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Corriere Braille

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Numero 33 del 2025

Titolo: Il regno di Francesca

Autore: Gaetano Aquilino


Articolo:
A voi, che ci avete affidato ciò che di più prezioso custodite, che avete lasciato andare una mano per farla volare altrove, con la certezza che avrebbe trovato sorrisi, stupore e libertà. A voi, famiglie di sogni, di zaini pieni di speranza, di abbracci dati all'alba e pensieri dolci la sera.
A voi che avete creduto nella magia delle piccole cose e nella forza delle grandi avventure vissute insieme. E a chi ha reso tutto possibile: a chi ha costruito giorni fatti di meraviglia, a chi ha saputo ascoltare, accompagnare, accogliere, a chi ha donato tempo, cuore, pazienza e passione.
Questo racconto appartiene anche a voi. Perché ogni risata, ogni conquista, ogni luce accesa negli occhi dei bambini è il riflesso di un amore che li ha preceduti, sostenuti, e lasciati andare verso un pezzetto di cielo nuovo, da esplorare con le ali spiegate.
Grazie. Di cuore.
Il regno di Francesca
Nessuno sa davvero dove cominci il mondo di Francesca. Alcuni dicono che si trovi oltre la curva dell'ultimo arcobaleno, altri giurano di averlo intravisto nei riflessi di una pozzanghera d'estate, proprio quando il sole fa l'occhiolino all'acqua.
Quel che è certo è che Francesca non si lascia trovare da chi la cerca. Lei sceglie. Appare solo ai bambini con l'anima piena di stupore, a quelli che sanno ascoltare il silenzio e vedere la luce dentro le ombre.
È un regno fatto di foreste che cantano, fiumi che raccontano storie, e farfalle che, se posano su di te, ti insegnano a volare nei sogni. Le stagioni non seguono un ordine preciso: a volte l'inverno arriva solo per una notte e porta con sé neve che sa di zucchero; altre volte l'autunno resta per mesi solo perché agli alberi piace il rumore delle foglie secche sotto i piedi.
In mezzo a tutto questo, tra creature che brillano e segreti custoditi sotto la corteccia degli alberi, vive qualcosa di ancora più raro: la possibilità che tutto sia possibile.
E se stanotte, nel dormiveglia, senti una risatina leggera vicino all'orecchio... non preoccuparti. Forse una fata ti sta scegliendo.
E così, in una notte di sogni e batticuori, Francesca li toccò sulla fronte con il polpastrello fatato e li portò via, leggeri come pensieri buoni, verso il suo Regno.
Il primo a svegliarsi fu Dario.
Aprì gli occhi e rise. Senza motivo, solo per il piacere di essere dove non sapeva. Poi fece una battuta alla farfalla che gli girava attorno, e lei rise pure. Dario era imprevedibile come un temporale d'estate: poteva farti ridere a crepapelle o scioglierti con un abbraccio improvviso. Francesca gli brillava negli occhi, e lui sembrava già aver capito tutto. O quasi.
Accanto a lui si stropicciava gli occhi Liborio, con l'espressione da poeta innamorato.
«Questo posto... profuma di abbracci», mormorò, stringendo al petto il cuscino che si era portato dal mondo di prima. Romantico e coccolone, Liborio vedeva il bello dove gli altri ancora cercavano la luce. Aveva un cuore grande, e lo portava in mano.
Più in là, rannicchiato tra due funghi giganti, sedeva Gaspare, piccolo e timido.
Sembrava spaesato, ma osservava tutto con gli occhi spalancati, come se ogni stelo d'erba fosse un enigma da decifrare. Non parlava molto, ma chi gli stava vicino sentiva un calore silenzioso e rassicurante.
Un tonfo fece vibrare i petali di un fiore gigante: era Laura, atterrata con un sorriso e una forza che poteva spostare alberi.
