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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2015

Titolo: STORIE- C'è luce in cucina

Autore: Michele Novaga


Articolo:
Una cuoca non vedente prepara piatti da chef stellata nel ricordo del papà
La passione di Lucia Esposito è cucinare. Da quando si è sposata ed ha finalmente avuto una cucina a sua disposizione, ha messo in pratica gli insegnamenti del padre Vincenzo dilettandosi a preparare tantissimi piatti. E le sue ricette ha deciso anche di filmarle e di metterle su youtube raccogliendo migliaia di visualizzazioni nel suo canale chiamato "ceLuceincucina". Un nome scelto non a caso dato che Lucia è non vedente...
Che sia una donna superattiva lo si intuisce dalla difficoltà che si incontra nel riuscire ad intervistarla: Lucia una volta è in piscina, un'altra deve andare a prendere a scuola il figlio Cristian di 7 anni. Un'altra ancora è uscita a fare la spesa. Nata a Portici, 34 anni, è figlia di una coppia di non vedenti. "Sono stata gli occhi dei miei genitori - racconta - e gli ho fatto da accompagnatrice fino a quando ho potuto". A 21 anni però i problemi alla retina, che qualche anno prima si era distaccata ma che i medici erano riusciti a recuperare, riprendono. "Pensavo che quel distacco in adolescenza fosse recuperabile e che non sarei diventata anch'io non vedente. Ma poi così non è stato e in poche ore ho perso l'occhio destro e, dopo qualche mese, anche il sinistro".
Un fatto ereditario?
Non credo, non ho la retinite. Ero solo miope. La fragilità della mia retina nelle vie periferiche era dovuta a questo. Forse era congenita ma non mi è stato mai confermato. Mia madre e mio padre, infatti, sono diventati non vedenti per due cause diverse: mia madre a 12 anni a causa di una meningite e mio padre a 43 anni per una serie di distacchi. Forse ho ereditato qualcosa da lui.

Come è stato il primo impatto con la nuova realtà?
Ho vissuto male il primo periodo ma per i risultati che vediamo oggi da fuori si potrebbe pensare che sia stato tutto facile. Non è così ovviamente e anche se avevo vissuto con i miei genitori non vedenti, sapevo come si muovessero i non vedenti e quale fosse la loro filosofia di vita. Ma fino a quando non ti tocca direttamente...
Il primo impatto avevo repulsione per tutto, non volevo uscire. Amavo l'estetica, amavo truccarmi, disegnare. Amavo la pittura. L'anno prima, nel 2000, mi ero diplomata al liceo psicopedagogico e volevo cercare lavoro nell'ambito sociale e stavo pensando a cosa fare esattamente nella mia vita. Non ho avuto però il tempo di pensare a quello che volevo.

Però i tuoi famigliari e soprattutto tuo padre ti hanno spronato a continuare
Papà, che purtroppo è mancato lo scorso anno, ha fatto sempre ristorazione, ha lavorato in rinomate pasticcerie anche se non è mai riuscito ad avviare una sua attività. E sapeva cucinare tutto. A 43 anni, con la perdita della vista, ha dovuto ripiegare su un lavoro di centralinista alle poste. Lui è stato il mio grande esempio: mi ha preso per i capelli e mi ha fatto capire che la vita continua e non ti puoi fermare e che devi accettare la realtà. Ed io non mi sono persa d'animo, ho dato ascolto a lui e forse anche a quella voce interna che mi faceva vedere sempre il lato positivo della medaglia e che mi diceva di andare avanti.
Ho conseguito un diploma di operatore telefonico addetto alle pubbliche relazioni dopo aver seguito un corso dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e mi sono iscritta all'albo dei centralinisti. Ma purtroppo a causa del poco lavoro non sono riuscita a collocarmi sul mercato lavorativo. Solo qualche prova giusto per provare l'ebbrezza di rispondere al centralino e di avere contatto col pubblico che è una cosa che mi piace molto.

E poi hai cominciato a dedicarti alla tua grande passione tra i fornelli...
Avevo sempre avuto questa passione e da vedente aiutavo papà e lui mi trasferiva i suoi segreti, le sue ricette e io mi cimentavo tra pentole e fornelli. Una volta sposata e con una cucina mia ho potuto sperimentare sempre, però, chiamandolo al telefono per chiedergli consigli.
Poi hai aperto un canale di cucina su youtube filmando le tue ricette
Il canale di cucina diciamo che è venuto per gioco: per l'esigenza di avere un posticino tutto mio, una finestra sul mondo per far vedere agli altri che io ci sono, che posso fare delle cose senza per forza l'ausilio di qualcuno.

