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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2001

Titolo: SIBEMOLLE

Autore: Flavio Vezzosi


Articolo:
MUSICISTI SI NASCE O SI DIVENTA

Buona disposizione e buona scuola

"Mio figlio ha una vera e propria vocazione per la musica?"

"Avrei voluto studiare musica, ma non ero affatto portato".

Affermazioni che sanno di luogo comune, più che di verità.

Soffermiamoci brevemente ad analizzarle, per tentare di capire se la "vena musicale" è innata, o se il talento deve essere inculcato, instillato come una benefica pozione.

Finito e rifinito

Cominciamo con lo sgombrare il campo da false verità: anche in fatto di musica, come accade per tutto ciò che appartiene allo scibile umano, possono esistere fenomeni estremi. Essere un "enfant prodige" non è da tutti, come pure dimostrare una assoluta indifferenza nei confronti di qualsiasi tipo di musica è cosa altrettanto rara. Avere dunque una inclinazione più o meno spiccata verso la musica riconosciuta fin dall’infanzia, se poi non si riceve un’educazione tempestiva, basata su un approccio libero e creativo con il linguaggio musicale, qualunque esso sia, non è sufficiente a garantire esiti positivi. In poche parole, per diventare un musicista o anche semplicemente un amante della musica, non basta avere avuto da piccoli un buon orecchio, o una voce intonata.

Fondamentale è il modo ed il metodo con cui avviene la vera formazione musicale. Saltando al passaggio successivo, si può tranquillamente affermare che è altrettanto vero il possesso di tutti questi requisiti e cioè, buona disposizione ad apprendere ed una buona scuola, non sono ancora garanzie di un successo formativo in campo musicale. È come se chi imparasse a leggere, a scrivere e a parlare in una lingua nuova, fosse automaticamente uno scrittore "finito e rifinito". Bisogna quindi intendersi su cosa intendiamo per musicista, su quali devono essere gli obiettivi da raggiungere. Dare a tutti l’opportunità di sperimentare cosa significa far musica, imparare a conoscere le regole fondamentali dei linguaggi musicali più noti, deve far parte del percorso educativo di ognuno di noi.

Musica al momento giusto

Sono questi i compiti specifici della scuola. Interpretare, invece, un qualsiasi segnale di un bambino che dimostri un qualche interesse a fatti o eventi legati più o meno direttamente al mondo dei suoni, come se fosse un indubbio vagito del genio nascente, può creare false illusioni negli adulti che lo circondano, da cui potrebbero poi scaturire effetti negativi nel processo educativo del bambino stesso.

In sintesi: musica sì, ma al momento giusto, nel modo giusto, senza eccessi e sempre divertendosi.



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