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Corriere dei Ciechi

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Numero 10 del 2021

Titolo: ATTUALITÀ- Fiamma, una vita per la musica

Autore: Francesco Ermini Polacci


Articolo:
Fiamma Nicolodi è scomparsa silenziosamente nella notte dello scorso 22 agosto, mentre si trovava nella casa di famiglia vicino alla Rufina, nei dintorni di Firenze, la città dove da anni viveva. E certo non solo qui era figura ben nota e stimata del mondo musicale, come docente universitaria, musicologa, studiosa. Aveva 73 anni, e ci ha lasciati per sempre soccombendo al male innominabile; non amava parlarne, ma in anni e anni l’ha sempre saputo fronteggiare con sereno distacco, grazie ad un carattere forte e combattivo. Se n’è andata con discrezione, come riservata era lei, donna dall’elegante understatement che non amava i riflettori della notorietà, per quanto autorevolissima personalità del mondo accademico, sorella dell’attrice Daria Nicolodi (scomparsa neppure un anno fa), nipote del compositore Alfredo Casella, uno dei protagonisti della musica europea del Novecento. E proprio al Novecento la professoressa Nicolodi (come la chiamavamo anche noi che la frequentavamo al di là delle aule accademiche, con un tono scherzoso che in realtà celava un rispetto reverenziale) aveva dedicato gran parte del suo impegno di studiosa, consegnando alle stampe volumi ancor oggi imprescindibili: primo fra tutti "Musica e musicisti del Ventennio fascista", che in quegl’inizi degli anni Ottanta aprì inedite prospettive di conoscenza nell’indagare i controversi e ambigui rapporti di alcuni compositori col regime di Mussolini. Dopo quasi trentacinque anni quel volume è stato ristampato, seppur in una scialba copia anastatica, ma con il corredo di una nuova postfazione, che tiene conto degli studi più recenti e porta a nuove considerazioni: al rigore e alla necessità di aggiornamento la Fiamma Nicolodi studiosa non è mai venuta meno.
Testo fondamentale, "Musica e musicisti del ventennio fascista" è stato il primo suo libro che ho avuto fra le mani; comprato per curiosità, avidamente letto e riletto, studiato da cima a fondo, ha profondamente influenzato la mia sensibilità e la mia formazione, portandomi a una predilezione e un’attenzione per un periodo della storia della musica che ancor oggi mi accompagna. E fu per me una fonte di gioiosa eccitazione scoprire, per puro caso, che l’ammirata autrice di quel testo era stata anche lei allieva della mia insegnante di italiano al liceo, il Classico Michelangiolo di Firenze: fu così la professoressa Gilda Sbrilli a farmi conoscere di persona Fiamma Nicolodi, alla quale spesso, studente universitario di belle speranze, portavo a far leggere i miei primi, rudimentali saggi; e lei, pazientemente ma fermamente, li correggeva. Da allora, non abbiamo più smesso di frequentarci.
L’ultimo suo volume s’intitola "Novecento in musica", e disegna un interessante panorama sui primi cinquant’anni di storia musicale di un secolo ricco di stimoli quanto di contraddizioni. Testo che rappresenta la "summa" di un percorso di indagine e ricerca che Fiamma Nicolodi aveva avviato fin dagli anni dell’Università, a Firenze, quando si laureò con una tesi su Luigi Dallapiccola, altra figura di rilievo in quel panorama, e del quale lei stessa ha curato la pubblicazione di carteggi e scritti. Fin da subito si dedicò alla carriera universitaria, formando studiosi e musicologi: prima a Salerno, poi a Siena-Arezzo, infine tornando nell’ateneo di Firenze. Insegnante rigorosa, esigente, scrupolosissima. Ma, a differenza di tanti suoi colleghi che non sanno proprio guardare oltre i limiti della propria cattedra, amava frequentare e vivere il mondo della musica nella sua realtà più quotidiana e concreta: assisteva a concerti e opere, e lo faceva con quella capacità di osservazione e di giudizio che le veniva dall’essere stata critico musicale del quotidiano «Paese Sera». E ad allevarla in quella professione erano stati due maestri d’eccezione: Fedele d’Amico e Leonardo Pinzauti. Capitava così spesso di incontrala, con la sua figura minuta e sempre elegante, al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ai concerti della Camerata Strumentale Città di Prato, dell’Accademia Chigiana di Siena, dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. Ed è stata anche parte attiva nella vita gestionale di alcune di queste realtà: come membro del consiglio di amministrazione della Chigiana, come componente del consiglio direttivo del Centro Studi Luciano Berio. E proprio Berio aveva scritto per lei uno dei suoi 34 Duetti per due violini¸ il ventunesimo, del 1981. Per moltissime istituzioni musicali e teatrali ha firmato saggi e programmi di sala, tenuto conferenze; oltre a partecipare a numerosi convegni. Ne ricordo in particolare uno, a Chieti, dedicato a Guido Maggiorino Gatti (l’artefice del Maggio Musicale), per il quale aveva richiesto la mia partecipazione; fu un viaggio rocambolesco in pullman (e con Fiamma i viaggi per mete musicali spesso si trasformavano in avventure), durante il quale lei, noncurante di ogni contrattempo, ascoltò l’intervento che avevo preparato, non lesinando amichevoli, quanto fermi, consigli. Però oltre la facciata dell’austera docente universitaria c’era la Fiamma socievole, pronta alla battuta. E dall’animo profondamente generoso. Ha elargito borse di studio per l’Unione Italiana Ciechi in ricordo del nonno Aurelio Nicolodi, privato della vista durante la prima guerra mondiale, per permettere ai non vedenti di studiare la musica col sistema Braille. Per l’Accademia di Santa Cecilia (lei stessa era accademica della prestigiosa istituzione) ha creato, sempre con risorse personali, il Premio "Alfredo Casella", come riconoscimento a lavori musicologici particolarmente meritevoli nell’ambito del Novecento italiano; e, sempre all’Accademia ceciliana, ha donato la biblioteca del nonno, partiture e spartiti appartenuti a Casella che costituiscono un fondo di straordinario interesse per musicisti e studiosi. Sono i lasciti che renderanno sempre viva la memoria di Fiamma Nicolodi; così come ogni volta che scorreremo i suoi scritti non sarà difficile rivedere, con affetto, la sua figura di signorile vivacità, risentire, con ammirazione, la sua voce pacata prender corpo da quelle parole.



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