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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 5 del 2017

Titolo: SPORT- Il tennis per noi

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
L'abilità sta nell'ascoltare la palla e riconoscerne direzione e velocità. La nuova sfida sportiva si chiama tennis per non vedenti e finalmente si sta diffondendo anche in Italia. La Lega Nazionale Tennis UISP, qualche settimana fa, ha riconosciuto ai maestri Stefano Zambelli e Francesco Mori, il titolo di istruttori ufficiali della disciplina. Il tennis per ciechi in molti Paesi è già una realtà consolidata. Quest'anno, a luglio, a Londra, si terrà il primo torneo internazionale a cui parteciperanno oltre una decina di squadre provenienti da altrettante nazioni. In Italia la diffusione della disciplina è all'inizio e ora l'iniziativa della Lega Nazionale Tennis della Uisp può far accelerare la conoscenza di questo sport che nasce in Giappone nel 1984. "Il tennis per ciechi è stato creato da Miyoshi Takei. Io sono stato in Giappone nel 2011 e ho seguito un corso che si è tenuto a Tokyo per un paio di settimane" racconta Stefano Zambelli, maestro federale di tennis, specializzato anche nel tennis paralimpico". "Miyoshi era nato cieco e per poter giocare a baseball con i suoi fratelli, insieme agli insegnati di scuola, costruì una pallina di gomma piuma con dentro un sonaglio. Lui sentiva il suono ed era come se vedesse la palla e la poteva colpire. Miyoshi capì che questa pallina poteva servire anche per giocare a tennis e così si impegnò per sviluppare il tennis per ciechi. Nasceva una nuova attività sportiva, il Blind Tennis. Cominciò a far conoscere la disciplina ad altri non vedenti e grazie ai contributi di tutti riuscì ad affinare le regole, le caratteristiche del campo, della pallina, delle racchette. È proprio in Giappone che si tiene il 1° Torneo di Tennis Nazionale per non vedenti". La disciplina supera i confini del Paese d'origine e approda negli Stati Uniti e nel 2009 arriva anche in Europa. Gran Bretagna, Spagna, Germania e Francia sono le nazioni che aprono subito le porte al tennis per non vedenti e oggi possono contare su molti atleti di buon livello. "In Italia siamo all'inizio" aggiunge Zambelli. "Quando sono tornato dal Giappone, nel 2012, ho avuto i miei primi due allievi. Sono stati Maurizio Moriotti e la moglie Silvia Cibin che con passione ed entusiasmo hanno deciso di essere fra i primi a provare la disciplina. Con loro abbiamo fatto alcune dimostrazioni in centri sportivi e abbiamo cominciato a ricevere richieste di informazioni. In questo momento sono diventati genitori da pochi mesi e ovviamente il loro tempo, anche quello libero, è dedicato al figlio. Tuttavia sono determinati a ritornare in campo appena possibile". Zambelli, 62 anni di Cortina d'Ampezzo, come abbiamo detto, insegna tennis ai normodotati e ha scoperto il tennis per ciechi mentre cercava una ulteriore specializzazione nel suo lavoro. "Era un periodo in cui navigavo in internet alla ricerca di un corso di aggiornamento per poter aggiungere un'altra attività a quella di maestro di tennis d'estate e di maestro di sci durate la stagione invernale. Mi sono imbattuto nei video di Miyoshi Takei, un atleta non vedente che giocava a tennis. Consiglio, a chi può, di andare a vedere i video del gioco del tennis per ciechi: rimarrete stupiti notando la naturalezza e la bravura. Io quando vidi Miyoshi Takei ne rimasi affascinato e ho preso subito contatto con la sua scuola in Giappone e da lì ho cominciato a studiare e ho avuto la possibilità di andare a Tokyo per seguire un loro corso". Per Stefano, maestro di tennis da molti anni, non è stato difficile insegnare ai non vedenti. "Il gesto tecnico è lo stesso, cambia il modo d'insegnarlo. Anche ai nuovi istruttori che provano a giocare con gli occhi bendati". Se il gesto tecnico è lo stesso, attrezzatura, campo e regole sono state adattate per superare la disabilità visiva.
È Francesco Mori, 43 anni, di Livorno, l'altro istruttore certificato dalla Lega Nazionale Tennis UISP, nonché maestro nazionale Federazione Italiana Tennis specializzato, anche lui, nel tennis paralimpico, a illustrare gli aspetti tecnici. A partire dalla pallina. "La pallina è più grande rispetto a quelle tradizionali: 9 cm anziché 4,5-5 cm di diametro. E ha un cuore sonoro. Dentro infatti ci sono dei sonagli speciali che danno un suono soft proprio per non snaturare la natura del tennis. La pallina sonora impone che la lezione e la partita siano giocate in silenzio, proprio per permettere ai giocatori di sentire il leggero suono". Una pallina, però, poco accessibile. "Stiamo cercando di trovare una ditta che realizzi queste palline poiché al momento sono in vendita solo quelle giapponesi utilizzate dalla Japan Blind Tennis Federation che costano quasi 10 euro l'una, una spesa impossibile da sostenere considerando che un istruttore ha bisogno di almeno 50/60 palle". Il campo, le racchette. "Le