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Il Progresso

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Numero 2 del 2020

Titolo: Viaggi- Parma Capitale italiana della Cultura 2020: itinerari ed eventi da non perdere

Autore: Lucia Galli


Articolo:
(da «Viaggi.corriere.it» del 7 gennaio 2020)
Capitale due volte. Signora del food da quando l'Unesco, nel 2015, l'ha premiata come prima città italiana creativa per la gastronomia, ora Parma è Capitale italiana della cultura 2020. Saperi e sapori, gusto e bellezza: la città emiliana ama da sempre fare il bis. Lo si chiede a tavola, avvinti da una sinfonia di tortelli e anolini, lo esigono gli implacabili loggionisti del Teatro Regio, quando i cantanti onorano le arie di Giuseppe Verdi, Maestro di casa. Nella terra romantica del melodramma, dove la logica diventa romanza, anche essere capitale due volte non è bizzarro.
Ben venga allora questa ennesima investitura. Lo slogan «La cultura batte il tempo», simbolo di Parma 2020, prova a riassumere i molti capitoli di una lunga storia, saldando questa tradizione con tanta voglia di futuro, ma anche con la tenace difesa della memoria. Nei 12 mesi dell'anno che verrà si è deciso «di non inventare nulla», spiega l'assessore alla Cultura Michele Guerra, «piuttosto, di riscoprire la grande ricchezza ereditata», grazie a progetti diffusi, officine contemporanee, cantieri-laboratorio, rassegne ed eventi multimediali.
Parma Capitale italiana della Cultura 2020: l'apertura di San Francesco del Prato e dell'Ospedale vecchio
Il tutto culminerà con il recupero di due luoghi simbolo della città. Da una parte San Francesco del Prato, dall'altra l'Ospedale vecchio. La prima è una chiesa gotica che Napoleone volle trasformare in carcere e che, nel Novecento, ospitò, fra gli altri rei illustri, Totò Riina, il «bel René» Vallanzasca e Giovannino Guareschi. Enorme - è più grande del Duomo, da cui dista pochi minuti - il suo cantiere sarà un work in progress che si concluderà, in autunno, con la messa in scena, dal 26 settembre, del Macbeth di Verdi e, a dicembre 2020, con la riapertura al culto. «In epoca di dismissioni di chiese, Parma ne ritrova una importantissima», sottolinea il cardinale Gianfranco Ravasi, a capo del Pontificio Consiglio della Cultura e presidente onorario del comitato per i restauri: «Qui, fra le candele dei nuovi fedeli, riecheggeranno sempre il dolore dei prigionieri e le grida dei secondini: anche così vita e speranza si rinnovano».
Nella zona fringe della città, invece, quell'Oltretorrente teatro di barricate rivoluzionarie e da sempre culla di multiculturalità e gioventù, rinascerà l'ospedale cinquecentesco. Chiuso esattamente da cent'anni, è pronto a divenire un'altra cattedrale, tutta laica, con Hospitale, una mostra multimediale sul futuro della memoria della città, che Studioazzurro allestirà dal 24 aprile.
Itinerario nella Parma romana
Parma va da sempre a caccia del suo genius loci, fin da quando non era altro che un accampamento di legioni a forma di scudo. A ricordarlo pensa, saldando il centro con il quartiere oltre il fiume Parma, quel ponte romano che si può ancora sbirciare nelle viscere dell'antica via Emilia, strada che taglia in due la città. Quando arriva la piena l'acqua del torrente lo lambisce ancora, perché a Parma il passato è vivo. Non è un modo di dire: per percepirlo basta passeggiare, meglio senza meta, tra piazza Garibaldi e strada Farini, il cuore della movida. «Non è una cittadina che si visita, ma una città dove si va a zonzo», ammoniva la scrittrice francese Germaine Beaumont: sono più efficaci di mille guide le sue parole che, come quelle di famosi viaggiatori, costellano, dallo scorso maggio, le pareti dei palazzi più belli. Seguendole si scopre la Parma più autentica, fra mille cortili nascosti dietro ai portoni che si aprono discreti su viuzze punteggiate di case color pastello. Qui si chiamano borghi e, come quello del Naviglio, sono spesso sghembi, a ricordare che l'acqua dei canali si ramificava per portare il marmo e i mattoni che hanno fatto bella la città.
Parma e il Correggio
Con la sua facciata a capanna Santa Maria Assunta è, per i libri di storia, il Duomo, esempio perfetto di Romanico, mentre per gli innamorati dell'arte è, piuttosto, la capsula in pietra che protegge una delle tre cupole del divino Correggio, il vero blockbuster di ogni itinerario in città. Oltre al Duomo il pittore affrescò anche la cupola di San Giovanni che svetta accanto, e, poco oltre, la camera di San Paolo, il monastero della badessa Giovanna da Piacenza che, in futuro, ospiterà anche la sede della Fondazione Unesco e un museo dedicato al cibo. In linea d'aria, tra di loro, ci sono al massimo cento metri: un concentrato d'arte unico. A far da quinta a piazza Duomo, lo scultore Benedetto Antelami, nel 1200, immaginò pure una bomboniera ottagonale di marmo rosa destinata a diventare il Battistero della città. Si dice che perfino il diavolo, di fronte a quel monumento cosi angelico e perfetto, perse la calma, assestandovi un fallosissimo calcio d'angolo, cui la leggenda fa risalire la bizzarra impronta di un piede impressa all'esterno. Il segno dell'invidia non spaventa i parmigiani, che sdrammatizzano: «Capitale lo siamo da sempre», dicono arrotando la erre e sfrecciando sui loro nobili destrieri a pedali. E lo conferma Oliviero Toscani, che si prepara a portare colleghi da ogni parte del mondo per fotografare la vita di tutti i giorni con il suo Imagine Parma, un racconto corale di scatti e pose che sarà il timelapse di Parma 2020. Perché anche Parma Capitale della cultura 2020, a suo modo, si fa i selfie.
Cosa vedere a Parma, dal Glauco Lombardi alla Pilotta
Ogni via, uno shooting: dopo aver lasciato piazza Duomo ecco le vie dello struscio, da strada Cavour a via Pisacane, con una teoria di botteghe antiquarie e caffè golosi, senza dimenticare la lusinga di un prosciutto dop esposto in vetrina. Questa è quella fetta di città che i Bizantini chiamarono Crisopoli e che, invece, nell'Ottocento divenne una piccola Parigi grazie a Maria Luigia d'Austria. Che, fra le brume e le dolcezze del Ducato, dimenticò Napoleone, figlio, regno e scelse Parma. Per tutti lei è ancora oggi «la duchessa», non solo stilizzata in una torta golosa o distillata nel celebre profumo detto la Violetta, ma celebrata anche in un museo, il Glauco Lombardi, pensato tutto a sua immagine. Oggi qui, a due passi dalla facciata - ovviamente giallo Parma - del famoso Teatro Regio, si ritrovano i ragazzini nei pomeriggi di festa. E quando, dentro, si alzano i do di petto, fuori si ascolta la trap. Di fronte al Regio, ecco la mole del complesso della Pilotta che, in questi anni, sta vivendo una nuova giovinezza. All'esterno dove un tempo i soldati spagnoli giocavano alla pelota, contribuendo al nome del palazzo, i bombardieri hanno lasciato feroci cicatrici nel maggio del 1944: oggi, però, è rinata una piazza verde di prato, arricchita, nell'acciottolato, dai versi di Attilio Bertolucci, uno degli aedi di casa.
La Galleria Nazionale
Nelle sale del museo, invece, un coraggioso restyling ha riorganizzato spazi e idee. E, per Parma 2020, il critico d'arte Philippe Daverio ha in mente un percorso multimediale per valorizzare Correggio e Parmigianino, i gemelli diversi del Rinascimento made in Parma. Qui tutti arrivano per le fascinose signore della Galleria nazionale: ancora una volta Maria Luigia, ieratica nel marmo del Canova, ma anche la Schiava turca del Parmigianino, le Sorelle di Amedeo Bocchi e soprattutto lei, la Scapiliata di Leonardo, che tornerà a casa, dopo la mostra di Parigi, in primavera. Non solo: a bocca aperta si resta soprattutto davanti al Teatro Farnese. Intagliato nel legno, è fra i soli tre teatri rinascimentali arrivati sino a noi, anch'esso profanato dalle bombe, ma non scalfito nel suo splendore. L'altra guest star della collezione è la Tabula alimentaria conservata nel Museo archeologico del primo piano: è in bronzo, ha 1.900 anni, arriva dalla vicina Veleia ed è la più grande iscrizione romana giunta fino a noi. Per di più è stata pensata a sostegno dell'infanzia: «Un welfare che non abbiamo replicato», chiosano, ironici, i custodi della sala. Qualche piano più su, ecco l'ultimo tesoro firmato dallo stampatore Giovanbattista Bodoni: forse non è così risaputo, ma i canoni della tipografia dopo di lui non furono più gli stessi, e sono quelli che conosciamo noi oggi. Cose che succedono nelle piccole, grandi capitali di provincia che si rifanno belle per la loro festa.
L'inaugurazione di Parma Capitale italiana della Cultura 2020
L'anno di Parma Capitale italiana della Cultura 2020 ha inizio l'11, 12 e 13 gennaio, una tre giorni di concerti, videomapping, poesia e musica in giro per la città. Il 12 sarà inaugurata la mostra Time Machine, mentre il 13 si commemora il Patrono, quell'Ilario scalzo sotto la neve che mosse a compassione un ciabattino del borgo, pronto a regalargli delle scarpette nuove. Le apparenze ingannano sempre: lui era un santo e lo zelante calzolaio fu ricompensato con calzature dorate.
La mostre ed eventi di Parma 2020
Fra le mostre più attese, dal 22 febbraio al 31 maggio nel centralissimo Palazzo Bossi Bocchi c'è quella dedicata a Stendhal e alla Certosa del suo romanzo, per capire dove siano davvero i luoghi di croce e delizia di Fabrizio del Dongo e Clelia. E poi, ancora, un focus sui Borbone, sul futurismo di Depero e sui Farnese, a passare in rassegna tutti i grandi brand della città. Soprattutto, in autunno sarà ancora una volta tempo del Festival Verdi e del suo fuori festival pop Verdi Off, che porta la lirica in ogni angolo della città. L'8 settembre, la Cena dei 2020, con i commensali accomodati lungo la via Emilia, promette un menu stellato, non solo perché si cena en plein air: dopo Carlo Cracco e Norbert Niederkofler, la terza edizione di questo evento anticipa il ritorno nella Food Valley della presentazione della Guida Michelin e di una tenzone fra superchef di diversi continenti sotto l'egida della «Rossa». Per fare una volta di più una grande riscoperta: colta e golosa Parma lo è da sempre. Capitale pure. Maria Luigia aveva ragione.
Info e programma di Parma Capitale italiana della Cultura 2020: parma2020.it



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