Numero 16 del 2025
Titolo: Quando il Codice Rosso non riesce a proteggerci
Autore: Letizia Magnani
Articolo:
(da «Grazia» n. 37-38-2025)
Fatimi Hayat a Foggia, Tiziana Vinci a La Spezia. In pochi giorni due donne che avevano denunciato i rispettivi ex sono state uccise. Provvedimenti di arresto, divieti di avvicinamento e braccialetti elettronici non sono serviti. La coordinatrice del centro a cui una di queste vittime aveva chiesto aiuto parla a Grazia dei tanti limiti delle leggi anti-femminicidio
«Poteva essere ancora viva». Lo dice con la voce spezzata Francesca Vecera, coordinatrice del centro antiviolenza di Foggia e provincia. Fatimi Hayat, «Anna», si era rivolta al centro più di una volta, aveva sporto denuncia alle forze dell'ordine, sapeva di essere in pericolo. Lo sapevano tutti. Il suo ex, Tariq El Mefedel, 46enne, la perseguitava. L'uomo la pedinava, sui social aveva pubblicato foto della donna come fosse un manifesto funebre. Per lui Anna doveva morire e il 6 agosto l'ha uccisa.
Tiziana Vinci, 54 anni, è stata uccisa il 13 agosto a La Spezia dall'ex marito, Umberto Efeso, tre anni più di lei: accoltellata nella casa dove lavorava come collaboratrice domestica. Anche lei, madre di sei figli, aveva denunciato: l'uomo aveva un divieto di avvicinamento e portava il braccialetto elettronico da giugno, ma da giorni il dispositivo non funzionava bene. Sono due vicende che mostrano i limiti delle norme che dovrebbero proteggere le donne che denunciano.
Il caso di Fatimi è esemplare. Dopo la denuncia, le operatrici avevano chiara la situazione: nella «relazione di pericolosità» che inviano alla polizia scrivono che c'è «pericolo di femminicidio» e suggeriscono alla donna di andarsene da Foggia. Pochi giorni prima che l'uomo la bracchi sotto casa, e la uccida, lei si sente seguita. Ha paura, torna dalle forze dell'ordine, scrive al Centro antiviolenza. Scatta il Codice Rosso, la procedura che introduce misure urgenti per la tutela delle vittime di violenza domestica e a rischio femminicidio. Ma qualcosa non funziona: all'uomo viene dato sì il divieto di dimora a Foggia, ma non quello di avvicinamento. Le autorità non predispongono per lui il braccialetto elettronico, per «problemi tecnici». In luglio era stato emesso a suo carico anche un provvedimento di arresto, non eseguito perché l'uomo era senza fissa dimora.
A Foggia e provincia, dal 2001 a oggi, sono state uccise 30 donne. L'ultima, prima di Anna, è stata Celeste Palmieri, nel 2024. Al suo ex marito era stato imposto il braccialetto elettronico. «Ma non funzionava mai. Lei lo sapeva. E l'ha uccisa nel parcheggio del supermercato», racconta ancora Vecera. Spesso non c'è una copertura adeguata del segnale, manca la rete.
Il Codice Rosso, in vigore dal luglio 2019, è stato rafforzato dal Decreto Roccella, approvato nel novembre 2024. Queste leggi dovrebbero fermare la violenza. Allora perché le donne vengono uccise? «Perché non vengono credute», conclude Vecera. «A volte le forze dell'ordine non danno retta nemmeno a noi. I centri antiviolenza ascoltano le donne, riconoscono i segnali. La verità è che, ogni volta che una donna che si rivolge a noi non scappa subito, io temo per lei».
Letizia Magnani