio "centro di potere", non ha consentito di aprirsi a nuove soluzioni, creando per cio' stesso le premesse del fallimento degli Istituti. Oggi finalmente si e' compresa l'importanza di questa riconversione dei servizi e si tenta di "salvare", con il "senno di poi", i patrimoni per i ciechi, frutto di liberalita'. (Al riguardo, si consideri la D.D.L. n. 666 Covello nel testo licenziato dalla Commissione Istruzione del Senato: art. 4 lett. G "Servizi per l'assistenza ai minorati della vista anziani").

Dobbiamo comunque arrivare agli anni ottanta, dopo la privatizzazione dell'UIC (D.P.R. 23 dicembre 1978) per assistere ad un "movimento di opinione" tra i quadri dirigenti dell'Associazione per la problematica anziani. Ne sono valida testimonianza:

Inoltre per approfondimenti specifici:

Altre iniziative locali: consulte regionali, articoli pubblicati, incontri e dibattiti.

Tutto questo importante materiale oggi costituisce il puzzle della problematica, lievitato lentamente ma continuamente dal rifiorire delle idee, fino a costituire una vera e propria "letteratura" in materia, che gli operatori debbono conoscere per un atteggiamento corretto nei confronti del servizio.

Questa "letteratura" dell'UIC assume grande importanza tiflogeragogica e deontologica per le priorita' ideali che l'Associazione individua riguardo l'opzione degli utenti anziani per i servizi:

Il decennio successivo vede l'UIC, dal 1990, impegnata sul versante operativo delle realizzazioni pratiche. Ecco dunque, secondo i programmi della Commissione Nazionale UIC Anziani, il primo Soggiorno nazionale UIC per anziani non vedenti, Tirrenia maggio 1991; in fase organizzativa il Seminario nazionale UIC per i Rappresentanti regionali 1991 con la positiva ricaduta periferica nei Seminari regionali 1991/92; inoltre, il progetto I.Ri.Fo.R. 1992 sulla riabilitazione per gli anziani e il videotape dimostrativo 1992 per l'approccio corretto dell'operatore con l'anziano non vedente. E' un grande sforzo di informazione e coinvolgimento per passare dalla teoria alla prassi, con l'impegno essenziale delle strutture periferiche dell'Unione, che devono operare sul territorio e che devono portare la presenza attiva dell'Associazione al domicilio degli anziani.

4. Anziani ciechi e ciechi anziani

Moltissime persone oggi divengono cieche da anziane. La stessa longevita', che contraddistingue la condizione umana dei nostri tempi, comporta una significativa attenuazione della selezione naturale. Emergono di conseguenza i fenomeni collaterali dell'eta'. Tra questi il forte calo della vista, la sua progressiva perdita, molti casi di cecita' con residuo visivo. Un discorso a parte meritano pero' gli ipovedenti, per i quali la quantificazione del residuo stesso non corrisponde quasi mai alla capacita' funzionale di utilizzarlo per la conoscenza e l'appropriazione della realta' in cui vivono.

E' ovvio quindi che l'adattamento alla recente condizione di minorazione visiva e i rifiuti psicologici di questa nuova situazione, caratterizzino in maniera prevalente e significativa i ciechi anziani.

Ogni eta' ha i suoi problemi e noi dobbiamo prenderne atto cercando di viverla nel miglior modo possibile. Non dobbiamo dunque caricare sulla cecita' le difficolta' di sopravvivenza che l'eta' anziana comporta. L'involuzione naturale della vecchiaia si accompagna a ritmi di vita e a stati psicologici specifici, che vanno distinti dalle situazioni morbose che, come ogni eta' della vita, possono affliggere anche l'eta' anziana. Anzi, spesso, piu' significativamente, la affliggono a causa delle generali condizioni di minor difesa dell'organismo e minori sue capacita' di reazione.

Il nuovo cieco spesso si professa "ammalato" perche' privo della vista. Ci troviamo, allora, di fronte ad una sovrapposizione prevalentemente psicologica della sopraggiunta minorazione.

Infatti, la frase che spesso cogliamo sulle labbra dei nostri anziani "sto male!" - "che cos'hai?" - "non vedo!..." e' il sintomo di questa diffusa impreparazione a vivere adeguatamente una tardiva cecita'. Qui si' che possiamo e dobbiamo fare molto:

Sono questi fattori che concorrono al recupero del trauma conseguente la nuova minorazione.

Spesso, poi, vi sono anche handicaps aggiuntivi: esempio frequente tra quelli fisici una difettosa deambulazione; tra quelli sensoriali la sordita'; tra quelli psichici l'arteriosclerosi, le forme maniacali, i disturbi della personalita', le psicosi depressive e la demenza pre senile e senile. Allora il quadro generale si complica, ma anche in questo caso ogni recupero va tenacemente perseguito per tutelare al massimo l'integrita' dell'uomo. Cio' soprattutto contro il pregiudizio che l'anziano sia "persona del tramonto" e quindi da lasciar decadere, in pace senza tormentare con riabilitazioni e terapie.

L'anziano cieco ha certamente delle specificita':

Ma lui e' soprattutto un anziano e come tale deve affrontare al meglio le condizioni di sopravvivenza dell'eta'. Deve percio' convincersi di percorrere un'epoca della sua storia personale, che va vissuta nella pienezza e nella consapevolezza dei limiti e delle soddisfazioni che essa comporta.

5. Non autosufficienza

Si discute molto se nel caso di un non vedente la non autosufficienza comporti problemi specifici. La nostra esperienza ci insegna che la cecita' aggrava comunque la condizione di non autosufficienza. Specialmente nell'anziano vedente parzialmente autosufficiente, l'uso delle mani, dei piedi, l'evitare di urtare contro un muro con un girello ortopedico o con una carrozzella automatica, puo' comportare un vantaggio che viene meno ad un cieco parzialmente non autosufficiente. Subentra spesso, in questo caso, il fattore depressione, che noi vediamo abbastanza rilevante nel cieco anziano che sta perdendo la propria autosufficienza.

