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Il Progresso

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Numero 22 del 2019

Titolo: Attualità- La vita troppo piena che ci svuota la memoria

Autore: Aldo Balestra


Articolo:
(da «Diritto & Rovescio» su «Ilmattino.it» del 7 novembre 2019)
Pensiamo di avere in mente quel che ci serve, sempre e comunque. Di essere in grado di dominare impegni, scadenze, adempimenti di ogni tipo. E certo, abbiamo di tutto e di più ad aiutarci. La tecnologia è un supporto fantastico, se non si scarica la batteria. Ma abbiamo il cavetto, per la ricarica. E se non c'è corrente elettrica, diamine c'è pur sempre la power bank. Abbiamo una vita sempre più piena, chini sui nostri smartphone tanto da infliggerci nuovi problemi di postura, pronti a rispondere ad ogni messaggio, qualsiasi cosa stiamo facendo, magari disponibili in ogni dove al cazzeggio quotidiano sui social o a spiare dal buco della Rete. Forse ci siamo «riempiti», davvero. La nostra mente è carica di troppe cose, troppi dati, ammassati lì, contribuiscono ad arrugginire la nostra stessa mente e a determinare buchi insidiosi, in grado di provocare danni gravi, assai.
Chissà perché, pensieri di tal tipo tornano nel giorno in cui diventa legge l'obbligo di avere a bordo delle nostre auto seggiolini anti-abbandono, per impedire che bambini fino a 4 anni possano essere dimenticati, fino alla morte, da genitori sempre più trafelati, distratti o cinici. Un apposito dispositivo di allarme per prevenire l'abbandono avviserà automaticamente, e si rinnoverà ad ogni utilizzo, senza ulteriori azioni da parte del conducente.
Troppi bimbi sono morti dimenticati, sotto il sole cocente o al freddo, nelle automobili. Negli Usa la media è di 37 all'anno: nel 55% dei casi il genitore era sicuro di aver lasciato il bambino al nido, all'asilo, alla baby sitter. Il 28% dei bimbi s'è invece introdotto da solo in auto ed è rimasto intrappolato, infine il 17% dei genitori di bimbi morti in auto ha lasciato il figlio intenzionalmente nella vettura, dimenticando in seguito che era lì: una telefonata, un incontro, un impegno improvviso ha resettato la mente, ha come svuotato di botto una memoria troppo piena.
Chi ha un minimo di ponderatezza non ha dubbi: stupido pensare «a me non capiterà», perché potrebbe drammaticamente capitare proprio a chiunque, a chi dimentica ogni giorno cose ben più insignificanti, e continuamente. Osserva Massimo Agnoletti, psicologo: «La situazione drammatica risulta molto spesso dalla combinazione di più fattori: stanchezza, mancanza di sonno, piccole variazioni nella routine quotidiana». Facciamo molte cose, troppe, cerchiamo una perfezione ad incastro che non c'è e, in fondo, non può esserci. E se ben vengano nuovi dispositivi in grado di aiutarci a non dimenticare, magari proviamo ad immaginare o almeno a sperare che nella «prossima» vita (che è già questa) si possano alleggerire di un po' le nostre menti affastellate, ridurre quantità e qualità delle cose da fare, operare una «sanificazione», sì una selezione. Dando importanza a ciò che conta. Sono poche cose, in fondo, e secondo gli schemi di sempre: volti, voci, persone in carne ed ossa, sentimenti. Realtà. Ecco, provarci non sarebbe male.



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