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Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2012

Titolo: ITALIA- Le imprese e il Dialogo nel buio

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
A metà fra una provocazione e un'emozione, "Dialogo nel buio" è scelto dalle aziende come momento formativo delle risorse umane. Lo scorso anno sono state una decina le imprese che hanno invitato alcuni dei loro collaboratori a partecipare al percorso senza luce che riproduce diversi ambienti della quotidianità: una strada, la casa, l'ufficio, il sentiero di montagna, un ristorante. Nella versione business workshop, "Dialogo nel buio" è un'esperienza complessa che emoziona, che provoca, che fa riflettere. "Dialogo nel buio" - che è ospitato dall'Istituto dei ciechi di Milano, in via Vivaio n.7 - si sta consolidando come nuovo approccio per la formazione del management confermando la famosa osservazione del filosofo Martin Buber: "L'unico modo per imparare è attraverso l'incontro". Una delle aziende partecipanti al business workshop dell'anno scorso è stata Solvay, industria del comparto chimico. "Il nostro obiettivo era quello di rinsaldare il gruppo di lavoro" afferma Alberto Gullotta del Gruppo Solvay. "Dal punto di vista formativo volevamo lavorare sulle dinamiche di gruppo, sullo sviluppo delle capacità di relazionarsi". Una dozzina i partecipanti appartenenti all'area web, un'età compresa fra i 35 e i 50 anni. "All'inizio erano titubanti, poi sono stati entusiasti per aver potuto vivere un'emozione che è stata definita molto importante", prosegue Gullotta. Per quanto riguarda i risvolti personali, Gullotta precisa che "Dialogo nel buio ha permesso di scalfire la superficie dei rapporti, di entrare in una maggiore confidenzialità. In ciascun partecipante ha alimentato una certa introspezione". Importanti anche i risultati dal punto di vista dell'azienda. "La crescita sul piano personale di ciascuna persona ha avuto una ricaduta anche sull'azienda" dice Gullotta. "Trattandosi di manager abbiamo riscontrato una maggiore empatia nei confronti dei collaboratori, una rinnovata fiducia a fidarsi degli altri". Dialogo nel buio per Solvay non è stata una meteora: "L'esperienza è stata condotta all'interno di un percorso formativo più ampio. Visti i risultati c'è ragione di ritenere che sarà svolta di nuovo per la formazione di altre risorse umane", conclude Alberto Gullotta. Una riflessione sulla comunicazione è stato l'invito di Iveco, industria di veicoli del Gruppo Fiat, ai suoi dirigenti quando ha presentato il programma formativo che comprendeva anche il percorso senza luce. "Dialogo nel buio è certamente un'esperienza impattante e i risultati sul management hanno raggiunto le nostre aspettative" racconta Enrico Bovina di Iveco. "Durante la visita al buio, ti muovi ascoltando le parole della guida. Ciò ti rende consapevole dell'importanza di una comunicazione chiara e di un ascolto che deve essere veramente attento. Due comportamenti che devono essere presenti anche in un gruppo di lavoro". Fra le aziende che hanno scelto Dialogo nel buio anche il Gruppo bancario Intesa Sanpaolo. "È nelle corde del Gruppo offrire una formazione che oltre a toccare i temi manageriali, arricchisca ogni singolo partecipante introducendo dei valori", spiega Nicoletta Bernasconi, responsabile per la Formazione Manageriale del Gruppo Intesa Sanpaolo. Il Gruppo ha partecipato all'esperienza con oltre cinquanta persone. "È stato scelto Dialogo nel buio per una quarantina di responsabili di "Moneta", società del Gruppo Intesa Sanpaolo e la Cena al buio per una quindicina di persone della Divisione Banche Esterne. L'obiettivo aziendale era quello di far vivere un momento che completasse l'esperienza di apprendimento con qualcosa che emozionasse", sottolinea la Bernasconi. Un momento rafforzativo di quanto appreso durante le ore di lezione da parte dei dipendenti che è stato definito "indimenticabile". Buoni risultati sotto il profilo aziendale. "L'esperienza ha evidenziato una serie di importanti miglioramenti sul piano della formazione delle risorse umane. Per prima cosa è stata sottolineata l'importanza di avere presenti i punti di vista diversi nel momento in cui si valutano le situazioni. In seconda battuta ha aiutato a essere più flessibili, ad avere maggiore attenzione verso l'altro, ad aprire un tavolo di confronto fra diversi interlocutori perché ognuno può portare miglioramenti". Il Gruppo Intesa Sanpaolo intende fare di "Dialogo nel buio un format da inserire nella progettazione didattica", conclude Nicoletta Bernasconi. Il commissario straordinario dell'Istituto dei ciechi Rodolfo Masto crede molto in Dialogo nel buio che, precisa "va vissuto nella maniera giusta per apprezzarne tutte le potenzialità". Dialogo nel buio, infatti, "non è un modo per far provare ai vedenti cosa significa non vedere. Il vedente non deve imparare a fare il cieco", esordisce Franco Lisi, coordinatore di Dialogo nel buio. "Con Dialogo nel buio ogni partecipante lavora su se stesso, sulle sue reazioni di fronte a una situazione del tutto nuova, in cui si trova senza i suoi tradizionali riferimenti. Nel buio, nei primi istanti, ogni partecipante prova un rallentamento motorio, oltre che un senso di spaesamento. È un'esperienza che fa esplodere l'emotività. Devi fare i conti con te stesso". Dialogo nel buio a Milano ha avuto oltre mezzo milione di partecipanti nel corso dei cinque anni di attività. Nel mondo è