Numero 7 del 2019
Titolo: L'inserimento lavorativo dei disabili visivi
Autore: Redazionale
Articolo:
Un successo il convegno organizzato da Uici Piemonte con istituzioni, università, aziende e associazioni
Circa 3.000 posti di lavoro per disabili vacanti nella sola provincia di Torino, a fronte di 36.000 iscritti al collocamento. Con le debite proporzioni, la situazione è pressoché identica nel resto del Piemonte, ma le aziende faticano ad assumere, spesso a causa di stereotipi o pregiudizi, e il lavoro da compiere in termini culturali e di sensibilizzazione è ancora tanto.
È quanto emerso in occasione del convegno dedicato all'inserimento lavorativo dei disabili visivi, organizzato dall'Uici (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) del Piemonte nella prestigiosa cornice di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale. La mattinata ha avuto il merito di riunire personalità provenienti da ambiti diversi: al dibattito hanno preso parte i rappresentanti di istituzioni, università, agenzie, imprese e associazioni. «Tutti i relatori, ciascuno dal suo punto di vista - dice il presidente di Uici Piemonte, Adriano Gilberti, che ha aperto i lavori del convegno - hanno lanciato un messaggio chiaro ovvero che non è più il tempo delle logiche assistenzialiste. Le persone disabili non sono costi aziendali «a perdere». Al contrario, se messi nelle giuste condizioni, possono diventare risorse preziose, come tanti inserimenti di successo dimostrano, sia in ambito pubblico che privato. Le tecnologie per l'inclusione ci sono, ma servono fiducia e impegno da parte di tutti. Le professioni «storiche» (quella del centralinista e del fisioterapista) hanno ancora valore, ma oggi più che mai bisogna esplorare strade alternative e puntare su una formazione di qualità. Ai disabili visivi le potenzialità e le possibilità non mancano».
Dopo i saluti del presidente Gilberti, a fare gli «onori di casa» è stato il presidente del Consiglio Regionale Nino Boeti, che ha portato i saluti dell'intera assemblea. Durante la mattinata è intervenuta anche l'assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, la quale ha sottolineato l'impegno della Regione per trovare alternative alle professioni di una volta, ampiamente soppiantate dalla tecnologia, sottolineando «l'importanza di riorganizzare servizi di inserimento delle persone disabili, partendo dalle potenzialità dei singoli da un'attenta analisi dei fabbisogni delle aziende per dare risposta alle migliaia di persone iscritte nelle liste speciali. Perché ciò avvenga occorre che tutti gli attori in campo siedano attorno a un tavolo e propongano soluzioni concrete in grado di ricostruire un modello che va ripensato».
La consigliera regionale Valentina Caputo ha ricordato l'impegno per una legge regionale che favorisca l'accessibilità in diversi ambiti, a cominciare dal lavoro (proprio in questi giorni è calendarizzata la discussione in aula) e ha ribadito l'importanza delle associazioni nel loro ruolo di «ponte» tra cittadini e istituzioni.
A livello normativo, «l'Italia avrebbe ottime leggi, guardate con interesse anche a livello europeo. Il problema è che in molti casi i testi rimangono lettera morta». Questo il pensiero dell'avvocato Marco Pronello, persona non vedente iscritta all'Uici, esperto in diritto e disabilità, uno tra i primi relatori a prendere la parola durante il convegno. Il riferimento è, in particolare, alla legge 68-1999, una sorta di pietra miliare nel percorso di integrazione. «Superando le vecchie «gabbie occupazionali», il testo ha introdotto il principio del collocamento mirato».
L'inserimento lavorativo non è più visto semplicemente come un obbligo da parte delle aziende. Per la prima volta, viene riconosciuto il diritto della persona disabile a costruirsi, con libertà, una carriera professionale, in base alle sue risorse e alle sue inclinazioni (quindi anche al di fuori dei lavori «tradizionali» del centralinista e fisioterapista). Una conquista preziosa, «ma spesso ancora poco compresa e poco sfruttata. La legge 68-1999 avrà davvero dato i suoi frutti quando le persone con disabilità visiva occuperanno posizioni dirigenziali all'interno della pubblica amministrazione. E magari qualcuno sarà ai vertici di una grande azienda».
Per un buon inserimento lavorativo servono, prima di tutto, basi solide. Bisogna investire sulla formazione. Fondamentale, quindi, il coinvolgimento delle università. L'ateneo torinese, in particolare, si è distinto per alcuni progetti inclusivi: «da tempo lavoriamo sull'accessibilità dei contenuti, sulla formazione di studenti e docenti, anche attraverso l'adozione di specifiche linee guida, e sulla creazione di percorsi che seguano i giovani anche dopo la laurea» ha sottolineato la professoressa Marisa Pavone, delegata del rettore per la disabilità. Particolarmente interessante l'esperienza maturata all'interno del dipartimento di matematica, dove, lavorando su software e altre tecnologie per l'inclusione, si sono raggiunti eccellenti risultati, consentendo anche a persone con disabilità visiva di accedere a testi contenenti formule, grafici e tabelle. Tutto questo - come ha raccontato la professoressa Anna Capietto, docente di matematica - rende più accessibili le discipline scientifiche (che fino a pochi anni fa parevano precluse alle persone con disabilità visiva), ma ha anche sviluppi molto interessanti sul piano occupazionale. Da qualche tempo questo prezioso lavoro ha trovato una «casa», un luogo fisico in cui esprimersi: è il laboratorio «Sergio Polin», che si trova all'interno del dipartimento di matematica e che opera per favorire il coinvolgimento degli studenti disabili.
La seconda parte della mattinata è stata dedicata alle esperienze di persone con disabilità visiva che hanno sperimentato percorsi innovativi e che grazie a questi hanno potuto inserirsi con successo in aziende pubbliche e private. Oggi esistono realtà che facilitano questo processo virtuoso. È il caso di Abile Job, società che lavora per far incontrare le risorse dei lavoratori disabili con le richieste delle aziende. «La sfida è proprio questa: mettere le aziende nella condizione di superare diffidenza e dubbi, dettati quasi sempre dalla scarsa conoscenza o consapevolezza delle necessità delle persone disabili e degli strumenti a loro disposizione» - ha spiegato l'amministratore delegato Renzo Marcato. «Superando i preconcetti da una parte e le vecchie logiche assistenzialiste dall'altra, cerchiamo di partire dalle richieste aziendali e proporre profili coerenti. E i casi di successo non mancano». Tra i tanti, sono stati illustrati alcuni inserimenti di persone cieche e ipovedenti in grandi aziende come Unicredit e Reale Mutua Assicurazioni o in organismi pubblici come l'Agenzia delle Entrate. Storie diverse, accomunate però da alcune caratteristiche: una grande forza di volontà e un costante impegno da parte delle persone disabili, un atteggiamento di ascolto e disponibilità da parte delle aziende, l'uso sistematico della tecnologia come possibilità di integrazione.
I lavori sono stati moderati dal presidente di Uici Torino, l'avvocato Franco Lepore.