Numero 1 del 2015
Titolo: ITALIA- Nostalgia e passione
Autore: Emiliano Angelelli
Articolo:
Storia e funzione sociale della radio
Era il 6 ottobre del 1924 quando, in una sala in Via Maria Cristina, a Roma, nelle vicinanze di Piazza del Popolo, andò in onda la prima trasmissione radio, a cura dell'Unione Radiofonica Italiana. Una trasmissione di un'ora e mezza composta da un concerto di Haydin, un bollettino meteorologico, la borsa e le notizie del giorno, che fu il battesimo di un mezzo che lentamente, nel corso degli anni, sarebbe entrato in tutte le case degli italiani, e che tuttora, circa 90 anni dopo, ancora è vivo e vegeto nonostante i cambiamenti storici e le evoluzioni tecnologiche.
"Da allora, la radio è diventata grande" scrive l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nel comunicato di presentazione del convegno "Storia e funzione sociale della radio" tenutosi a Roma il 4 dicembre scorso. "La radio vive oggi un periodo di rinnovata giovinezza e continua a essere, tra i mezzi di comunicazione, uno dei più amati. Amato ancora di più dai ciechi e dagli ipovedenti, che hanno adottato la radio come il mezzo per eccellenza, perfettamente accessibile in autonomia, senza bisogno di intermediari o attrezzature specifiche supplementari".
È in queste poche righe la spiegazione del perché un convegno di questo genere messo in piedi dall'Unione. Ed ecco anche il perché della nutrita partecipazione di ciechi e ipovedenti all'iniziativa, assiepati per tutto il giorno nella platea dell'Auditorium dell'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, pronti a riconoscere e ad ascoltare alcune tra le voci più rappresentative delle radio pubbliche e private.
"La radio per noi non vedenti è qualcosa di più di uno strumento di comunicazione. La radio è stato amore, qualcosa che ci si portava pure a letto" dice Mario Barbuto, presidente dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. "Io ancora oggi mi addormento ascoltando la radio e mi sveglio con essa".
E cosa è cambiato con le nuove tecnologie? Con l'ingresso massivo del web nella vita delle persone? "Sono nate nuove esperienze di radio veicolate anche attraverso il web" continua il presidente Barbuto "che non costano nulla e permettono rinnovate forme di ascolto". Quindi una radio ulteriormente rafforzata nelle sue capacità di diffusione dalle potenzialità della rete e dal fatto che ormai la maggior parte di ciechi e ipovedenti utilizza il computer e lo smartphone per comunicare e informarsi quotidianamente. Tuttavia l'amore per questo piccolo strumento a transistor rimane, e lo dimostra l'interesse dei presenti per tutti quegli aspetti storici toccati dai vari professori ed esperti che hanno preso parola nel corso della mattinata.
La funzione sociale della radio nella ricostruzione di un tessuto nazionale nel secondo dopoguerra è evidente attraverso la canzone, ma anche il cabaret, la letteratura, il teatro e il cinema. La radio, per citare le parole di Franco Monteleone, docente di storia e critica della radio e della televisione all'università di Roma Tre, è senza ombra di dubbio il mezzo per antonomasia del Ventesimo secolo, perché a livello sociale svolge un ruolo che nessun altro mezzo di comunicazione è riuscito a compiere, grazie alla sua immediatezza, alla sua facilità di arrivare alle orecchie della gente in qualsiasi luogo e alla sua minore capacità di alienazione nei confronti degli ascoltatori, i quali possono rimanere in ascolto mentre compiono altri gesti della vita quotidiana. Proprio qui sta la grandezza della radio: diventare la colonna sonora di ciascuno, entrare nelle case delle persone e lasciare spazio all'immaginazione di chi ascolta.
Un aspetto ancora più tangibile per ciechi e ipovedenti che questa capacità di immaginazione la devono mettere in moto, volenti o nolenti, ogni giorno. Un fatto che rende decisamente la radio lo strumento per eccellenza per chi ha una disabilità visiva perché certe voci storiche, ad esempio di Radio Rai, diventano nel corso degli anni voci amiche, ancora più amiche forse per chi è abituato a impiegare l'udito più di un normodotato per supplire al proprio deficit. Voci amiche come quella di Umberto Broccoli, autore televisivo e conduttore radiofonico intervenuto al convegno nel corso del pomeriggio, e già vincitore del Premio Braille. Premio Braille ricordato da Salvatore Romano, componente della Direzione Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che ha parlato di lui come la persona "che ha permesso agli ascoltatori di vedere attraverso le sue parole".
E proprio le parole di Broccoli, una delle voci più note intervenute al convegno, hanno trovato il consenso della platea. "Quando penso alla grandezza della radio mi viene in mente il Gran Varietà di Johnny Dorelli" dice Broccoli "il più grande bluff della storia delle emittenti. Era tutto finto, tutto montato in studio per farlo sembrare in diretta dall'Auditorium di Via Asiago, in tempi in cui montare le varie parti non era facile come lo è oggi grazie alla tecnologia digitale. Le interviste, gli ospiti, i monologhi, le orchestre, gli applausi: era tutto registrato a parte e separatamente. Il copione era tutto scritto a tavolino, ma alla fine l'effetto era veramente di essere in diretta. Ed è proprio questo il motivo per cui alcuni format radiofonici che hanno fatto la storia di questo mezzo non sarebbero stati possibili e non avrebbero mai funzionato in televisione. La radio aveva, e ha tuttora, delle modalità proprie che la rendono unica".
"Inoltre la radio è un mezzo di comunicazione veloce" dice Edoardo Buffoni, capo redattore di Radio Capital "un mezzo che riesce ad arrivare sul posto con grande facilità. La televisione ha bisogno di mandare una troupe, di montare un servizio, mentre la radio arriva con una telefonata, magari attraverso un semplice elenco telefonico dal quale si chiama nel bar del paese, dove è avvenuto un accadimento, per avere una testimonianza. La radio, da questo punto di vista, ha una maggiore flessibilità di comunicazione. Inoltre chi ci lavora risente meno delle pressioni, dell'ansia dell'auditel o degli ascolti a tutti i costi".
D'altronde un grande regista come Woody Allen, abituato a lavorare con le immagini attraverso i suoi film, aveva esaltato il ruolo della radio definendolo "il media più discreto che esiste, mai invadente, mai ingombrante". E proprio in tema di cinema è intervenuta Baba Richerme, inviata speciale di Radio Rai: "Ho passato la vita a far vedere tramite le orecchie, rendendo vive le immagini agli ascoltatori. Un episodio curioso della mia carriera rende perfettamente il senso di quello che sto dicendo. Un giorno ho incontrato una persona in treno che mi ha fermato dopo avermi sentita parlare al telefono e mi ha detto: "Finalmente la conosco! Io mi faccio la barba tutti i giorni con la sua voce". Questa è la perfetta dimostrazione di come la radio scandisca le giornate delle persone".
E non solo. "Di fronte alla radio siamo tutti uguali" dice Luisa Bartolucci, componente della Direzione Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. "In questo senso la radio azzera le differenze, anche se forse noi non vedenti la ascoltiamo più assiduamente e siamo portati a interagire maggiormente. Del resto la radio è diventato uno strumento in cui l'interazione è fondamentale. Tramite gli sms, whatsapp, le mail e i social network si può comunicare con chi conduce esprimendo la propria opinione o facendo domande".
"Una cosa che mi ha colpito molto di questo convegno" aggiunge Bartolucci, "è la grande passione con cui queste persone svolgono il proprio lavoro. Ma va anche detto che gli ospiti che abbiamo selezionato per intervenire al convegno non sono stati scelti a caso: da una parte ne conoscevamo le doti professionali, dall'altra le doti umane; e molti di loro, infatti, lavorano per il Centro del Libro Parlato. Sono le voci dei nostri libri".
La radio può svolgere ancora un ruolo importante nel rappresentare le istanze del sociale, molto più della televisione; la radio riesce infatti a indurre alla riflessione e all'approfondimento, due aspetti fondamentali e troppo spesso trascurati dai mezzi di comunicazione.