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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 4 del 2020

Titolo: Cento

Autore: Mario Barbuto


Articolo:
Tanti e tanti anni or sono, quando ricevetti la mia prima tessera associativa, mai e poi mai avrei immaginato di vivere da Presidente l'organizzazione di questo evento straordinario e irripetibile: il centenario di fondazione della nostra associazione, dell'Unione. Eppure l'Unione ha saputo e sa regalarci anche questo: la possibilità per tutti di pervenire ai livelli più elevati della dirigenza associativa. Faremo un tour, da Catania a Trieste, per portare l'Unione tra la gente, per mostrarla alle istituzioni, per ricordare a noi stessi come eravamo e quanto cammino abbiamo percorso. Daremo vita tutti insieme, in cento città d'Italia, alla «notte Viola». Un momento di festa e di condivisione calato nella vita quotidiana delle comunità dove i ciechi e gli ipovedenti vivono e lavorano, cittadini tra i cittadini. Incontreremo il Presidente della Repubblica, del Consiglio dei Ministri, del Senato e della Camera; chiederemo udienza a Papa Francesco; cammineremo fianco a fianco con i cittadini italiani per offrire un segno tangibile del riscatto morale e civile garantito dall'Unione in cento anni a migliaia e migliaia di ciechi altrimenti condannati al buio e alla miseria. Ci ritroveremo a Genova, città della fondazione, il 24 ottobre, con la gioia nel cuore per esserci e con la speranza che il grande Maestro Andrea Bocelli, nel concerto memorabile del centenario, voglia farci dono della sua voce e delle sue virtù canore che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Un anno intenso, per un Presidente fortunato! Ma la fortuna «aiuta gli audaci», come ci insegnano i padri antichi. E noi, audaci lo siamo stati, lo siamo e lo rimarremo. Audaci per aver immaginato una Unione di tutti. Per aver voluto un cammino dove gli ultimi non saranno lasciati indietro e i primi verranno spronati a camminare insieme agli altri. Senza fughe in avanti e senza ambizioni personali. Audaci perché desideriamo, finalmente, una Unione «da servire» e non già usata «per servirsi». Perché abbiamo richiesto e chiediamo consenso e sostegno alle idee, ai progetti, alle azioni e non alle carriere e alle ambizioni personali. Saremo sempre difensori strenui e convinti degli interessi e dei Diritti dei ciechi e degli ipovedenti, insomma, dei vostri; con l'orgoglio di appartenere a questa grande famiglia e di guidarla con umiltà per il tratto attuale del suo storico cammino di emancipazione e di progresso. Insieme avremo ancora obiettivi da raggiungere, traguardi da tagliare, successi da cogliere, nel nome dell'Unione. Ma solo se sapremo rimanere uniti, compatti, convinti, determinati.
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti: da cento anni accanto a noi.



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