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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2012

Titolo: IPOVEDENTI- Un segno per riconoscerci

Autore: Angelo Mombelli


Articolo:
Il problema esiste, ma è di difficile soluzione. Il dibattito è aperto all’interno della nostra Unione

Da parte di alcuni soci ipovedenti è stata recentemente proposta l'idea di mettere a punto un contrassegno che consenta alle persone ipovedenti di essere immediatamente identificate senza dover ogni volta giustificare, di fronte ai normovedenti, le proprie necessità od ogni eventuale anomalo comportamento nella deambulazione e nelle situazioni pubbliche. Il problema non è nuovo: le esperienze maturate in altri paesi hanno però avuto un esito deludente e hanno creato perplessità. Forse giova ricordare, a questo proposito, la storia dell'invenzione e della diffusione del bastone bianco, oggi universalmente riconosciuto, quale indiscusso simbolo delle persone non vedenti e loro ausilio, ma la cui nascita non fu certo scevra di polemiche o difficoltà. L'idea del bastone bianco fu lanciata, alla fine del 1930, dalla nobildonna parigina Guilly d'Herbemont. Le condizioni del traffico urbano di allora erano piuttosto caotiche, e la persona non vedente correva grossi rischi nella deambulazione: non esistevano le strisce pedonali, le auto non erano dotate di sistemi di illuminazione adeguati e non esisteva un codice della strada ben definito come l'attuale. L'unica autorità riconosciuta sulla strada era quella dei vigili urbani che erano dotati di un bastone bianco, utilizzato per dirigere il traffico negli incroci maggiormente congestionati. La proposta di dotare anche le persone cieche di tale strumento, di riconoscimento ma anche di sicurezza, venne accolta con favore dalla stampa locale, ma contrastata da numerose associazioni di categoria, le quali non volevano che la condizione del disabile fosse in tal modo stigmatizzata. Esistevano poi alcuni problemi di natura economica rispetto alla produzione e distribuzione del bastone, che furono però superati dal fatto che mademoiselle Guilly d'Herbemont ci mise del suo, finanziando l'operazione. 5.000 bastoni furono così distribuiti ai non vedenti parigini che iniziarono ad utilizzarli. Le polemiche, però, non si placarono: malauguratamente, poche settimane dopo l'introduzione dell'ausilio, un noto cieco di Parigi, pur dotato di bastone bianco, venne travolto e ucciso da un'autovettura. Il fatto destò numerose perplessità: il bastone bianco era realmente utile? E forse non dava troppa sicurezza alla persona non vedente mettendone a repentaglio l'incolumità? L'iniziativa, però, era troppo bella perché cadesse nel vuoto: il risultato lo conosciamo tutti. Oggi il bastone bianco è universalmente riconosciuto quale simbolo ed ausilio delle persone non vedenti. Ripetere un'esperienza analoga per gli ipovedenti sarebbe affascinante, ma i problemi a cui si andrebbe incontro sarebbero svariati e probabilmente ancor più ostici di quelli di allora: il primo problema riguarda i diretti interessati; sappiamo che solitamente gli ipovedenti tendono a nascondere la propria difficoltà utilizzando strategie e metodiche per apparire normovedenti, e di conseguenza, il loro obiettivo è proprio quello di confondersi nella massa, non di farsi notare. Un secondo problema, e non da poco, è quello del riconoscimento ufficiale del contrassegno: diffondere tra la popolazione il significato, per esempio, di un bastone che non sia bianco o di un altro simbolo che indichi la persona ipovedente, non è semplice. È emersa, ad esempio, l'idea di un bastone giallo, a mio parere piuttosto discutibile: se è pur vero che oggi diversi ipovedenti gravi utilizzano il bastone bianco dei ciechi, l'uso che ne fanno è tuttavia lo stesso di quello di un cieco assoluto; questo potrebbe dare luogo a perplessità da parte delle persone normodotate fino a far sembrare l'ipovedente un mistificatore, ovvero un falso cieco. Esiste un ulteriore problema: un bastone è sempre un intralcio per l'interessato, impegnandone una mano: sappiamo che, oggigiorno, con cellulare, iPod, borse e quant'altro le mani non sono mai abbastanza! Qualcuno ha quindi proposto l'idea di dotare gli ipovedenti di un bracciale di riconoscimento, al posto del bastone, ma anche questo tipo di iniziativa è osteggiata. Uno strumento di riconoscimento è tale per l'opinione pubblica solo allorquando un consistente numero di persone lo utilizza; se invece è una minoranza ad utilizzarlo, il problema ritorna quello iniziale. Ho esposto solo alcune ragioni che mi rendono perplesso rispetto all'intraprendere un'iniziativa da parte della nostra Direzione Nazionale su questo tema, tanto più che il tutto dovrebbe essere poi rivolto anche all'EBU, se non addirittura alla World Blind Union (l'Unione Mondiale dei Ciechi). Esiste poi l'eventualità che, considerata la situazione socio-economica attuale, iniziative del genere possano cadere nel vuoto. Comunque sia, il dibattito è aperto: attendiamo le reazioni dei nostri soci ipovedenti prima di tirare le somme e prendere una decisione nell'una o nell'altra direzione.



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