Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Voce Nostra

torna alla visualizzazione del numero 2 del Voce Nostra

Numero 2 del 2001

Titolo: L'angolo della poesia

Autore: Redazionale


Articolo:
L'allodola
Sono un uccellino picciolo picciolo,
agile e leggero come un fruscello,
per sostenermi mi basta una foglia,
cui non cadrò solo se Dio lo voglia,
che guizzo e balzo e in ogni dove volo,
dal bosco fondo al campo fino al melo,
poi vado in cerca di more tra il rovo,
infine in mezzo al grano ritrovo.
Canto al mattino all'alba di buon ora,
e poi per tutto il giorno fino a sera,
sono assai loquace, leggiadra e bella,
e per questo mi nomano allodola.
E tu piccolo amico cui mi brami
tanto, quale vorresti accarezzarmi,
ma ascoltami e segui il mio dolce canto,
ch'esso per la sua melodia è un incanto,
il quale è tanto soave ed armonioso,
cui tu ne sarai molto fiducioso,
e guizzo e canto fra le spighe d'oro,
e in mezzo ai campi erbosi dimoro,
son sempre io la piccola Lodoletta,
cui tutti quanti mi fanno festa.
Adolfo Pelosi

Palermo 3-9-1982
Avidi falchi siculi
che omertà impongono agli oppressi,
strizzato l'occhio al sol che tramontava
allorché buie furono le vie
come civette presero a cantar
del cacciator l'orribile agonia.
E’ nel fiero attentato,
che con la di lui consorte finì il magistrato.
Niuno alzò un dito;
ma forte s'udì un grido
di sdegno e di paura
che fece tremar le mura.
Pianse Palermo e tutto il catanese,
fè coro lo stival senza pretese,
ed intanto quei pennuti alzato il volo
tornarono al loro nido or più sicuro.
Quanta viltà s'impone nell'uomo disonesto
e quanta rabbia ed ira nell'animo onesto.
Stretto i denti
cambia nel viso
la dura pelle sicula senza più sorriso,
e soffocar si sente
nel rimpicciolito cuor
l'ultimo barlume di speranza.
Oh! Giusto uom d'onore
che denti hai mostrato
a quanti sovvertiti
l'Italia han calpestato,
or che più non sei
può viver la speranza?
Deciso a far luce
su imbrogli e ruberie
conscio di tal affronto
frugasti per le vie.
E lesto avesti il passo
nell'arrestar la preda
che stretta dalla morsa,
vista la sua agonia,
sfuggendo al cappio
con furenda rabbia ti colpì.
Adesso cara vittima di stato
che solo ti ha voluto
e solo ti ha lasciato
a chi il cuor corrode
si può parlar di pace?
La tua bocca non è più capace
d'articolar parole
che parlino di pace;
ma degli occhi come fulmine
lo sguardo è volto al cielo
e punta una stella
che avvolta in un velo
lo strappa e s'incammina
cadendo nel mistero.
Salvatore Ferranti



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida