Numero 6 del 2025
Titolo: ATTUALITÀ- Spazi sostenibili e ambienti accessibili
Autore: Rita Chessa
Articolo:
di Rita Chessa - Il Giornale dell'Ambiente
Idee per la Giornata Mondiale dell'Ambiente
La parola "sostenibilità" è diventata un mantra: si parla di riduzione delle emissioni, di energie rinnovabili, di mobilità elettrica. Troppo spesso si dimentica che l'ambiente sostenibile non è solo quello che consuma meno risorse: è anche quello che include, che accoglie, che rispetta la complessità sensoriale e cognitiva di tutte le persone. La vera sostenibilità è, prima di tutto, accessibilità. Parliamo di una rivoluzione profonda del modo in cui progettiamo e viviamo gli spazi.
Perché un parco sia davvero pubblico deve poter essere vissuto da chi cammina, da chi si muove in carrozzina, da chi non vede o non sente, da chi percepisce il mondo con sensibilità sensoriali diverse. Ogni individuo, infatti, esperisce lo spazio in modo unico: c'è chi è disturbato dal rumore costante del traffico urbano, chi si disorienta davanti a una segnaletica visivamente confusa, chi ha bisogno di punti di riferimento tattili o sonori per orientarsi.
Ne "La realtà inventata" di Paul Watzlawick è scardinata l'idea di una realtà oggettiva e accessibile in sé, affermando che ogni forma di conoscenza, scientifica, percettiva, sociale è filtrata da modelli interpretativi. La realtà, lungi dall'essere un dato neutro, è co-costruita da osservatori situati. In questo quadro, il mondo urbano così come lo viviamo, ossia ipervisivo, rumoroso, lineare, standardizzato, non è l'unico possibile, ma il prodotto contingente di una narrazione dominante.
Ciò che oggi chiamiamo "spazio pubblico" è in realtà una costruzione epistemica che privilegia un certo tipo di corpo e di percezione: il normodotato, neurotipico, otticamente dominante. La città sostenibile che non interroga la propria grammatica sensoriale rischia di perpetuare, sotto il velo dell'ecologismo, forme sottili di esclusione.
Ridurre il rumore urbano, progettare spazi leggibili per chi non vede, rendere accessibile la natura è un atto ontologico: la riscrittura dei presupposti attraverso cui decidiamo cosa conta come reale. Se la realtà è inventata, allora può (e deve) essere reinventata per includere corpi plurali e sensibilità molteplici. La sostenibilità, in questa luce, diviene rifondazione percettiva del mondo.
Progettare ambienti inclusivi vuol dire uscire da una visione standardizzata del corpo e dei sensi, e riconoscere che l'universalità passa per la molteplicità. Le città, così come i musei, i mezzi di trasporto, i luoghi della cultura e della natura, devono diventare spazi "traducibili" nei diversi linguaggi della percezione. Questa è la nuova frontiera della sostenibilità: una sostenibilità sensoriale, relazionale, umana.
Per fare un esempio, nelle metropoli contemporanee, l'inquinamento acustico è una costante che penalizza in modo profondo le persone neurodivergenti, ipersensibili, affette da disturbi dell'attenzione, ma anche anziani e bambini. La rumorosità pervasiva è un ostacolo concreto alla partecipazione alla vita sociale, al benessere psicofisico, all'accesso agli spazi comuni. Pensare una città sostenibile vuol dire quindi progettare barriere acustiche intelligenti, introdurre superfici fonoassorbenti negli ambienti chiusi, ridurre l'invasività dei segnali sonori nei mezzi pubblici, favorire aree urbane "a bassa intensità sonora". Significa, soprattutto, proteggere e valorizzare le oasi di calma come giardini, i parchi naturali, i sentieri alberati.
Troppo spesso musei e trasporti pubblici restano spazi progettati per un solo tipo di utente: vedente, udente, autonomo nei movimenti e nella comprensione. Un museo veramente inclusivo è quello che propone percorsi tattili per persone cieche, audioguide accessibili, descrizioni in linguaggio facile per chi ha difficoltà cognitive, installazioni multisensoriali.
L'accessibilità non può ridursi alla presenza di ascensori in metropolitana. Serve segnaletica chiara, percorsi intuitivi, ambienti non eccessivamente stimolanti per chi soffre di disturbi neurologici o ansia. Serve formazione del personale, serve cura nei dettagli. Un autobus silenzioso, una voce guida non invasiva, un'interfaccia utente pensata anche per chi ha difficoltà di lettura sono tutti atti di civiltà concreta, che rendono la città più equa.
Aree verdi urbane
Gli spazi naturali, soprattutto nelle aree urbane, dovrebbero essere riconosciuti come presidi di salute pubblica e accessibilità. Oasi verdi dove poter camminare lentamente, toccare la corteccia degli alberi, sentire il vento e il silenzio. Progettare parchi accessibili significa prevedere percorsi larghi e lisci, aree sensoriali differenziate, panchine ergonomiche, fontane accessibili anche a chi è in carrozzina. Ma anche spazi protetti dal caos, dove sia possibile leggere, respirare, ascoltare senza sovrastimolazioni. Un ambiente naturale inclusivo è quello che non impone un'unica modalità di stare al mondo, ma ne accoglie infinite.
In fondo, la questione non è (solo) tecnica, ma etica. In un mondo che corre verso la transizione ecologica, non possiamo permetterci una transizione che lascia indietro le persone più fragili, o più semplicemente "diverse" dal modello standard. L'inclusività sensoriale deve diventare parte integrante della progettazione sostenibile dove un ambiente accessibile è un'aspirazione alta, una dichiarazione di civiltà. È il segno di una società che non misura l'efficienza solo in chilowatt risparmiati o in decibel abbattuti, ma nella qualità dell'esperienza umana che sa offrire.
Il senso più profondo della sostenibilità è quindi mantenere in vita il pianeta, ma anche renderlo abitabile per ogni essere umano.