presente in 21 Paesi: da quando il primo Dialogo nel buio fu aperto, 23 anni fa a Francoforte dal giornalista Andreas Heinecke, si contano sei milioni di visitatori. Un format replicato in tutti questi Paesi in maniera quasi del tutto identica sia per quanto riguarda l'uniformità del messaggio, sia per l'arredamento che riproduce diversi ambienti della vita quotidiana. Il nome "Dialogo nel buio" aiuta a capire la filosofia che vi è racchiusa. "È un dialogo prima di tutto con se stessi" considera Franco Lisi. "Poi diventa un dialogo fra altre persone che avviene attraverso i sensi diversi dalla vista". Dialogo nel buio mette in discussione stereotipi e pregiudizi, per questo rappresenta un ottimo alleato dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per far conoscere il mondo delle persone non vedenti. Dialogo nel buio si sta rivelando un ottimo strumento per la formazione manageriale perché si basa sul coinvolgimento diretto, come spiega Franco Lisi attraverso una metafora. "Quando sali da passeggero su di un'auto molto potente, provi emozioni, senti lo stacco, la partenza, l'accelerazione, ma è il pilota che guida. I partecipanti a Dialogo nel buio imparano a fare i piloti". Continua Lisi: "Il workshop ti chiama in prima persona, l'obiettivo è quello di metterti alla guida dei tuoi collaboratori e insieme a loro raggiungere gli obiettivi aziendali. Per questo tuo allenamento il trainer è la guida non vedente che ti informa, ti segue e ti aiuta a rileggere come hai gestito la tua emotività, le tue reazioni". "Le aziende che si rivolgono a noi hanno diversi obiettivi" continua Lisi. "Spesso i dipendenti arrivano avendo alle spalle situazioni di competizione negativa, di frustrazioni per cambiamenti. A volte fra le persone non c'è rispetto, non c'è spirito di squadra. Problematiche che le aziende hanno sempre affrontato, Dialogo nel buio è una nuova risorsa per cercare soluzioni". Non solo. "Oggi le aziende non cercano solo competenze, ma dai collaboratori desiderano anche un contributo emotivo. Un dipendente molto preparato deve saper creare anche un buon clima aziendale, entrare in empatia con i collaboratori. Al nostro business workshop le aziende chiedono di riattivare certe dinamiche emotive che possono essere spese anche nel rapporto fra colleghi". Fra i partecipanti non solo aziende, anche liberi professionisti, in particolare architetti e ingegneri. "Non puoi risolvere un problema con le stesse metodologie che lo hanno generato. Chi progetta case e città che vuole affrontare in maniera intelligente la questione delle barriere architettoniche sceglie di partecipare a Dialogo nel buio" spiega Lisi. "Ne rimangono favorevolmente impressionati perché Dialogo dà un'immagine realistica della cecità. È basato, infatti, su di un concetto di normalità, di una vita quotidiana fatta di lavoro, famiglia, vacanze, una pizza con gli amici". Dialogo nel buio e il business workshop rappresentano anche importanti occasioni di lavoro per le persone non vedenti. Dialogo nel buio è visitabile dal lunedì alla domenica e accoglie in media 200 visitatori al giorno, sono molte le scuole. Oltre al percorso, sono aperti al pubblico Cafènoir, un lunge bar dove si servono happy hour e il classico caffè, la Cena al buio e il Teatro al buio. "Sono macchine che richiedono uno sforzo organizzativo e logistico di cui ringraziamo l'Istituto dei ciechi di Milano che ospita dal 2005 Dialogo nel buio" dice Franco Lisi. "In questo momento sono una quarantina le persone non vedenti che accompagnano i visitatori". Nel corso degli anni di attività le guide sono state un centinaio. "Ci sono persone che scelgono di fare la guida come primo lavoro, altri come integrazione, altri ancora sono pensionati" spiega Franco Lisi. "Alcuni lavorano a tempo pieno, altri solo la sera, altri ancora nel week end". Guide che sono soprattutto mediatori. Per questo motivo nessuna improvvisazione. "Chi supera il colloquio di selezione, prima di cominciare il lavoro, frequenta un corso dove si insegna ad accogliere i visitatori e a gestire il gruppo di persone durante la visita". Un'attività impegnativa. "È una palestra per gli stessi non vedenti, che si mettono in gioco prima di tutto con se stessi perché si sentono pronti al confronto con i vedenti senza spirito di rivalsa". Un lavoro di grande responsabilità. "Durante la visita, che dura un'ora e un quarto, a ciascuna guida sono affidati 8-10 visitatori che, tutti insieme, all'inizio del percorso sono spaesati e impauriti. Il compito, delicatissimo, della guida è quello di mediare questo disagio e la paura del dolore fisico che il partecipante immagina di avvertire perché pensa di cadere, di andare a sbattere contro le pareti o gli oggetti". Ogni guida deve saper trasferire in modo efficace i messaggi di Dialogo nel buio. "La guida è, come dire, un rappresentante di categoria, non può trasferire la sua personale esperienza di non vedente". Le guide che lavorano nei workshop aziendali seguono un'ulteriore formazione. "La loro selezione segue severi criteri e alla loro preparazione di base si aggiunge un approfondimento. Cambiano, infatti, il linguaggio e la gestione del messaggio. Il loro lavoro inoltre deve essere condiviso con gli esperti della formazione aziendale". Franco Lisi conclude: "Dialogo nel buio ha talmente tanti risvolti, come abbiamo cercato di raccontare, che mi pare si possa parlare di servizio alla collettività".



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