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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2019

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- Volersi bene ad ogni età

Autore: Daniele Venturini


Articolo:
Giornata delle Famiglie (Trento)
Il 7 ottobre 2018 si è tenuto in località Candriai, pittoresca località immersa nella natura trentina, una giornata dedicata alle famiglie.
Tale giornata, sentita sempre più dalle famiglie come un fedele appuntamento annuale, è stata anche quest'anno occasione per riflettere su alcuni importanti temi vissuti durante il corso dell'anno e gettare possibili nuovi sguardi verso "l'anno che verrà" come diceva la famosa canzone di Lucio Dalla.
La giornata ha visto la partecipazione di 20 genitori e 16 ragazzi in età tra i 13 e 19 anni e 8 bambini di età inferiore agli anni 12.
La giornata è stata condotta con lavori di gruppo nel mattino e pomeriggio (per genitori e per i ragazzi) da due psicologi e una psicologa del progetto "Stessa strada per crescere insieme" ed un facilitatore di gruppo.
I bambini più piccoli (sotto i 12 anni) erano invece impegnati in attività di gioco unitamente alla presenza di volontari, educatori e personale UICI negli spazi naturali esterni.
Il tema della giornata era "Volersi bene ad ogni età e al di là dei possibili limiti".
Tale tema è stato preliminarmente definito all'incontro attraverso un questionario trasmesso durante l'estate alle famiglie socie di UICI Trento.
I gruppi condotti dagli esperti psicologi e dal facilitatore erano costituiti da soli genitori o da soli figli. I ragazzi partecipanti al gruppo, maschi e femmine, potevano avere delle difficoltà visive. In tale gruppo era prevista anche la presenza di fratelli.
I due gruppi, genitori e figli, hanno partecipato ad attività distinte nel corso della mattinata e del pomeriggio.
Il gruppo genitori infine, alla conclusione della giornata ha incontrato il gruppo dei figli che ha riportato ai genitori quanto emerso nel loro gruppo durante le attività.
Nel lavoro di gruppo dei genitori si è creato un assetto di gruppo circolare in cui è stato dato uno spazio iniziale alla presentazione di ciascuno attraverso una modalità ludica che ha previsto uno scambio di ruoli con conseguente presentazione incrociata.
La psicologa ha introdotto il tema del "Volersi bene" attraverso una breve premessa teorica come la Piramide dei bisogni di Maslow in cui, dando voce ai partecipanti, si è cercato di costruire insieme una gerarchia dei bisogni fondamentali provando a focalizzare insieme in quale livello si posizionano i bisogni di autostima e di autorealizzazione.
Attraverso un brainstorming che ha lanciato la domanda del "cosa vuol dire volersi bene?" si è cercato di focalizzare il senso e i rispettivi significati in merito a ciò provando a concentrare l'attenzione sull'importanza del voler bene innanzitutto a se stessi.
Ciò ha introdotto il tema della fatica e delle difficoltà dei genitori a poter pensare a se stessi stante gli impegni importanti che la disabilità dei propri figli rappresenta nell'esistenza di ciascuna famiglia coinvolta dal deficit visivo.
Tale spunto ha innescato uno scambio di esperienze in cui, a turno, ogni partecipante ha dato voce al proprio vissuto più o meno faticoso.
Attenzione, ascolto e partecipazione hanno caratterizzato tale confronto, facilitato dalla psicologa che ha cercato di creare nessi, guardare alle risorse e far riflettere su quanto la possibilità di raccontarsi a se stessi (consapevolezza) e agli altri sia già un notevole passo rispetto il valorizzarsi sia come genitori, che come partner e persone in generale.
Nella seconda parte della giornata i partecipanti, divisi in sottogruppi, hanno creato dei cartelloni in cui hanno raccontato ed espresso il senso del volersi bene attraverso immagini, colori, parole e materiali vari. Si è dunque configurato uno spazio per giocare, immaginare e creare attraverso la fantasia e i propri talenti più profondi, dimenticandosi quasi per qualche istante dei limiti e delle difficoltà e riconnettendosi a quel mondo infantile e creativo che, a volte, può rappresentare il canale privilegiato per entrare in relazione con i propri figli.
Nel gruppo allargato ciascun sottogruppo si è raccontato rispetto all'esperienza appena vissuta riportando la piacevolezza dello sperimentare momenti di confronto e riflessione nonostante la fatica che a volte ciò può comportare.
Nel gruppo dei ragazzi in parallelo a quello dei genitori si è fatto dapprima un brainstorming di gruppo sul significato "mi piace" come legittimazione a riconoscersi in quanto ci si sente gratificati e sul significato "vorrei essere" quale aspirazione da raggiungere nel divenire della personalità di una ragazza e di un ragazzo.
Sono emersi pertanto una aspirazione a legittimarsi nei bisogni ludico-sportivo (es. il calcio, basket, danza, ginnastica, ecc.), artistici (es. suonare musica, cantare, fare teatro), del tempo libero (es. camminare in montagna, giochi da tavolo, andare in vacanza, leggere, cucinare), concettuali (es. studiare materie scientifiche), sociali (es. stare con gli amici, conoscere nuovi ragazzi).
Sul versante invece del "voler essere" sono emersi desideri che traggono origine proprio dal riconoscersi nei bisogni e attività che già i ragazzi oggi sentono e praticano. Ecco quindi l'aspirazione a voler diventare da adulti un musicista, cuoco, ricercatore, studioso, segretario, ed anche insegnante o fare una professione di aiuto verso le persone.
Successivamente al brainstorming con i ragazzi si sono poste alcune riflessioni sul fatto che anche i genitori possano avere dei loro desideri personali sul "vorrei essere" e sul "mi piace". Se sul “voler essere” i ragazzi si sono confrontati sul fatto che i propri genitori vorrebbero essere ciò che già sono, come già nel loro ruolo di genitori, sul "mi piace" hanno invece fatto emergere all'interno del gruppo come anche i propri genitori potrebbero avere dei personali bisogni come quello per esempio di fare sport, andare a teatro, stare con gli amici, avere cioè anche loro un tempo dedicato per se stessi oltre a quello per i figli; in questo modo i figli stessi potranno trarne una gratificazione sia nel vedere un maggior sollievo nei genitori sia nel sentirsi investiti ancor più di fiducia per il loro percorso di autonomia.
I ragazzi hanno riflettuto poi sul fatto che per fare ciò che piace e ciò che gratifica occorre avere del congruo tempo e sapersi fermare a pensare per fare scelte con consapevolezza.
Alla conclusione della giornata i ragazzi hanno quindi incontrato il gruppo genitori portando il messaggio (attraverso immagini di cartellone e parole) che per l'anno 2019 si impegneranno nel "dare tempo al tempo": tempo per ascoltare i desideri di loro stessi, dare un tempo ai genitori per donarsi del tempo quale atto di amore anche verso se stessi, un tempo per riflettere tutti assieme cercando di ascoltarsi reciprocamente senza correre il rischio di perdersi nel ritmo frenetico delle giornate spesso investite da tante attività che si avvicendano quasi in maniera vorticosa.
Questo è un modo per volersi bene, voler bene, e al di là di qualsiasi possibile limite!



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