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Corriere dei Ciechi

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Numero 3 del 2022

Titolo: ATTUALITÀ- 8 marzo - perché le donne!

Autore: Claudio Loiodice


Articolo:
di Claudio Loiodice - Sociologo -Presidente Dipartimento del Piemonte - ANS

Sembra paradossale che vi sia ancora la necessità di ribadire, attraverso un unico giorno su 365, che le donne hanno il diritto di essere rispettate. Eppure è così! Anzi lo è ancora di più. La causa è da ricercarsi nella regressione di processi culturali, che portano ad un ritrovato, quanto odioso, machismo. Nel 2020 ci sono stati oltre 15 mila casi di violenza contro le donne. Questo dato è addirittura aumentato dell'8% nel 2021. In pratica viene uccisa una donna ogni tre giorni. Inoltre, su 114 femminicidi commessi nel 2021, oltre l'84% è avvenuto in ambito familiare, relazionare o affettivo. Proviamo a spiegare il perché. Prendiamo in considerazione la storia del nostro paese. Lo scorso secolo è stato caratterizzato da due grandi guerre che hanno costretto gli uomini a combattere. Le donne hanno di fatto retto le fila della società, sopperendo anche alla mancanza dei loro compagni impegnati al fronte. Con la fine del secondo conflitto e il conseguente progresso economico, le donne italiane hanno avuto la possibilità di dimostrare le loro innate peculiarità anche fuori dal focolare domestico, mettendo in pratica quello che avevano nel frattempo imparato, come ad esempio il lavoro in fabbrica. Attraverso il lavoro hanno quindi potuto competere con gli uomini, iniziando un veloce processo di emancipazione che inevitabilmente minacciava la "supremazia" del maschio. In fondo però andava abbastanza bene a tutti, anche perché fino a qualche tempo fa l'uomo riteneva di poter continuare ad affermarsi in determinati campi e, sicuro delle sue forze, pensava che alcuni "confini" non sarebbero mai caduti. Così non è stato perché si è giunti a dimostrare che nessuno dei compiti ritenuti ad esclusivo appannaggio dei maschi, potesse essere precluso alle donne. Gli uomini hanno quindi utilizzato il loro potere di vertice stabilendo, ad esempio, un divario salariale consistente tra i due sessi, a danno ovviamente delle donne. Hanno potuto quindi in molti casi "dominare" la donna sul lavoro, sottoponendola spesso a ricatto. Restano ancora attivi altri baluardi a "tutela" della "superiorità" del maschio, e sono i retaggi culturali; uno di questi riguarda il matrimonio o le convivenze. La società censura ancora le separazioni volute dalle donne, mentre tollera e talvolta addirittura esalta, quelle volute dai maschi. La donna per quei doveri che ingiustamente si porta dietro, per fare un esempio nella cura della prole, spesso rinuncia a separarsi da uomini violenti per timore delle reprimende che normalmente giungono proprio dalla famiglia d'origine, piuttosto che dalla cerchia di amici o dei vicini. Ecco perché la stragrande maggioranza delle violenze e dei conseguenti femminicidi, avvengono in ambito domestico o relazionale-affettivo. A tutto questo si è aggiunto negli ultimi anni il culto del maschio curato, palestrato, in pratica è riemersa la figura del "macho". E se la mettiamo sul piano fisico non abbiamo proprio scampo, noi maschi perdiamo, perché la grazia e la bellezza sono patrimonio "genetico" specialmente delle donne. La consapevolezza della donna di dover pretendere i diritti, persino sanciti dalle leggi, in primis dalla Costituzione, ha a mio avviso "scombinato" gli orizzonti ai quali l'uomo si era abituato e adagiato. Alla donna pare non basti più avere in cambio della cura dei figli e della casa, l'obolo del pane e del sesso; pretende giustamente parità e dignità. Dobbiamo anche "fare i conti" con l'emergere di nuove generazioni di giovani donne. È oramai un dato di fatto che a prendere posizioni nette, non solo per l'affermazione dei diritti delle donne, ma per quelli in genere, siano specialmente le ragazze. Probabilmente saranno loro a concretizzare un concetto di vera parità tra i generi, come invece non è accaduto con le precedenti generazioni, specie quelle degli anni 60/70 del secolo scorso, alle quali comunque va riconosciuto il merito di avere dato voce ad un antico problema. Infatti, guardando il fenomeno sociale del "femminismo" con spirito critico, a mio parere si può dire che sono stati commessi alcuni errori. Il principale e fondamentale è stato quello di puntare più ad assomigliare nei modi agli uomini, che a conquistare spazi di diritto, mantenendo intatte le meravigliose peculiarità proprie del genere femminile. Più che una festa bisogna ricordare che l'8 marzo è un giorno di riflessione, una ricorrenza durante la quale è necessario, pena l'inutilità, fare i conti per capire dove siamo arrivati e quali siano le ulteriori iniziative necessarie per raggiungere una piena parità di genere. Oggi più che mai sarebbe necessario ritornare allo spirito voluto nella risoluzione delle Nazioni Unite del 1977, in cui si chiedeva a tutti i paesi membri di adottare: "United Nations Day for Women's Rights and International Peace". Giorno delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e per la pace internazionale. Con questo spirito auguro a tutte le donne, a partire delle mie figlie e alla mia nipotina, l'auspicio di poter ambire, senza costrizioni, al diritto di esprimersi liberamente in ogni campo.
Il pensiero va oggi alle bambine, alle ragazze e alle donne in fuga da una guerra incomprensibile, semmai vi fosse una logica in ogni conflitto. Invito tutti gli uomini a celebrare le donne ogni giorno, a proteggerle dagli aguzzini e a consentire loro di sorridere ogni attimo del giorno. Concludo con un altro pensiero per le amiche cieche, ipovedenti e in generale per le donne diversamente abili, sapendo che spesso la loro condizione è ancora più difficile. Rendendomi disponibile per eventuali consigli nel caso ritenessero io possa darli.
Potere contattarmi attraverso Vincenzo Massa, che ringrazio per avermi dato l'onore di poter scrivere questo breve articolo.



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