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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 9 del 2012

Titolo: PLURIMINORATI- Ipop: una ricerca di eccellenza

Autore: Luciano Paschetta


Articolo:
Dall'ottimismo della volontà di un gruppo di operatori Irifor di Ascoli è nato "Ipop": un nuovo protocollo riabilitativo per soggetti disabili visivi con pluriminorazione. Una ricerca di eccellenza della sede Irifor di Ascoli Piceno, in collaborazione con la seconda Università di medicina Ospedale Sant'Andrea de La Sapienza di Roma e con il contributo dell'Irifor sede centrale, dà nuova speranza alle famiglie che vedono i loro figli meno fortunati sorridere felici. Sono passati oltre dieci anni da quando un gruppo di giovani volontari dell'Irifor (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione voluto vent'anni fa dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), coordinati dall'ascolano Mirco Fava e sostenuti dai dirigenti della sede Irifor di Ascoli Piceno, hanno iniziato a "giocare" in piscina con bambini e giovani con gravi minorazioni aggiuntive oltre la minorazione visiva. Mirco, tra l'altro, è un "amico dell'acqua", istruttore di subacquea, oltre che di nuoto, sa che l'acqua facilita il movimento e allora rivolge la sua attenzione a quei bambini e a quei giovani meno fortunati che, per motivi diversi, hanno gravissimi ritardi motori. "Dal movimento nello spazio nasce nel bambino la consapevolezza del proprio schema corporeo, i suoi primi apprendimenti sono di tipo motorio prassico, da essi si sviluppano i processi cognitivi: migliorando le capacità motorie, di conseguenza, si incide positivamente sullo sviluppo cognitivo del bambino". Da qui e dal suo esuberante ottimismo, parte l'azione di Mirco e dei suoi volontari: dapprima si cerca soprattutto di "far star bene" i bambini che vengono accolti in piscina, ma via via attraverso osservazione ed ipotesi di lavoro successive si costruisce un vero e proprio percorso riabilitativo e, quattro anni fa, anche con il sostegno dell'Irifor, sede nazionale, istituto iscritto al registro nazionale degli enti di ricerca, si struttura il percorso formativo degli operatori e prende il via la sperimentazione scientifica del primo "protocollo riabilitativo di idrostimolazione polisensoriale psico-motoria (Ipop)". L'interesse e l'attenzione della scienza ufficiale, si concretizzano, con la guida della prof.ssa Maria Chiara Vulpiani ed il lavoro del dott. Luca Labianca del reparto di Chirurgia pediatrica dell'ospedale Sant’Andrea, seconda clinica dell'università La Sapienza di Roma, in una ricerca scientifica sul metodo messo a punto dal gruppo dell'Irifor di Ascoli. L'Ipop entra così nelle aule universitarie. È lì che a fine maggio, accompagnato da Mirco Fava, mi sono recato per incontrare gli autori della ricerca e per conoscere da vicino il metodo, al fine di valutarne i possibili sviluppi. Nel corso di una cortese chiacchierata il dott. Labianca, con l'entusiasmo di chi ha avuto modo di conoscere e verificare i risultati significativamente positivi di un metodo veramente innovativo, mi ha illustrato il suo lavoro e in che modo lui abbia potuto constatare i vantaggi e la validità di questo metodo riabilitativo, del quale egli si è occupato, in particolare, di mettere a punto le modalità di "misurazione dei risultati". Non è stato facile per me, profano di medicina, comprendere il modo e gli strumenti attraverso i quali, in soggetti così gravi, si fosse potuto misurare il miglioramento o meno prodotto dal trattamento. Una cosa, però, mi è stata chiara. "Nella tipologia di pazienti che sono stati trattati con l'Ipop, mi dice il dott. Labianca, si considera già un successo quando il risultato tra prima e dopo il trattamento riabilitativo, è uguale a zero, perché ciò significa che si è riusciti ad arrestare la progressione dello stato invalidante". "Orbene" continua il medico "la valutazione media dei risultati sui casi trattati con l'Ipop è pari a più 2,1. Un valore che ha stupito anche i nostri colleghi della clinica in occasione di una prima presentazione del nostro lavoro". Come trimestralmente fa il dott. Labianca, il giorno dopo sono andato all'impianto di Grottammare che, come ogni mercoledì, ospitava nelle sue piscine i bambini ed i giovani in trattamento. Qui, mentre Mirco e i volontari specializzati nel metodo, svolgevano il loro settimanale lavoro di riabilitatori in piscina, io, a bordo vasca, mi sono intrattenuto a chiacchierare con i genitori dei ragazzi e, quando possibile direttamente con loro. Il clima generale era sereno ed allegro (il mio accompagnatore mi dirà poi che in acqua ha visto solo volti sorridenti). Sul volto dei genitori vi era la serenità di chi ha trovato una risposta ai suoi bisogni e nelle loro parole l'entusiasmo nei confronti del trattamento al quale diversi di loro erano giunti dopo un lungo e frustrante "cammino della speranza" e molte illusioni finite in delusioni. "Mio figlio non vede l'ora di venire qui, aspetta questo appuntamento settimanale con gioia, quando ha cominciato in acqua non si muoveva, ora batte le gambe e a casa è più rilassato e tranquillo" mi dice la mamma di M., un ragazzone di 17 anni che "gioca" felice in piscina con la riabilitatrice. La mamma di I. una ragazza ventenne con tetra paresi spastica ed ipertonica mi riferisce: "Quando esce dall'acqua mia figlia è morbida e rilassata e il gestirla diventa più facile. Peccato che sia possibile venire solo una volta alla settimana". Negli occhi di L. 50 anni, in carrozzella da tre per una caduta sul lavoro che lo ha paralizzato dall'ombelico in giù, un sorriso di speranza mentre mi dice: "Da quando vengo qui (poco più di un anno) la massa muscolare dei glutei e delle gambe si è raddoppiata, adesso con le stampelle riesco a mantenere l'equilibrio quando faccio qualche passo, se continua così penso proprio che potrò riprendere a camminare aiutato dalle stampelle". Particolare l'incontro con i nonni di M., un bimbo di due anni e mezzo con paralisi celebrale, in trattamento da alcuni mesi. "Quando ha iniziato rimaneva solo immobile sul tappeto, mentre ora comincia a rotolarcisi sopra felice", anche sul loro volto mentre mi parlano la serenità di una nuova speranza, "Scusate" chiedo "ma come fate a dire che M. è contento ?" "M., dice il nonno, non parla, il suo sguardo è assente, non piange quasi mai, ma quando è triste si cruccia, mentre quando è felice sorride e quando viene qui sorride sempre". Il mio conversare e chiedere continua per oltre quattro ore, quando esco dal locale piscina, sono un po' frastornato da tanti racconti di situazioni veramente difficili, ma con nelle orecchie le risate dei ragazzi in piscina e le parole di speranza dei loro genitori ed in me la gioia di aver incontrato un gruppo di meravigliosi operatori specializzati che con il loro entusiasmo e la loro professionalità hanno la capacità di "donare" il sorriso ai ragazzi loro affidati e che rappresentano l'orgoglio della ricerca dell'Irifor. Non mi resta che complimentarmi con tutti loro e assicurare l'impegno della presidenza e della direzione dell'istituto per proseguire nella ricerca e per diffondere e consolidare l'Ipop: dalla ricerca Irifor è nato il metodo riabilitativo, nuovo ed innovativo, che ha visto ridare speranza a famiglie troppe volte deluse e che ho constatato essere capace di migliorare la qualità della loro vita e quella dei figli così come testimoniano i volti sorridenti di tutti quelli che ho incontrato.



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