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Il Progresso

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Numero 6 del 2019

Titolo: Attualità- Noi ragazzi la pensiamo diversamente

Autore: a cura di Concita De Gregorio


Articolo:
(da «Invece Concita» su «Repubblica.it» del 10 marzo 2019)
Grazie a Dima Spagnolo, insegnante, Vicenza
Ricevo da Dima Spagnolo, insegnante di sostegno nella 2a C della scuola media di Novale Valdagno (Vicenza), il testo che i suoi alunni hanno scritto in seguito alla Giornata della Memoria. Seguiti anche dalla professoressa Anna Lunardi i ragazzi hanno riportato ai nostri giorni - alla loro quotidiana esperienza concreta - ciò che hanno imparato a scuola sui campi di sterminio. Le loro parole sono semplici, ci parlano del mondo attorno a noi, nel presente che stiamo vivendo e del loro futuro. Hanno intitolato il lavoro di classe: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te». Scrivono, a un certo punto: «Noi ragazzi la pensiamo diversamente». È interessante ascoltare come la pensano, diversamente da chi. Ecco il tema.
«Vittime, violenza, crudeltà, morte, paura, pericolo, urla, orrore... Serve davvero studiare la storia se non impariamo dagli errori commessi in passato? Crediamo davvero a ciò che ci viene raccontato riferito a quello che sta capitando sotto i nostri occhi? Migliaia di persone, uomini, donne e bambini, ogni giorno muoiono tentando di cercare una vita migliore, intere famiglie vengono distrutte giorno dopo giorno. Questo fatto ci ricorda qualcosa? La Shoah».
«Un tempo erano costretti a viaggi infernali stipati nei treni in condizioni disumane, ora navigano su gommoni non adatti per intraprendere un viaggio così terribile. Un tempo erano condannati a finire nel fumo, adesso dispersi nell'acqua. Le poche persone che riescono a portare a compimento il viaggio vengono smistate nei centri di accoglienza, non più nei campi di concentramento. Una volta tatuavano dei numeri indelebili in sostituzione del loro nome, ora portano dei lividi che rimarranno impressi sia sulla pelle che nella loro anima».
«Ci sono persone che sono consapevoli di quello che sta accadendo, ma si rifiutano di aiutare, tappandosi occhi, orecchie e bocca. Pensiamo davvero di riuscire a risolvere tutto questo continuando a rimanere in silenzio? Stiamo ricadendo sugli errori commessi in passato. C'è una domanda alla quale non ci siamo ancora dati una risposta: quante giornate della memoria si celebreranno in futuro? Sono talmente tanti i naufragi a cui assistiamo che potrebbe esserci un momento in cui li ricorderemo».
«Molti pensano che aiutare queste persone non sia dovere del nostro Paese, ma noi ragazzi la pensiamo diversamente. Sosteniamo che non sia giusto lasciare morire migliaia di persone annegate in mezzo al mare, certo sarebbe giusto coinvolgere gli altri Paesi dell'Ue, ma nel frattempo non possiamo rimanere a guardare. Perché se non ci aiutiamo fra Stati dovremmo tenere questo nome? Unione significa collaborare facendosi forza a vicenda. Noi vorremmo poter fare qualcosa».



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