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Corriere dei Ciechi

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Numero 1 del 2025

Titolo: ATTUALITÀ- "Memoria e Guerre"

Autore: Daniele De Paz


Articolo:
Daniele De Paz – Presidente Comunità Ebraica di Bologna
80° Anniversario dalla Liberazione - 25a Edizione del Giorno della Memoria istituito dalle Nazioni Unite nell'anno 2005

Sono onorato di poter condividere con i lettori di questo giornale una riflessione sui temi della Memoria, che si celebra ogni anno il 27 gennaio, in un giorno reso istituzionale 25 anni fa dallo stato italiano e da non intendersi come momento dedicato alla carezza compassionevole verso gli ebrei, ma come assunzione di responsabilità per cittadini e istituzioni.
Quest'anno più che mai siamo chiamati a riflettere seriamente sulla questione dell'antisemitismo, che per i noti fatti di attualità si ripresenta in forme preoccupanti e inaccettabili per la nostra cultura contemporanea. Infatti, a ottantasei anni dalla promulgazione delle leggi antiebraiche in Italia, e a quasi ottanta dalla liberazione, si potrebbero dare per assunti valori che in realtà la nostra società sembra preferire cancellare anziché difendere.
Il richiamo è all'Italia intera. La Shoah non è una questione di solo interesse ebraico, ma un tema che riguarda il ventennio fascista, la storia del nostro Paese e i fondamenti della nostra vita democratica, ma ci siamo resi conto che c'è evidentemente ancora del lavoro da fare.
Una prima considerazione che dovremmo fare è se parlare di antisemitismo o giudeofobia, che hanno in comune l'odio per gli ebrei.
La giudeofobia è un fenomeno di intolleranza religiosa, che ha radici in un lontano passato, mentre l'antisemitismo è invece un fenomeno moderno, reazionario, pagano, di cui la società occidentale europea porta la responsabilità etica, politica e umana. La critica alla politica israeliana non è antisemitismo, è legittima come la critica a qualunque altro governo. Diventa antisemitismo se si nega al popolo ebraico, come tale, il diritto all'autodeterminazione, se si applicano nei suoi confronti "due pesi-due misure", se si aderisce allo slogan di Hamas ("dal fiume al mare") che non è altro che l'impegno di eliminare gli ebrei da quella terra in cui due popoli dovrebbero imparare a convivere.
Dunque non possiamo far finta di niente e accettare chi sostiene che il conflitto in essere non abbia nulla a che fare con l'antisemitismo. A Bologna, il 22 ottobre 2023, quando ancora non si era dispiegata in pieno la reazione israeliana a Gaza, abbiamo visto inalberare un cartello che diceva "Rivedrete Hitler all'inferno". Questo deve far riflettere una società che si dichiara antifascista e che si dovrebbe opporre senza se e senza ma ad ogni richiamo antisemita, perché è di questo che si parla.
Quest'anno celebriamo e onoriamo il Giorno della Memoria con senso di grave preoccupazione, in un clima teso e pieno di equivoci. La coerenza e l'uso delle parole più importanti che segnano il percorso della memoria e del monito "mai più" devono essere utilizzate con la massima responsabilità e consapevolezza, arginando ogni abuso e ogni doppiezza.
Serve un linguaggio condiviso, che sappia dare alle parole il giusto significato. Un termine come "Shoah" (disastro, distruzione) non può essere utilizzato impropriamente, perché definisce l'unicità del genocidio perpetrato contro il popolo ebraico e non solo.
La gravità e l'unicità della Shoah non si possono paragonare a nessun'altra tragedia. Nei campi infatti trovarono la morte oltre 6 milioni di ebrei, 3.300.000 prigionieri di guerra sovietici (anche sugli slavi piombò la politica di annientamento), 1 milione di oppositori politici, 500.000 zingari Rom (Porajamos = distruzione nel linguaggio Romanès), 9.000 omosessuali, 2.250 testimoni di Geova oltre a 270.000 morti tra disabili e malati di mente.
Il Giorno della Memoria è dedicato unicamente al ricordo della Shoah, senza possibilità di equivoci. Non è un esercizio teorico, ma un momento necessario per attualizzare i fenomeni del passato e saperli riconoscere nel presente.
Anche il termine "genocidio" è oggi volutamente travisato, e, con la palese volontà di colpire chi ne è stato vittima, tale termine viene annacquato e banalizzato. Il genocidio non è l'uccisione di massa di civili in tempo di guerra, ma l'atto di colpire selettivamente una popolazione, perseguendo ogni individuo fino all'accanimento. Fu genocidio quello contro gli zingari Rom (500.000 vittime) e quello contro gli Armeni (perpetrato dai Turchi nel 1915-6 con 1. 500.000 vittime), non lo furono le 370.000 vittime di Hiroshima e Nagasaki.
Nel giorno della Memoria ricordiamo la storia del nostro paese, dove il partito fascista attuò una campagna contro gli ebrei e contro le diversità, aderendo al regime nazista di Hitler e alle leggi che in Germania, già dal 1935, discriminavano e perseguitavano gli Ebrei e i "diversi". La campagna antiebraica del partito fascista portò nel novembre 1938 ad una serie di provvedimenti che colpirono duramente la comunità ebraica: le leggi razziali, o meglio anti ebraiche e razziste.
Gli ebrei furono esclusi dalle scuole statali e dalle università, come studenti e come insegnanti
fu loro proibito di prestare servizio nell'esercito
fu loro proibito di sposarsi con cittadini ariani o meglio, di "razza pura"
di lavorare in enti pubblici
di esercitare professioni giornalistiche
di avere domestici ariani, ecc.
di essere titolari di imprese che avessero dipendenti ariani
di far parte di associazioni sportive, culturali, professionali
di frequentare biblioteche pubbliche...
In seguito, essi furono privati della nazionalità italiana e, dall'8 settembre 1943, condannati a morte per la sola colpa di essere nati ebrei!
E allora oggi più che mai, la riflessione andrebbe posta sul ruolo che hanno queste due pesanti parole: MEMORIA e GUERRE.
Ricordiamoci che ci fu un periodo molto lungo che precedette la seconda guerra mondiale, in cui sembrava che la Germania nazista si sarebbe "accontentata" di invadere la Polonia, poi che i nazisti fossero "solo" impegnati in conflitti locali. Gli Stati Uniti e altre nazioni pensavano di poterne starne fuori. Solo con l'attacco a Pearl Harbour, più di due anni dopo l'invasione della Polonia, fu palese che il conflitto era divenuto mondiale.
Questo dovrebbe farci riflettere e non sottovalutare il fatto che le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e le altre guerre "invisibili", come quella in Sudan, per fare un esempio, sono collegate tra loro e che di fatto una nuova guerra mondiale potrebbe essere già in atto.
Il giorno della Memoria ci serve anche per non dimenticare le tante vittime del secondo conflitto mondiale. Si stima che in Italia il numero di vittime subite a causa dei bombardamenti nella seconda guerra mondiale sia stato molto elevato: tra 415.000 e i 443.000 (di cui 330.000 militari e 85.000 civili). La dittatura fascista porta la responsabilità di questa carneficina. È dovere di tutti riflettere sul passato e fare i conti con la storia per osservare criticamente il presente e preservare il nostro futuro.
Ci si abitua purtroppo anche all'antisemitismo, come alle giornate commemorative, se esse non sono piene di significato per l'oggi.
Allora serve agire con decisione e tutti insieme. Perché le democrazie muoiono se i democratici non agiscono.



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