Numero 6 del 2002
Titolo: Il corvo
Autore: Redazionale
Articolo:
(da «Il mondo di Barbie»)
Che intenzioni ha quel corvo nero che segue sempre Marisa quando torna da scuola?
Quando arrivò finalmente davanti a casa, Marisa aveva il cuore in gola. Ed era senza fiato per la corsa fatta. Sul cancello del giardino l'aspettava la mamma che le corse incontro.
«Marisa! Che ti succede?» le chiese in tono preoccupato.
Vedendo la mamma, Marisa prese coraggio e si guardò alle spalle. Nulla. Il cielo era sgombro.
Marisa corse a rifugiarsi tra le braccia della mamma. «C'era un uccellaccio nero che mi seguiva» disse singhiozzando. «Quando sono uscita da scuola ho preso il sentiero di fianco allo stradone e mi sono accorta che c'era un grosso uccello nero che mi seguiva, girando in tondo sopra di me. Poi, a un tratto, è sceso veloce e mi ha quasi sfiorato il collo».
«Oh, via, che esagerazione!» la mamma la strinse forte. «Non c'è da avere paura. Sarà stato un corvo, un corvo curiosone».
Sarà, pensò Marisa, tirando su col naso, mentre entrava in casa. Ma a Firenze certe cose non succedevano e lei si sentiva più tranquilla in città.
Più tardi dalla finestra della sua cameretta contemplò la placida campagna toscana che si stendeva tutt'attorno alla sua villetta. E la bellezza del luogo la rincuorò. Sì, forse i suoi avevano avuto ragione a trasferirsi in quell'oasi di pace per sfuggire allo smog e allo stress. Bisognava solo ambientarsi un po' a vivere diversamente.
Per due giorni, la mamma venne a prenderla all'uscita di scuola con la vecchia Panda ansimante. Ma il terzo giorno Marisa decise che doveva imparare a sbrogliarsela da sola.
Quando squillò la campanella che segnalava la fine delle lezioni, le ragazze sciamarono vociando in cortile. Rosy, la sua compagna di banco la salutò, mentre saliva in bicicletta. «Ciao, Marisa, a domani».
«A domani» rispose Marisa e mentre guardava l'amica allontanarsi sulle due ruote, pensò che doveva chiedere anche lei una bicicletta. Doveva essere divertente pedalare su e giù per le strade di quei dolci pendii.
Attraversò lo stradone dove a rari intervalli passava la corriera che collegava i paesi vicini e si avviò per il viottolo che in posizione leggermente sopraelevata costeggiava lo stradone. Era bello camminare per quel sentiero e rimirare i fiori di stagione che spuntavano dai prati circostanti. Adesso c'erano le primule. Tante primule.
Aveva percorso una cinquantina di metri quando sentì in cielo uno strano verso. Alzò gli occhi e vide il grosso uccello nero che volteggiava sopra di lei.
«Oh, no, ancora tu!» esclamò esasperata, anche se meno impaurita dell'altra volta. Il corvo sembrò quasi averla sentita, perché, offeso, fuggì via verso una macchia d'alberi. Ma qualche secondo dopo spuntò di nuovo gracchiando. E venne a volare in circolo sopra di lei a non più di una decina di metri d'altezza.
Marisa sentì che le tornava la paura. Perché quella bestiaccia non la voleva lasciare in pace?
Quasi senza accorgersene cominciò ad accelerare il passo. Non voleva mettersi a correre, non voleva dare quella soddisfazione al corvaccio, fargli capire che lei aveva paura, ma le gambe filavano da sole. E anche se non osava guardare, sopra di sé continuava a sentire la presenza del corvo.
Ormai il panico stava prendendo il sopravvento, e quando giunse al solito bivio, Marisa non s'accorse di imboccare la parte sbagliata della biforcazione. Gli occhi le si riempirono di lacrime offuscandole la vista. «Vattene via, bestiaccia!» gridò. «Lasciami in pace».
Il terreno erboso, asciutto ed elastico si trasformò in umido e fangoso, ma Marisa non se ne accorse neanche. Come non s'accorse che aveva cominciato a correre. Fu così che andò a sbattere contro una recinzione finendo dentro un cortile. Udì un ringhio e un istante dopo vide dentro il recinto un cane lupo che si avvicinava.
Ma prima che potesse trovare la forza di uscire dal recinto una massa nera le volò davanti agli occhi e si precipitò sul cane beccandolo sulla testa.
Il cane, frastornato, si bloccò di colpo ringhiando e il corvo che l'aveva aggredito si sollevò di qualche metro, volandogli attorno in tondo come per fargli capire che lo teneva d'occhio.
Marisa indietreggiò stupefatta. Ma sì, quello era proprio il corvo che l'aveva seguita. Il suo corvo! E l'aveva difesa dal cane.
In quel momento capì come stavano veramente le cose. Il corvo non aveva mai avuto intenzione di farle del male. Voleva solo esserle amico e farle compagnia. Era per questo che la seguiva così da vicino.
«Che stupidina sono stata» si disse e si mise a ridere, mentre riprendeva la strada di casa, seguita a distanza dall'amico corvo che ogni tanto scendeva in picchiata per sfiorarla come se volesse farle una carezza.
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