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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2001

Titolo: MOBILITÀ

Autore: Flavio Vezzosi


Articolo:
SOLO ME NE VO' PER LA CITTÀ

Strisciando, strisciando… verso l’"angolo amico"

Parafrasando il celebre motivetto degli anni che furono, proponiamo qualche spunto di riflessione sulla condizione del non vedente che, privo di un braccio sicuro che lo guidi, si trova oggi ad affrontare da solo la "giungla metropolitana". Prima di tutto vogliamo schierarci, senza indugio, dalla parte di chi sostiene che pensare ad un cieco capace di spostarsi autonomamente nel caos del traffico di una città qualsiasi, sia ormai diventata una vera utopia. L’unica possibilità che gli resta, è di poter compiere percorsi ripetitivi (casa - ufficio o simili), sfruttando precisi punti di riferimento e mettendo a dura prova le sue capacità mnemoniche e di orientamento, visto che, proprio grazie al caos che regna sovrano nella vita urbana, non mancano ostacoli inattesi e sempre nuovi, o difficoltà contingenti, determinate da disguidi o ritardi dei mezzi di trasporto. Mentre si assiste al continuo peggiorare della mobilità pubblica generale, ecco spuntare qua e là modelli di sperimentazioni che vorrebbero essere imitati, di tracciati pedonali ad uso dei ciechi. Si tratta di contrassegnare dei tragitti che collegano luoghi di sicuro interesse pubblico, con corsie in gomma appositamente fabbricate, dotate di righe a rilievo, percepibili da un piede abbastanza allenato, calzato con scarpe e non con scarponi da montagna.

Braccio esperto

Nascono addirittura dei codici "tattili", basati sulle differenti striature ed altezza delle righe, del senso longitudinale o trasversale delle stesse. Così accade di vedere questi percorsi per ciechi dipanarsi lungo corridoi, pensiline, sale d’attesa, biglietterie delle principali stazioni ferroviarie ed aerostazioni.

Dovremmo dunque immaginare che un cieco in partenza per una qualsiasi destinazione, si faccia scaricare da un mezzo pubblico o privato in prossimità dell’inizio di uno di questi percorsi, poniamo alla stazione di Roma Termini, per iniziare poi da solo la sua sfida contro il mondo. Dovrà quindi strisciare i suoi piedi molto diligentemente, fino a raggiungere la biglietteria e, dando per scontato che lì oltre ad acquistare il biglietto avrà ricevuto le informazioni relative al suo treno, dovrà proseguire, sempre strisciando, fino al binario 21, dove salirà sul treno diretto all’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino. All’aeroporto scenderà e, strisciando strisciando, raggiungerà la "sala amica", appositamente predisposta per dare assistenza ai passeggeri disabili. Forse qui troverà, finalmente, un braccio esperto che lo aiuterà a sbrigare le pratiche d’imbarco e che lo condurrà fino alla scaletta del suo aereo.

Meglio avere a disposizione persone o strisciare da soli?

Flavio Vezzosi



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