«Forse ho calpestato un elfo», disse, ridendo. Allegra e forzuta, Laura era quella che prendeva la vita a braccetto e la faceva girare in tondo. Nessuno aveva mai visto qualcuno di così solare... e così pericolosa per i cespugli di mirtilli.
Accanto a un ruscello che cantava canzoni antiche, Lorena si dondolava su una liana.
«Io non ho ascoltato nulla, ma mi piace», disse alla fata che fluttuava accanto a lei. Irreverente ma tenera, Lorena era come un biscotto ripieno: croccante fuori, ma se le mordevi il cuore... ti scioglievi.
In cima a una collina, già pronto a scalare la successiva, c'era Federico.
Temerario e instancabile, aveva lo sguardo di chi è sempre un passo avanti e non ha paura nemmeno dei mostri sotto al letto. Nel regno di Francesca, dove tutto è vivo, era già amico di tre draghi e mezzo.
Claudia, invece, stava seduta su una roccia musicale.
Ogni volta che parlava, la pietra suonava un accordo perfetto. Acuta e armoniosa, sapeva trovare il tono giusto in ogni cosa: una frase, una risata, un silenzio. Aveva l'anima sintonizzata sul bello.
Poco più in là, Andrea guardava il cielo e sorrideva piano.
Dolce e perspicace, sembrava leggere nelle nuvole le parole che nessuno dice. Non parlava molto, ma quando lo faceva, sembrava che anche le farfalle si fermassero ad ascoltare.
E poi c'era Dennis. Per lui non esisteva la calma: era tutto un saltello continuo.
Era l'anima della festa, anche quando la festa non era prevista. Con il sorriso acceso come una lanterna, portava allegria come si porta un aquilone in un giorno di vento. Gioioso, spontaneo e contagioso, Dennis era la risata che manca quando serve.
Dopo di lui Valentina si presentò con uno sguardo ironico e un gesto affettuoso.
«Francesca, eh? Ci mancava solo il regno fatato», disse, stringendo la mano a una lucciola come fosse un'amica di vecchia data. Ironica, sì, ma tenerissima: era capace di prenderti in giro con amore e consolarti con una battuta.
Giovanni si era già accorto di tutto.
Dove erano, chi c'era, e come si poteva sopravvivere con stile. Osservatore e gentiluomo, aveva quella calma nobile di chi ascolta più di quanto si parla. E quando parlava, sembrava che gli alberi annuissero.
Francesco era in mezzo a tutti, con il sorriso di chi ha già aiutato tre compagni e offerto metà della merenda fatata.
Generoso e divertente, era il cuore del gruppo. Se qualcuno era triste, bastava un suo abbraccio o una battuta per cambiare giornata.
Su un ramo, leggero come una piuma, stava Simone.
Esile, dolce, con lo sguardo pieno di domande che non mettevano ansia, ma voglia di cercare. Sembrava fragile, ma in realtà era forte nel modo più raro: sapeva restare se stesso.
Andrej, anche lui era piccoletto, sì, ma aveva lo sguardo di chi ha deciso dove andare.
Non parlava per farsi notare, ma quando diceva qualcosa... si sentiva. Deciso, tenace, sorprendente. Se un giorno dovrà comandare un esercito di bruchi volanti, non si tirerà certo indietro.
Giuseppe, invece, non aveva bisogno di chiedere nulla.
Aveva già costruito una capanna con due foglie e un filo di sole. Indipendente, sveglio, e un po' misterioso. Sapeva il fatto suo e quello degli altri, ma con discrezione.
Infine arrivò Davide, facendo un ingresso teatrale tra fuochi fatati e risate.
Casinista, festaiolo, impossibile da ignorare. Aveva un'energia così viva che i rami si muovevano al suo passaggio. Ma sotto la confusione, c'era un cuore caldo, pronto a brillare.
E così erano arrivati tutti e sedici. Ognuno diverso, ognuno indispensabile.
La Fata Francesca li osservò in silenzio, poi sorrise: «Benvenuti, piccoli splendori. Siete pronti per riscrivere la storia del Regno di Francesca?».
Gaetano Aquilino



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