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Corriere dei Ciechi

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Numero 4 del 2024

Titolo: ATTUALITÀ- Tra le righe

Autore: Elena Stancanelli


Articolo:
C'è un legame speciale tra animali non umani e umani non vedenti. Lo abbiamo costruito pensando alla loro immaginazione. Un cane che ci accompagna non è il supplente della nostra vista, perché la sua vista non somiglia alla nostra e dunque non potrebbe mai comportarsi come se fosse noi. I suoi sensi sono calibrati in modo diverso, l'olfatto, l'udito ma soprattutto l'amore. Un sentimento naturale, fisico, un legame fatto di nasi, orecchie, carezze, zampe. Quando il cane ci accompagna, silenzioso e vigile, non si trasforma nei nostri occhi ma capisce che deve guidarci, così come noi lo sfamiamo, e gli diamo un posto caldo dove dormire. Come lo capisce, e come fa?
Qualcuno lo ha addestrato a evitare gli ostacoli e i pericoli, sa che non deve attraversare la strada se passa un'automobile, come deve camminare per non ostacolarci, di che colore è il semaforo. Certo. Ma nel cuore di quel cane c'è di più che una catena di gesti coreografata. C'è una sapienza antica che sa mettersi in relazione con le cose del mondo. Crea legami, si adatta, trova soluzioni. In lui c'è immaginazione.
Il cane è il mezzo attraverso il quale leggiamo il mondo, è la nostra immaginazione. Il cane che ci accompagna si comporta come i nostri orecchi quando ascoltiamo la lettura da alta voce.
Adesso che abbiamo supporti diversi per la lettura fatta con gli occhi, ci chiediamo quale sia il migliore: la vecchia carta, lo schermo del computer o di un lettore digitale o addirittura del telefono. Quale sia l'esperienza di lettura più soddisfacente, ma soprattutto quella che favorisce la concentrazione. Ma la concentrazione è davvero la disposizione più utile per la lettura?
Come molti, durante la pandemia non riuscivo a dormire. Le mie, nostre, giornate erano così vuote che la notte avevo pochissimo da cui riposarmi. È stato allora che ho scoperto gli audiolibri. Ho cominciato ad ascoltare i libri a letto, di notte, nella speranza che mi conciliassero il sonno. Sceglievo le voci più adatte a questo scopo e libri che conoscevo già, per non attaccarmi alla storia e lasciarmi andare ai sogni. Ha funzionato, abbastanza. Per molte notti mi sono addormentata tardi, ma immersa nelle parole di Marcel Proust.
Quello che non sapevo è che l'ascolto della lettura ad alta voce ha un effetto collaterale diverso dalla lettura con gli occhi: produce un'infinita catena di eco a partire dal libro, un arcobaleno di immagini che si allontanano da quelle appena ascoltate ma poi in qualche modo ci tornano. Un libro ascoltato è infinitamente più largo di un libro letto sulla pagina.
Nella scala della concentrazione la lettura ascoltata occupa forse il posto più basso. Sopra c'è la lettura su un supporto digitale e sul podio più alto le pagine di un libro di carta, ancora il device più indicato per non distrarsi dalle parole. Ma il libro, sofisticatissimo congegno che pensiamo nato insieme alla scrittura, ha soltanto cinquecento anni o poco più. A differenza delle storie, che sono arrivate sulla terra insieme agli esseri umani e sono state tramandate attraverso le voci. Per millenni i libri sono stati organismi viventi, modificabili e modificati. Sono stati canovacci, reti che pescavano via via quello che incontravano tra gli uditori. A un certo punto si solidificavano, come esseri viventi trafitti dallo sguardo di Medusa. E quelle versioni, immobili, sono quelle che conserviamo. Dei poemi epici, della Bibbia e via dicendo.
Quando nella lettera a Robert Bontine Cunninghame Graham, lo scrittore Joseph Conrad dice "si scrive soltanto una metà del libro, dell'altra metà si deve occupare il lettore", pensiamo semplicemente a quello che resta dopo la lettura, quando il romanzo rimane nella nostra testa, e cambia. Con gli anni, con il maturare delle emozioni o anche per i casi della vita. Così se lo rileggiamo in momenti diversi lo troviamo magicamente cambiato. Ma forse nelle parole di Conrad c'è di più: c'è l'immaginazione del cane.
Gli odori, i rumori, le carezze, tutto quell'apparato che circonda la nostra esistenza e ci porta in giro, per strada. Ci permette di interpretare l'esistenza non come una sequenza di singoli gesti, ma come una minuscola parte di un tutto.
Durante il lockdown, ascoltando per la prima volta in vita mia gli audiolibri, mi sono accorta di come la letteratura non sia affatto un gesto solitario, un libro non sia un angolo nel quale rifugiarsi. Al contrario: ogni romanzo, proprio come accadeva alle sue origini, è una delle sue infinite possibilità. Le altre ce le metti tu. Ascoltare è come soffiare dentro le righe della scrittura per farle diventare rotonde, leggere, e in questo modo capaci di prendere il volo.



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