Però ora le tue ricette vanno anche sul portale web Radio Siani. Come è nata questa collaborazione?
Sono una socia attiva dell'Unione e mi occupo di molte iniziative e tra queste le cene al buio. Avevo chiesto a quelli di Radio Siani una mano per promuoverle dato che volevamo raggiungere anche un pubblico di giovani per sensibilizzarli. E da lì è nata questa cosa delle ricette video.

Come fa un non vedente a cucinare e a farlo bene?
Un non vedente riesce a cucinare così come riesce a camminare per strada, come riesce ad accudire un figlio, come riesce ad imparare il braille. Ci vuole volontà soprattutto per chi non nasce non vedente e che lo diventa all'improvviso. Non vedente non si diventa con gli occhi. Lo devi diventare anche di testa.

Ma in cucina ci sono operazioni complicate come per esempio separare il tuorlo dall'albume di un uovo...
È vero ma in questo caso basta munirsi di un colino a maglie strette e rompere l'uovo delicatamente: l'albume passerà dalle maglie lasciando nel colino il tuorlo. E poi lo posso sempre verificare coi polpastrelli.

Cosa ti viene meglio?
Carne o pesce non importa. Cucino i piatti della tradizione napoletana, ma anche di quella italiana. Ma mi butto anche sui dolci. Diciamo che sono più forte su quelli fatti di punto in bianco. Come il babà.

Vorresti far diventare questa passione anche un lavoro?
Magari, se ci fossero le finanze aprirei un locale, un ristorante e darei pure lavoro a tante persone.

Hai mai pensato di partecipare ad un talent?
Per il momento no, però se ci fosse l'occasione... non direi di no. Non ho fatto nessuna scuola e mi piacerebbe formarmi da uno chef importante. Ho l'umiltà di imparare. Quello che faccio lo faccio perché mi butto e perché me lo hanno insegnato. Non mi voglio però precludere nulla, fin quando c'è la forza di volontà...

Come pensi sarà il tuo futuro?
Molti mi dicono di sperare nella ricerca e nella tecnologia rassicurandomi che un domani potrebbe essere scoperto un sistema che mi restituisca la vista. La speranza è l'ultima a morire ma non puoi essere non vedente con la speranza di vederci. Io mi ritengo un cieco sano, un portatore sano di cecità. Sono cieca e me ne vanto, una condizione che mi piace perché grazie agli altri sensi riesco a percepire anche lo stato d'animo. Qualcuno mi dice che ho dei superpoteri. Boh, magari ce li ho ma ce li abbiamo tutti e si tirano fuori al momento opportuno. Non ho scoperto l'acqua calda, credo che sia così da sempre: l'uomo fa di necessità virtù.

In attesa di gustarla di persona vi forniamo la ricetta fedele della pastiera di Lucia che - come dice lei - ha fatto il giro di Napoli e Quartieri

Per fare la pastafrolla mettete 750 gr di farina, 300 gr di zucchero semolato, 3 uova, 1 bustina di vanillina, un po' di sale, 250 grammi di strutto (la frolla viene più fragrante) in una terrina e cominciate ad amalgamarli. Capovolgete poi l'impasto e con le mani e con energia lavoratelo fino a far sparire tutti i granellini di zucchero. Poi fatelo riposare mezz'ora in frigo.
Per fare la crema invece fate cuocere mezzo chilo di grano, mezzo litro di latte, 60 grammi di burro e un pizzico di sale, aggiungendo la scorza di un'arancia solo durante la bollitura. Aggiungere poi il succo di due arance spremute, due fialette di acqua millefiori e una bustina di vanillina e mescolate per assemblare l'impasto.
Nel frattempo unite mezzo chilo di zucchero semolato meglio se extrafine, e mezzo chilo di ricotta di pecora e sbatteteli con una frusta per qualche minuto. Poi prendete otto uova e separate il tuorlo dall'albume. Usate 8 tuorli e montateli con un cucchiaio di zucchero semolato e 5 albumi e montateli a neve con un pizzico di sale.
Mescolate la ricotta coi rossi d'uovo, aggiungete la crema di grano e poi i bianchi d'uovo a neve e infine 150 grammi di canditi.
A questo punto tirate fuori la frolla dal frigo per stenderla. Una parte mettetela nello stampo (di 28 cm di diametro alto 4 cm, antiaderente) coprendo bene i bordi e con l'altra fate delle striscioline orizzontali. Riempite lo stampo con la crema e in cima ponete le striscioline.
Infornate a 220 gradi senza ventola per un'ora e trenta.
Una volta cotta, prima di presentarla, spolveratela con un po' di zucchero a velo.



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