Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

torna alla visualizzazione del numero 10 del Corriere dei Ciechi

Numero 10 del 2012

Titolo: SPORT- Londra 2012: un successo Paralimpico

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
Una svolta. Le Paralimpiadi di Londra hanno cambiato la storia del movimento paralimpico. I tempi erano maturi e Londra ha raccolto il frutto di anni e anni di impegno che ha trasformato i Giochi degli atleti disabili nell'Olimpiade delle abilità differenti. Per gli undici giorni di gare, i riflettori sono stati puntati sugli atleti: la disabilità non ha fatto ombra al gesto sportivo. Da Londra parte una nuova era. Lo ha detto anche Sebastian Coe, capo del Comitato organizzatore dei Giochi: "Gli inglesi guarderanno disabilità e sport in maniera diversa". E gli italiani? "Nel nostro Paese le prime cose che si tagliano sono il sociale e lo sport" ha commentato Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico. "Questo significa che non ci si crede poi così tanto. È facile quando si vince prendere gli onori, poi però viene meno la responsabilità politica di credere nello sport". Eppure l'interesse a fare sport c'è. È lo stesso Pancalli a rivelare di aver ricevuto centinaia di e-mail di persone interessate. Il presidente del Cip cita quella di un giovane disposto a trasferirsi da Napoli, città in cui vive, pur di poter coltivare il suo sogno che è quello di diventare un atleta. Un entusiasmo alimentato anche dalle 28 medaglie conquistate dalla squadra azzurra, un centinaio di atleti, la più numerosa di sempre. C'è pure un certo tifo verso lo sport paralimpico. Un sondaggio di una rete televisiva inglese ha rivelato che il 60% dei suoi spettatori desiderano continuare a seguire durante tutto l'anno certe discipline, come lo spettacolare basket in carrozzina, o il singolo atleta venuto alla ribalta alle Paralimpiadi. Oltre mille gli atleti non vedenti che a Londra hanno gareggiato nel nuoto, nell'atletica, nel canottaggio, nel lancio del peso e del disco, nella vela, nel ciclismo, nello judo, nel sollevamento pesi, e in discipline dedicate come il goalball. L'atleta non vedente che ha vinto più gare è la nuotatrice Oxana Savchenko, 21 anni, con i suoi cinque ori al collo. L'atleta non vedente più medagliato è invece Yang Bozun, 26 anni, anche lui nuotatore. Soprannominato Little Phelps, il cinese ha vinto sei medaglie. Il bielorusso Ihar Boki, 18 anni, nella categoria ipovedenti, ha vinto cinque ori e un argento. E dal nuoto arriva anche una stella della squadra italiana: Cecilia Camellini che a soli 20 anni è una delle più forti nuotatrici non vedenti. Una conferma dopo il successo del suo esordio a Pechino nel 2008. Da Londra Cecilia porta a casa 2 ori nei 50m e nei 100m stile libero e due bronzi nei 100m dorso e nei 400 stile libero. "È un sogno diventato realtà" dice Cecilia. "Io e i miei allenatori, Alessandro Cocchi e Riccardo Vernole abbiamo lavorato tanto per raggiungere questo obiettivo. Sono davvero soddisfatta. È un periodo davvero indimenticabile". E c'è da crederci perché Cecilia è pure innamorata. Durante gli allenamenti ha conosciuto Francesco Bettella, 23 anni, nuotatore paralimpico per una polineuropatia assonale che lo fa muovere in carrozzina. Anche Francesco era a Londra per rappresentare la nazionale, ma la sua non è stata una Paralimpiade fortunata. Sui Giochi e sulla loro forza di veicolare messaggi, Cecilia dice: "Penso ci siano ancora dei pregiudizi sulla disabilità anche tra gli stessi disabili: fa paura pensare che se sei cieco o disabile puoi comunque fare le cose che fanno gli altri". Ad aspettarla a casa a Formigine ci sarà un cane guida. "Mi auguro di sentirmi più autonoma. Devo ancora provare, ma sento che mi troverò bene". Cecilia è una ventenne attiva, piena di obiettivi, ricca di aspettative. A ottobre inizierà a frequentare l'università di Bologna dove si è iscritta al corso di laurea in psicologia. "La cosa più difficile dell'università sono i libri di testo, me li devo fotocopiare pagina per pagina e poi leggerli con un programma speciale. Sull'accessibilità dei libri di testo c'è ancora tanto da fare". Tanto studio, ma Cecilia non starà lontana dall'acqua: "Non posso. Quando sto solo tre giorni senza nuotare impazzisco e faccio impazzire chi mi sta attorno", confida. Quando lo sport ti entra dentro è difficile domarlo. Accade anche ad Assunta Legnante. Protagonista assoluta delle Paralimpiadi di Londra. Sin dal suo ingresso all'Olympic Stadium. Era la sua prima gara, il lancio del disco, e ha sfoggiato una mascherina per gli occhi con disegnato lo sguardo di Diabolik, l'eroe dei fumetti. Le sue foto hanno fatto il giro del mondo, facendo conoscere la sua storia. Assunta Legnante, 34 anni, di Frattamaggiore (Napoli), è oggi la campionessa paralimpica di lancio del peso con la distanza di 16.74, record del mondo. Ed è l'attuale detentrice del record italiano indoor normodotati: 19,20 metri. La sua brillante carriera fra le fila dei normodotati, infatti, si ferma nel 2009 quando il glaucoma congenito la rende cieca. Il richiamo dello sport è più forte e Assunta qualche mese fa accetta un invito. "Hanno fatto tutto FIDAL e CIP, complice la vicinanza dei rispettivi uffici di Roma, che mi hanno proposto di provare. Così nel giro di qualche settimana, tesseramento e lanci al buio con cui sono riuscita a qualificarmi per Londra". Che effetto fa a chi, solo quattro anni fa era a Pechino alle Olimpiadi, essere una campionessa paralimpica? "Sto vivendo grandi emozioni. Diverse rispetto a prima. Anche se io rimango quella di sempre". Le Paralimpiadi di Londra sono state sulla bocca di tutti. Il pubblico, al di là delle storie umane, ha pure cominciato a interessarsi degli aspetti tecnici. Le gare dei non vedenti hanno incuriosito per via della partecipazione mista: ciechi e ipovedenti. La gara femminile dei 1500m ha suscitato molta eco. Ai blocchi di partenza anche l'italiana Annalisa Minetti con la guida Andrea Giocondi. La coppia azzurra è arrivata terza, al primo e al secondo posto le ipovedenti: la russa Elena Pautova e la spagnola Elena Congost, che gareggiavano senza guida con un'azione di corsa decisamente più fluida. Capita che ci siano competizioni fra atleti con disabilità di entità diversa, appartenenti a categorie diverse. Una scelta dettata spesso dal numero di iscritti che non permette di far svolgere una gara in ogni categoria, così vengono fatti gli accorpamenti. Che non piacciono nemmeno a Luca Pancalli: "Gare così fanno perdere credibilità al movimento" ha detto in occasione della finale dei 1500m. "I criteri sono migliorabili e le classificazioni devono essere aggiornate di continuo. Il concetto paralimpico deve essere quello di gare in cui gli atleti gareggiano con pari opportunità". La coppia azzurra ha dimostrato spirito sportivo e non si è lamentata, ha, invece, festeggiato la conquista dell'obiettivo. Annalisa Minetti sino a queste Paralimpiadi di Londra era famosa come cantante - professione che fa tuttora - e non ha mai nascosto di essere affetta da retinite pigmentosa. Sin dal 1997, quando diede la notizia in occasione della sua partecipazione al concorso di Miss Italia. Convinta che lo sport e la musica siano fondamentali, la Minetti dopo Londra si augura che "questo possa essere un anno zero per lo sport, da queste Olimpiadi e da queste Paralimpiadi dobbiamo ripartire tutti: atleti, giornalisti, tifosi. Io ci credo, dedicando la vittoria a mio figlio Fabio, dedico questo record e questa medaglia a tutti i bambini che saranno il nostro futuro: nulla è impossibile, ragazzi". Per un esordio come quello della Minetti, una conferma da due veterani dello sport: i fratelli Ivano e Luca Pizzi, 38 anni e 34 anni. I fratelli abruzzesi, due colossi di due metri, hanno vinto la medaglia d'oro nel tandem - Luca fa da pilota a Ivano - su strada e quella d'argento nella gara a cronometro 24km. Un risultato che corona una lunga carriera. "Abbiamo fatto enormi sacrifici e fatiche tutto l'anno. Battere il cronometro è sempre difficile. Conosci a memoria le tue azioni, le ripassi in continuazione. Ma sei in ansia perché, in quei pochi minuti in cui tutto è in ballo, nulla deve andare storto", dice Ivano. I fratelli Pizzi sono stati campioni di ciclismo normodotati, poi Ivano, appena diciottenne, ha un primo grave incidente in allenamento: coma e distacco della retina in un occhio. Comincia il suo calvario, con un primo intervento chirurgico. Si ristabilisce e riprende a gareggiare. A vent'anni un nuovo incidente in allenamento: un pesante aggravamento delle condizioni della vista con il distacco di entrambe le retine. Una nuova lenta riabilitazione, Ivano non è cieco, ma smette di andare in bici. Va a vivere in Thailandia per due anni, seguendo un amore, Prani, che poi è diventata sua moglie. È lì che Ivano inforca di nuovo le due ruote, per portare in giro e fare compagnia in allenamento a un amico professionista andato ad allenarsi in Thailandia da lui. Ivano, a trentadue anni, torna in Italia per l'aggravarsi della sua vista sempre più vicina a diventare cieca e ritrova il fratello Luca che nel frattempo è diventato un esperto pilota di tandem per via delle passeggiate con il suocero non vedente. Luca e Ivano provano il tandem che diverrà la loro sfida. Due fratelli su un tandem, sembra tutto naturale. "Caratterialmente siamo diversi" racconta Ivano. "Sono sempre stato un corridore individuale, ed è stato difficile imparare a coordinarmi con Luca, a eseguire le sue direttive. Ma se guardo indietro rifarei tutto. Anche se è costato molto". Anche in termini economici. Fare sport costa. Anche per questo, per ripagare - è proprio il caso di dire - l'impegno, il Comitato Italiano paralimpico per queste Paralimpiadi ha premiato con 75mila euro la medaglia d'oro, con 40mila euro quella d'argento e con 25mila quella di bronzo. Sponsor? "Per il momento tutto è a nostre spese" dicono i fratelli Pizzi, "se si esclude qualche rimborso spese. In Abruzzo, dove viviamo, ci sono importanti aziende, come Honda e come il pastificio Delverde. Chissà...". Il grande pubblico c'è. Quasi tre milioni i biglietti venduti, e quasi tre miliardi si stimano gli spettatori da casa. Mai prima d'ora, i Giochi hanno ricevuto una copertura mediatica così estesa. Anche in Italia sono andate in onda migliaia di ore di trasmissioni tv con paratleti come speaker e testimonial. I social network hanno fatto da cassa di risonanza. La carta stampata ha dedicato pagine intere all'evento, raccontando non solo le vicende dei grandi campioni, come Oscar Pistorius e Alex Zanardi. Un evento come la Paralimpiade, al pari dell'Olimpiade, trasforma i talenti sportivi in celebrità. Adesso tocca proprio a questi atleti, diventati famosi, essere il volano per continuare a diffondere, soprattutto fra i giovani, i valori e lo spirito dello sport e spingere i confini sempre più lontano per approdare, fra quattro anni, a Rio de Janeiro, dove si svolgerà la prossima edizione dei Giochi. Londra 2012, senza dubbio, ha segnato il punto di non ritorno.



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida