Numero 2 del 2001
Titolo: Per le antiche gradinate...
Autore: Orlando Paladino
Articolo:
Lettera aperta al dr. Giovanni Marcuccio, Presidente del Molces
di ORLANDO PALADINO
Con attonito stupore ho letto il Suo editoriale sul numero 5/6-2000 di "Cultura Nuova", periodico a cura del MOLCES (Movimento Operativo per la Lotta contro l’Emarginazione Sociale), e non posso fare a meno di comunicarLe alcune mie riflessioni.
Premetto che Le scrivo non come Segretario Generale dell’Unione Italiana dei Ciechi, ma come persona e come cittadino, che per qualche decennio si è trovato ad operare in settori delicati della struttura sociale.
Le preciso anche che non intendo svolgere alcuna difesa del Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi, né dell’Unione stessa, entrambi chiamati da Lei in causa come strumenti di emarginazione. Le Sue accuse sono così piene di livore, indimostrate e, se consente, volgari che si squalificano da sole.
Voglio invece richiamare la Sua attenzione sulle possibili conseguenze delle Sue presunte denunce:
a) Abrogazione dell’art. 3 della Costituzione, laddove riconosce a tutti i cittadini pari dignità sociale, senza distinzione di condizioni personali, ed attribuisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli per il pieno sviluppo della persona umana.
b) Abrogazione dell’art. 4 della Costituzione che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e affida alla Repubblica la promozione delle condizioni per rendere effettivo tale diritto.
c) Abrogazione dell’art. 38 della Costituzione sul diritto all’assistenza e al lavoro dei disabili.
d) Abrogazione delle leggi sul diritto al lavoro dei disabili, e dei ciechi in particolare.
e) Abolizione della pensione sociale riconosciuta ai portatori di handicap.
f) Abolizione della indennità di accompagnamento.
Ugualmente abolito andrebbe il "mare di privilegi" (l’espressione è Sua) in cui nuotano i ciechi: dalla detraibilità delle spese per il cane guida alla riduzione dell’IVA, dalla detraibilità delle spese per l’autoveicolo al riconoscimento gratuito degli ausili informatici, dalla precedenza nei concorsi alla priorità nell’assegnazione delle sedi, e via dicendo.
Dopo aver scritto queste righe ho voluto rileggere (e l’ho fatto più volte) il Suo editoriale, così enormi mi sembravano le Sue posizioni. La rilettura mi ha generato un unico dubbio: forse quelli che Lei chiama "privilegi" non vuole che siano tolti a tutti i portatori di handicap, ma soltanto ai minorati della vista, colpevoli (questo sì, devo ammetterlo) di essere nella loro quasi totalità aderenti alla da Lei tanto esecrata Unione Italiana dei Ciechi.
Ma la sua furia iconoclasta non si ferma qui, poiché Lei vuole privare le organizzazioni non lucrative (Le ricordo che non c’è solo l’Unione) della possibilità di operare nel sociale con interventi concreti. Così, cosa importa se le istituzioni sanitarie non fanno prevenzione della cecità, l’Unione non deve preoccuparsene, perché da ciò derivano prestigio e lodi.
E’ un ben strano modo di ragionare il suo che, tra l’altro, porta a considerare non degradante l’accattonaggio se fatto da singoli "con tanto di nome e cognome" sulle gradinate delle chiese, mentre costituisce vergogna l’operare di associazioni a favore della comunità.
Per parte mia sono orgoglioso di essere cittadino di un paese che ha saputo introdurre nel proprio ordinamento giuridico il principio della solidarietà e della condivisione.
Lei, invece, dottor Marcuccio, sembra avere nostalgia del tempo in cui i disabili erano abbandonati a se stessi ed alla occasionale pietà dei passanti e delle congregazioni di beneficenza.
Allora, visto che disprezza tanto la "cianfrusaglia di privilegi" che l’Unione ha ottenuto per i ciechi, perché non rinuncia almeno alla aborrita indennità di accompagnamento, che invece mi risulta incassare regolarmente?
Mi stia bene
Orlando Paladino