6. L'approccio dell'operatore sociale

Dal quadro generale fin qui proposto, si possono ricavare alcune indicazioni operative, che si sottopongono all'attenzione dell'operatore sociale. Esse sono il risultato di quel lavoro di gruppo, che ha impegnato l'UIC negli ultimi anni riguardo questa specifica problematica.

Tali indicazioni rispondono ad esigenze fondamentali, distinguibili solo da un punto di vista concettuale, ma in realta' quasi sempre intersecantesi e comunque mai imprescindibili.

6.1

1) Gli interventi per gli anziani devono essere personalizzati e individualizzati perche' non puo' esistere, e non avrebbe alcun senso, una presunta esauriente elencazione dei comportamenti corretti dell'operatore sociale. Ogni situazione umana va considerata nella sua singola irripetibile esperienza. Cio' implica innanzitutto una conoscenza esauriente della vita passata dell'anziano e della sua attuale condizione ambientale, economica e sociale. Per queste ragioni le presenti indicazioni costituiscono solamente una proposta iniziale ed una base minima di atteggiamenti pratici per coloro che hanno quotidiani rapporti con i ciechi anziani e con i loro parenti.

6.2

2) Un comportamento corretto deve porre l'erogatore del servizio in posizione di ascolto e di effettiva disponibilita' con doveroso atteggiamento di rispetto per i problemi che assillano l'anziano. Cio' implica vigilanza sul pericolo di incorrere in sbrigativi e superficiali pregiudizi.

Bisogna quindi incoraggiare, valorizzare e sostenere l'anziano affinche' vinca il proprio pudore a comunicare i suoi problemi e senta che cio' che lo assilla viene capito, anche se si tratta di questioni apparentemente di poco conto.

6.3

3) La preparazione del personale sia tale che:

Esemplificando:

6.4

4) Completa informazione di tutti i benefici assistenziali, sanitari e sociali di cui un anziano puo' usufruire, nonche' di ogni servizio a sua disposizione.

E' prioritaria la libera scelta riguardo le sistemazioni logistiche che gli si offrono.

Evitare sia le interferenze dei parenti, quasi sempre interessate, sia soluzioni sbrigative o imposte. Infatti, finche' prevarra' l'iperprotezione, l'anziano non prendera' coscienza del proprio ruolo decisionale e non sara' stimolato a superare comode posizioni di delega delle proprie opzioni.

Ne risulta che Egli deve sapere esattamente cio' di cui puo' disporre e cio' che lo riguarda direttamente:

6.5

5) Contatti diretti e costanti degli operatori sociali con le strutture erogatrici dei servizi per gli anziani:

Realizzare un'azione promozionale, una verifica delle carenze dei servizi e un attivo controllo riguardo le effettive esigenze degli utenti.

Si richiede anche agli operatori sociali il massimo impegno per debellare i pregiudizi che escludono di fatto molti ciechi anziani dalle Istituzioni comuni. E' questo il movente piu' frequente e piu' rilevante che causa lo sradicamento dei ciechi dal luogo di origine.

6.6

6) Disporre di un elenco completo e sempre aggiornato delle Istituzioni comuni, sul proprio territorio, corredato da esaurienti informazioni economiche, sanitarie ed assistenziali, sul servizio che viene erogato, nonche' delle Istituzioni speciali per ciechi anziani disponibili in campo nazionale.

6.7

7) Prevenzione anche prenatale delle malattie che possono portare alla cecita':

6.8

8) Pieno utilizzo ed uso corretto del residuo visivo disponibile. L'inabilita' di un anziano minorato della vista non e' sempre proporzionale alla riduzione visiva reale, specialmente se la perdita della vista e' avvenuta in eta' avanzata. Abbiamo un gran numero di persone che si comportano da ciechi e non lo sono del tutto. Esempio: anziani operati brillantemente di cataratta che si rassegnano alla cecita' perche' non riescono ad adattarsi alla correzione ottica.

Prestare attenzione ad una adeguata illuminazione sia diurna sia notturna dei locali ed all'utilizzo di lenti correttive accuratamente scelte, caso per caso, da oculisti attenti e competenti.

6.9

9) Alcune proposte esemplificative:

7. Rappresentanti UIC

La capillare rete periferica dei rappresentanti degli anziani a due livelli, vero punto di forza per efficienza ed incisivita' della nostra Associazione, caratterizza questo decennio delle concrete realizzazioni operative. Al riguardo, siamo confortati dal fatto che proprio per gli anziani l'UIC dispone attualmente del maggior numero di rappresentanti designati e precisamente all'11 luglio 1991 n. 16 regionali e n. 66 provinciali.

Giovera' preliminarmente chiarire che Essi hanno compiti consultivi e funzioni tecniche, tuttavia importantissime per la vitalita' degli Organi Associativi deliberanti che li hanno designati.

Cio' premesso, proponiamo le competenze e le modalita' operative rispettive secondo la seguente tabella riassuntiva (schema propositivo e non sclerotizzante la irripetibile individualita' delle singole situazioni personali):

8. Vademecum per l'operatore

  • 8.1 Nella Sezione UIC
  • 8.2 Al domicilio
  • 8.3 In famiglia
  • 8.4 Attivita' comunitarie
  • 8.5 Nelle Istituzioni
  • 8.6 All'Ospedale
  • 8.7 Impiego del tempo libero
  • 8.8 Il nostro Vangelo
  • Scelta Rapida