Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

torna alla visualizzazione del numero 12 del Corriere dei Ciechi

Numero 12 del 2019

Titolo: RUBRICHE- Occhio alla ricerca

Autore: a cura di Andrea Cusumano


Articolo:
Una nuova realtà per la cura della AMD essudativa: approvato negli USA un nuovo anti-VEGF più duraturo

I pazienti affetti da degenerazione maculare legata all'età (AMD, dall'inglese Age-related Macular Degeneration) di tipo essudativo presentano una crescita anomala di vasi sanguigni sotto la macula, la parte più centrale della retina. I vasi sanguigni di nuova formazione sono immaturi, eccessivamente permeabili e fragili e da ciò ne conseguono essudazione di siero e/o micro-emorragie sotto la zona foveale e perifoveale, con alterazione anatomica e funzionale della retina e conseguente danno ai fotorecettori (coni e bastoncelli).
Nella fase iniziale della patologia, i pazienti affetti da AMD essudativa accusano sintomi quali visione distorta e/o offuscata. Se non s'interviene prontamente, la malattia avanza danneggiando in modo irreversibile i fotorecettori presenti nell'area maculare, fino alla grave compromissione o alla perdita totale della visione centrale. La perdita della capacità di vedere in modo nitido e dettagliato ha ripercussioni molto gravi sui pazienti che, non potendo più leggere, guidare e spesso neanche riconoscere i volti delle persone, perdono molta della loro autonomia e autosufficienza.
Diagnosi rapida e trattamento tempestivo sono gli elementi essenziali per cercare di ripristinare un'anatomia retinica normale e recuperare la funzionalità visiva. Da diversi anni il trattamento d'elezione per contrastare la AMD essudativa consiste nell'iniettare della cavità vitreale un farmaco anti-VEGF, ossia un farmaco che inibisce l'azione del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF, dall'inglese Vascular Endothelial Growth Factor), il principale responsabile della formazione di nuovi vasi sanguigni patologici al di sotto della retina.
Nell'ultimo decennio l'industria farmaceutica ha prodotto diversi principi attivi in grado di contrastare l'azione del VEGF, tuttavia la durata dell'effetto del trattamento è rimasta sempre limitata a qualche settimana anche per i farmaci "on label": quattro nel caso di ranimizumab (nome commerciale Lucentis) e otto per aflibercept (nome commerciale Eylea), considerato dai più, fino ad oggi, il farmaco d'elezione per contrastare gli effetti patologici della AMD essudativa.
La ricerca di principi attivi nuovi e con sempre maggiore efficacia e durata terapeutica nel tempo ha portato alla creazione di brolucizumab (RTH258), prodotto dalla Novartis. Brolucizumab è un farmaco progettato specificamente per la terapia intravitreale della AMD essudativa e consiste in un frammento di anticorpo monoclonale umanizzato a singola catena con dimensioni (26 kDa) molto più ridotte rispetto a quelle di ranibizumab e aflibercept e con elevatissima affinità verso tutte le isoforme di VEGF-A. Le piccole dimensioni del farmaco consentono di ottenere, per ogni somministrazione, una concentrazione di principio attivo maggiore, una penetrazione tissutale più elevata e una clearence dal torrente circolatorio più veloce, riducendo così il rischio di effetti collaterali sistemici.
Brolucizumab è stato testato in due studi clinici di fase III, HAWK e HARRIER, mirati a verificare la non inferiorità del nuovo farmaco rispetto ad aflibercept; si tratta di studi prospettici multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, della durata di 96 settimane e con più di 1800 pazienti in oltre 400 siti in tutto il mondo.
Gli studi HAWK e HARRIER hanno testato nei pazienti con AMD essudativa la sicurezza e l'efficacia del trattamento con brolucizumab, nella dose di 6 mg e in quella di 3 mg (solo lo studio HAWK), rispetto al trattamento con aflibercept nella dose di 2 mg.
La sperimentazione ha dimostrato che nell'arco di 12 mesi a partire dall'inizio della sperimentazione brolucizumab induce, rispetto al trattamento con aflibercept, i seguenti risultati: 1) una maggiore riduzione del fluido retinico, indicatore chiave dello stato della malattia, misurabile grazie allo spessore retinico (CST, Central Subfield Thickness), 2) una più ampia variazione mediana della migliore acuità visiva corretta (BCVA, Best Corrected Visual Acuity), con un guadagno di almeno 5 lettere nel 30% dei partecipanti allo studio, e 3) una più grande percentuale di pazienti con retina più asciutta. Solo un numero minore di pazienti ha presentato fluido intraretinico (IRF, Intra-Retinal Fluid) e/o fluido sotto-retinico (SRF, Sub-Retinal Fluid). Inoltre, le piccole dimensioni della molecola, e quindi la migliore penetrazione del principio attivo nel tessuto retinico, hanno incrementato la durata dell'efficacia del trattamento fino a 12 settimane rispetto alle 8 settimane raggiunte dal trattamento con aflibercept: il 56% dei pazienti dello studio HAWK e il 51% dei pazienti dello studio HARRIER hanno mantenuto il trattamento ogni 3 mesi, la parte restante invece ogni 2 mesi.
Brolucizumab ha dimostrato un profilo di sicurezza ed efficacia globale simile o superiore a quello di aflibercept e risulta controindicato solo nei pazienti con infezioni oculari o perioculari, infiammazioni intraoculari attive o nota ipersensibilità a brolucizumab o a qualsiasi eccipiente contenuto nella preparazione farmacologica. Le reazioni di ipersensibilità al farmaco possono manifestarsi in forma di rush, prurito, orticaria, eritema o infiammazione intraoculare. Gli eventi avversi più comuni (presentatisi in oltre il 5% dei pazienti) sono stati offuscamento della vista, cataratta, emorragia congiuntivale, corpi mobili vitreali e dolore oculare.
Brolucizumab ha raggiunto gli endpoints primari e secondari della sperimentazione di fase III e ha pertanto ottenuto nell'ottobre scorso l'autorizzazione alla commercializzazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) degli USA. L'approvazione di Brolucizumab da parte della FDA rappresenta un importante passo in avanti nella terapia contro la AMD essudativa, che va sempre più incontro alle necessità di una popolazione di pazienti in costante aumento e allo stesso tempo alle esigenze di un sistema sanitario sempre più appesantito dalle richieste di cura. Il farmaco è ora in attesa del via libera da parte dell'EMA (Agenzia Europea del Farmaco) e dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e attendiamo quindi a breve la sua introduzione anche in Italia.



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida