Numero 4 del 2025
Titolo: ATTUALITÀ - Indossare con eleganza la propria età
Autore: Luisa Bartolucci
Articolo:
Le interviste di Slash Radio Web: intervista a Beppe Severgnini
"Socrate, Agata e il futuro: L'arte di invecchiare con filosofia", edito da Rizzoli, questo l'ultimo libro di Beppe Severgnini. L'autore, a partire dal rapporto con la nipotina, offre ai lettori una riflessione sul tempo dell'invecchiamento con una prospettiva innovativa, distanziandosi sia dalla retorica della giovinezza a tutti i costi sia dalla rassegnazione passiva. La sua proposta è quella di "indossare con eleganza la propria età", un concetto che va oltre il mero accettare lo scorrere del tempo per abbracciare un'idea più sofisticata di maturità consapevole.
D. "Socrate Agata e il futuro" è un libro diverso, difficile da definire, che induce a riflettere e sblocca indubbiamente numerosi ricordi. Inoltre al centro vi è la figura di Agata.
R. Agata è la mia nipotina, che qui è un simbolo. Questa non è una storia nonno-nipote; la bimba appare molte volte nel libro, soprattutto al principio e alla fine. La sua è una presenza significativa, perché, chi ha nipoti sa bene come essi siano l'emblema del futuro, quel futuro che corre per casa, fa casino e mette tutto in disordine. Ma invito anche chi non avesse dei nipotini a frequentare persone più giovani perché guardano avanti. Cosa sia il libro? Non lo so neanche io: se mi avessero detto che da alcune settimane è primo in classifica non ci avrei mai creduto. Io sono un neo pensionato e credo che essere nella terza età, nella terza fase della vita, entrare in questa parte della esistenza con il sorriso e l'ironia sia fondamentale. Questo libro, l'ho scritto nel retro, è per giovani critici e anziani autocritici; lo stanno acquistando numerosi ragazzi, è un modo per introdurre certi discorsi e fare un regalo anche terapeutico alle mamme, ai papà, alle zie, ai nonni. Se sia un saggio o narrativa, non lo so, ma forse ormai molti libri sono a cavallo tra le due categorie.
D. Le cose delle case e un busto di Socrate, al quale la piccola Agata fa indossare, a mo' di cappello ciò che resta di un palloncino.
R. Gli oggetti di casa, le nostre mensole, i cassetti, i ripiani, sono l'anticamera del solaio, della discarica o del mercatino vintage per i più fortunati. Invece, gli stessi oggetti, per una bambina dell'età della nostra Agata diventano magici: lei questo busto di Socrate, che ho riportato da Atene, nel 2004, anno delle Olimpiadi, lo ha trovato molto interessante, ma non è l'unico esempio, però "Socate", così lo chiama, è proprio un suo interesse, lo considera un mio coetaneo, con più barba e meno capelli.
D. Nel libro racconta di aver costituito una sorta di Museo del Passato prossimo.
R. Il Museo del Passato prossimo ce l'ho in soffitta, su scaffalature robuste di metallo, altrimenti viene giù tutto; è un luogo vietato ad Agata, perché potrebbe farsi male. Ma, a parte il divieto, è troppo presto per lei, le spiegherò tra qualche tempo questo Museo: lì ci sono gli oggetti degli anni Settanta e primi anni Ottanta, che la gente ha buttato via. Ho la mia autoradio estraibile, non mi è stata rubata e l'ho conservata; ho il mio registratore Philips a mattonella, ho la segreteria telefonica in cui si accendevano i numerini che indicavano quante telefonate avevamo ricevuto; questi sono evocatori di ricordi: l'importante è non trasformarli in feticci. Ammetto che lì rischio anch'io, poiché ogni tanto mia moglie mi guarda in modo strano ed io le dico "no"! soprattutto nei giorni in cui si effettua la raccolta differenziata non le consento di avvicinarsi a quegli scaffali.
D. Lei è riuscito a sdoganare termini come anziani e verbi quali invecchiare.
R. Certo. Le faccio un esempio: un bravo scrittore, Erri De Luca, ha trattato lo stesso tema; ha parlato dell'"età sperimentale", espressione molto bella, poetica, ma io, da saggista e giornalista, ho deciso che dovevo essere più diretto; così ho voluto quale sottotitolo "l'arte di invecchiare con filosofia". Ho suscitato qualche lamentela, ma ho deciso di utilizzare questo verbo. Poi ho domandato quale fosse l'altra parola che sulla copertina di un libro così non starebbe bene, mi è stato risposto che anche anziani sarebbe da evitare. Così ho inserito anche quel termine: "per non diventare anziani insopportabili". Questo, a parer mio dà il profumo del libro, insieme al colore rosa scelto da Agata.
D. Colore rosa che certamente attrae le lettrici. Questo è un libro declinato al maschile ma letto da numerosissime donne.
R. È declinato al maschile poiché conosco i segni inequivocabili del cattivo invecchiamento di noi uomini, sono un testimone diretto e anche un rappresentante per molte cose: guardo le pantofole nelle vetrine dei negozi, vado in palestra e mi sento umiliato; ho pensato di acquistare un borsello e mia moglie mi ha detto: "Occhio che il nostro lungo matrimonio rischia, il borsello no!".
D. Si irrita in auto?
R. No, questo no per la verità, poiché sono consapevole che diventare irascibile alla guida è proprio l'inizio della Fine, dunque mi controllo.
D. Si sofferma anche sulla tendenza di talune persone anziane ad alzare la voce quando si trovano in locali pubblici, ritenendo di acquisire maggiore autorevolezza.
R. Il suo è un riassunto impeccabile, proprio così: costoro desiderano occupare acusticamente lo spazio. Si pensi a Donald Trump: allarga le gambe, prende la posa un po' da orango, ha la cravatta rossa, è un modo per dire "io sono potente". Certo, sei il Presidente degli Stati Uniti, ma non è necessario dar vita a quelle scene da Ercole. Si tratta di cattivo invecchiamento: nei bar di Roma, Milano, Ancona o di Verona vi sono persone sui settanta e oltre, che parlano tra loro ad alta voce. Si tratta dello stesso fenomeno, Trump gira nei corridoi della Casa Bianca così. Non parliamo poi di quelli che diventano volgari!
D. A proposito di parolacce: la poetessa Patrizia Valduga sottolinea la differenza tra una parolaccia detta in romanesco e in lombardo.
R. Sì, Patrizia Valduga è stata a lungo la musa e la compagna del poeta Raboni, mio collega al "Corriere". Un anno fa circa, mentre stavo scrivendo il libro, mi ha detto: "Vedi, la differenza tra Roma e Milano la si nota anche perché per esprimere lo stesso concetto a Roma si dice "ma va' a morì ammazzato", sono diciotto lettere, a Milano si dice "copet", cinque lettere.
D. Bisogna sempre prendersi cura delle parole.
R. Sì, talvolta anche risparmiandole. Mi chiedono consigli, un consiglio per un nonno: "poche chiacchiere e molto aiuto, meno consigli e più disponibilità." La tentazione di dare consigli ai giovani è irresistibile, non solo in famiglia, anche al lavoro. Tutti vogliono dare consigli, soprattutto agli adolescenti, ma dovremmo invece ascoltarli e semmai porre delle domande. Sarebbe opportuno ad esempio chiedere a questi giovani cosa procura loro ansia e attendere le loro risposte. Questo è un esercizio che fanno in pochi, ma che funziona.
D. Lei ha avuto l'opportunità di recarsi nell'asilo di Agata ed intrattenere i bambini, cosa non facile.
R. Un pubblico di bambini di due tre anni; se non si riesce ad interessarli finisce che corrono via urlando e quando il pubblico se ne va via gridando per l'oratore è un momento difficile. Mi sono chiesto: cosa interessa ai bambini? I racconti, l'uso degli oggetti, la natura, gli animali, la sorpresa. Mi sono concentrato su chi, in quel giorno, fosse il mio pubblico: Agata, i suoi amichetti, all'asilo nido Casa sull'Albero. Quando parlo in pubblico o scrivo un libro penso sempre al target di riferimento, in che modo posso essere utile e farmi ascoltare? Gli autori che scrivono per sé partono già male a mio avviso.
D. Nel libro evidenzia quanto sia importante allenare la pazienza.
R. Beh, certo. Pensi che in una chiesa tutte le scritte sul pavimento erano un elogio della pazienza scritto in Latino. La pazienza, oltretutto, è una virtù storicamente femminile, il che non è giusto, ma la verità è che le donne hanno dovuto, per come era la società e come è stato il mondo a lungo e spero non ritorni, esercitare questa arte. Se penso a chi mi ha invitato sempre ad avere pazienza mi vengono in mente mia mamma, mia nonna materna, le mie zie alle quali ero molto legato, io sento e rivedo soltanto loro.
D. È fondamentale anche saper gestire eventuali insuccessi, fallimenti.
R. Nel libro cerco di spiegare che l'insuccesso fa parte della vita e, andando avanti con gli anni, diminuiscono il potere, il prestigio sociale, la presenza, la vigorìa. Anche queste sono forme di fallimento, in qualche modo. Bisogna imparare ad accettare tutte queste cose. Raggiunta una certa età non si è più quelli di prima, di quando si avevano 28 o 38 anni. Bisogna accettare la pensione, anche se vi sono cose che non si deve smettere di inseguire, altrimenti si rischia di divenire anziani insopportabili, quelli che io definisco "gomitoli di ambizione furiosa": sono coloro che a settant'anni ancora sono lì che strappano con i denti il posto, le cariche a chi ha 35 anni. È, ve lo garantisco, proprio un brutto spettacolo.