Numero 13 del 2025
Titolo: Quando uscire da sole diventa un pericolo
Autore: Alessandra De Vita
Articolo:
(da «Grazia» n. 29-30-2025)
C'è chi racconta di essere stata seguita da un ragazzo incrociato per strada. E chi è stata molestata su un autobus o ha dovuto chiedere aiuto per liberarsi di un individuo minaccioso. Quattro italiane su cinque dicono che per loro le nostre città sono poco sicure, come confermano le esperienze raccolte qui
Camminare per strada da sola, senza ansia, non è affatto così semplice o scontato per una donna. La settimana scorsa, a Roma, una studentessa di 24 anni dell'università La Sapienza ha denunciato di essere stata molestata su un autobus. È rimasta profondamente delusa dal comportamento dell'autista, una donna, «che ha lasciato scappare quell'individuo». Roma occupa l'ultimo posto nella classifica delle città europee più sicure e il 70 per cento delle donne ha subito almeno una volta molestie sui mezzi pubblici nella Capitale. Quanto sono traumatizzanti queste vicende? Grazia lo ha chiesto a cinque ragazze che hanno subito molestie in strada. Rientra perfettamente nella casistica quanto è accaduto a Renata Savo, che vive a Roma, città in cui è rimasta dopo l'università. «Ero sul bus vicino alla zona dell'università, erano le 21,30 quando un uomo si è seduto accanto a me, allungando una mano sulla mia gamba. Non cera nessun altro a bordo, ero salita al capolinea. Ho prenotato la fermata successiva e lui si è appostato all'altra uscita per scendere con me. Ma la strada era deserta, quindi, vedendolo andar via, sono risalita sul mezzo rapidamente».
Anche quando non hanno intenzioni violente, molti uomini sembrano non comprendere che una donna vive con il timore di essere seguita e aggredita. Continua Renata: «Una sera, mentre pioveva e camminavo veloce su un ponte per andare a teatro, un uomo mi si è parato davanti, chiudendomi la strada. Spaventata, gli ho chiesto che cosa volesse e lui, ridacchiando, mi ha detto di rilassarmi, che ero troppo agitata. Per fortuna poi è andato via. Nonostante tutto io non voglio sentirmi insicura in questa città, non limito mai le mie uscite, i luoghi, né gli orari, altrimenti non vivrei più». Ma il timore di essere aggredite può portare a dover rinunciare alle proprie passioni. Come spiega Stefania Villani: «Mi piace fare trekking e in pieno giorno sono stata inseguita da un ragazzo, vicino alla mia casa in collina, a Cava de' Tirreni (nel Salernitano, ndr). Sono scappata e mi sono nascosta nel portone di un palazzo, finché non è passata a prendermi mia zia con la sua auto. Il giorno dopo, i maschi di casa hanno individuato quell'uomo e lo hanno affrontato ma la molestia subita è stata trattata come un «affare tra maschi», come se importunarmi fosse stata un'offesa alla famiglia. Mi sono sentita dire che era anche un po' colpa mia, perché mi avventuravo da sola in strade solitarie. Da quel giorno, comunque, non vado più a fare trekking da sola, ho perso la tranquillità e verrebbe meno il senso della mia attività. Sembra che io abbia sempre bisogno di un accompagnatore per vivere la mia passione e questo mi rattrista».
Spesso il pericolo di subire violenza per le donne si insinua in situazioni di difficoltà come è successo a Elisa Giarrusso. «Era estate, ero ferma in autostrada, vicino a Cesena, con l'auto in panne, e sono stata chiusa dentro un'altra auto da un uomo, che inizialmente si era avvicinato per soccorrermi. Mi ha pesantemente molestata, minacciata e spogliandosi mi ha costretta a guardarlo mentre si masturbava. Sono riuscita a fuggire e l'ho denunciato».
Anche per Federica Perinzano sembra impossibile poter uscire la sera con serenità. «Rientravo da una festa in casa di amici a Napoli. In un vicolo vicino alla facoltà di Architettura mi ha affiancata un ragazzo e ha iniziato a parlarmi nonostante io non volessi. Erano le 3 di notte. Mi ha seguita praticamente fino al portone di casa, fino a quando non sono riuscita ad allontanarlo, minacciando di avere una lama in borsa: era il coltello che avevo prestato al mio amico per la torta del compleanno a cui ero andata. Adesso vivo a Milano, mi ci sono trasferita da poco. Non la percepisco come una città sicura e tornare da sola a casa non è proprio il massimo». Ma nessuna città sembra libera dal rischio di aggressione.
Rita Barresi vive a Bologna. «Un giorno passavo accanto al ponte di Stalingrado, in una zona fuori dal centro storico. Era pieno giorno e io stavo camminando da sola, vestita con il cappotto e i tacchi. Due uomini a bordo di un furgone hanno accostato, hanno richiamato la mia attenzione e mi hanno invitata a mangiare con loro. Ovviamente ho rifiutato e accelerato il passo, risalendo il ponte stradale senza fermarmi. Ma loro continuavano a insistere, provando ad allungarmi un biglietto con il loro numero. Sono riuscita a seminarli scendendo in fretta le scale laterali del ponte. Per fortuna non mi hanno raggiunta. In quel momento, però, avevo il terrore che volessero rapirmi per portarmi chissà dove».
Alessandra De Vita