misure del campo per un non vedente si differenziano rispetto al campo per un normovisivo attraverso la lunghezza, larghezza e altezza della rete che cambiano in base al tipo di classificazioni B1 (Totale assenza di percezione della luce in entrambi gli occhi), B2 (Residuo visivo non superiore a 2/60 e/o campo visivo minore di 5 gradi), B3 (Acuità visiva da 2/60 a 6/60 o campo visivo da 5 a meno di 20 gradi). In generale possiamo dire che per i non vedenti il campo è più piccolo rispetto a chi è ipovedente. La rete è alta 80 cm, quindi un po' più bassa rispetto al solito. A terra il campo è segnato da profili in rilievo così che il giocatore possa riconoscere al tatto del piede le diverse parti del campo. Si tratta di un leggero rilievo che il tennista ha imparato a riconoscere con l'esplorazione del campo di cui dicevo prima. Si usano solo le racchette junior che hanno il manico più corto e il piatto di corde più largo".
Francesco spiega come avvengono le prime lezioni. "È importante che il non vedente conosca esattamente il campo, ricevendo informazioni dettagliate delle misure e degli elementi che compongono lo spazio a sua disposizione. In assenza del canale visivo, il soggetto avrà bisogno di ricevere informazioni in maniera molto chiara e di accertarsi attraverso l'esplorazione tattile di tutto quello che lo circonda. Con l'esplorazione tattile, infatti, l'allievo riconoscerà gli oggetti in campo (rete, linee, palline, paletti, ecc.) e quelli che circondano il campo (sedie, tavoli, panchine). In questa fase il Maestro specializzato avrà il compito di "accompagnare" l'allievo nel suo percorso di scoperta. Attraverso queste conoscenze prenderà consapevolezza e questo gli darà modo di valorizzare ogni esercizio acquistando padronanza e fluidità nei movimenti".
Il gioco del tennis richiede coordinazione di molti movimenti. "Nel tennis per ciechi dovremmo lavorare sulla coordinazione tenendo conto della relazione tra la percezione uditiva e il conseguente movimento. La coordinazione udito-braccia-gambe è la chiave. Per facilitare l'apprendimento eseguiremo esercizi offrendo un indizio sonoro e successivamente tattile" spiega sempre Francesco. "Sappiamo che lo sviluppo della motricità è molto legato agli stimoli che si ricevono sin dalla nascita. La coordinazione motoria, la tonicità muscolare, la rigidezza nei movimenti, la postura corporale devono ricevere un'adeguata stimolazione sin dai primi mesi di vita per poter poi assicurare una migliore qualità di vita e accedere in maniera veloce allo svolgimento di attività sportive, anche complesse. Quindi i maestri di tennis per ciechi devono partire da qui, dall'abilità di coordinazione che passa dalla funzione percettiva in particolare in questo caso attraverso l'udito e il tatto". Il tennis per ciechi può essere giocato in singolare maschile, femminile, doppio maschile, femminile o misto. La coppia del doppio nel caso della classe B1 è costituita da un non vedente e un normovisivo.
È Stefano Zambelli a spiegare il regolamento del gioco in campo. Prima cosa da sapere: non è ammesso il gioco al volo, la cosiddetta volée. "La partita inizia nel modo seguente, prima di effettuare la battuta" dice Zambelli, "il giocatore al servizio dovrà dire ad alta voce "Pronto?" e l'altro che riceve dovrà dire "Sì". Il battitore ancora una volta dovrà dire "Gioco" e il ricevitore risponderà con "Sì". Il battitore avrà 5 secondi di tempo per effettuare il servizio". Una volta lanciata la pallina deve rimbalzare in campo. "Per la categoria B1, non vedenti, sono ammessi tre rimbalzi, per la categoria B2, due rimbalzi, per la categoria B3 un solo rimbalzo. Il tennista ascolta il suono della pallina e già dopo poche lezioni riconosce benissimo la direzione e la velocità della palla e la rilancia nel campo avversario".
Stefano Zambelli ha in programma un nuovo ciclo di incontri informativi. "Ai primi di giugno a Selva di Pusteria faremo una giornata dedicata al tennis per ciechi, per avere informazioni potete scrivermi alla email: zambelli.meso@gmail.com. Ringrazio il presidente dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per questa intervista perché ci aiuta a far conoscere questo sport. Stiamo girando l'Italia per incontrare i gruppi sportivi dei non vedenti e degli ipovedenti e fare con loro delle prove. È sufficiente avere a disposizione una palestra, un campo da volley o da basket al chiuso. L'attrezzatura come racchette, palline e la rete, la portiamo noi. Quando incontriamo gli sportivi riscontriamo grande entusiasmo. Da parte mia posso dire che le persone non vedenti apprendono molto in fretta questo gioco e si divertono moltissimo. Nel mondo, il movimento conta centinaia di atleti di buon livello come si potrà osservare al Torneo internazionale di Londra del prossimo mese di luglio. Il mio sogno è quello di poter dare avvio al primo campionato italiano di tennis per ciechi, già il prossimo anno".



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