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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2001

Titolo: Musei: qualcosa si muove, ma...

Autore: Vittorio Esposito


Articolo:
La questione dei musei aptici

di VITTORIO ESPOSITO

In questi ultimi anni, e in particolare nell’anno Giubilare, lo Stato ha mostrato una insolita efficienza nel restituire alla fruizione pubblica, dopo attenti restauri, spazi museali, monumenti ed edifici storici stimolando l’interesse dei cittadini verso il "proprio" patrimonio artistico. Da questa rinnovata "offerta" culturale ne sono stati esclusi, però, i non vedenti perché nulla è stato fatto per l’allestimento o l’ampliamento di musei aptici.

Di quei musei, cioè, dove i minorati della vista possono entrare in "rapporto fisico" con sculture e dipinti attraverso il tatto. Sì, anche con i dipinti. Perché se è considerato "normale" che un cieco possa riconoscere le forme di una statua attraverso una attenta "osservazione" tattile, la "visione" di un quadro da parte di un non vedente è ritenuta impossibile. In realtà, le moderne tecnologie consentono di tradurre in tre dimensioni l’immagine del dipinto ottenendo così un bassorilievo che può essere "toccato" come qualunque altra scultura. Basta andare nei negozi di articoli da regalo per trovare la riproduzione a rilievo di celebri quadri.

Zigrinature diverse

Attraverso una diversa zigrinatura delle "forme", poi, è possibile definirne, in modo prestabilito, anche i colori. Si avrebbero così quadri da vedere non solo con gli occhi ma anche con le mani. Ciò può essere particolarmente utile a chi ha il ricordo dei colori in quanto la cecità è sopravvenuta in età più o meno adulta. Ma anche il cieco dalla nascita, attraverso la convenzionalità della corrispondenza di ogni tipo di zigrinatura ad un colore che, ovviamente, lui non percepisce (e che deve essere indicata anche in Braille nella targhetta esplicativa dell’opera), può rendersi meglio conto che le "cose" si distinguono tra loro, oltre che per la forma, anche per il colore avuto dalla natura (è il caso delle mele che possono essere verdi, gialle o rosse a seconda della qualità) o dall’uomo (nel caso di edifici).

In un museo aptico, inoltre, insieme alla riproduzione in scala o a grandezza naturale di "capolavori" del passato e alla esposizione di opere appositamente realizzate, e forse donate, da autori contemporanei, possono essere allestiti plastici di intere città o quartieri, di monumenti e di interni di palazzi che possono consentire al cieco di "toccare" e conoscere il luogo dove vive o si trova in quel momento rendendolo così "padrone" dello spazio in cui si muove.

Un museo aptico può servire anche ad educare sia i giovani che gli adulti cosiddetti normodotati a considerare i non vedenti non come "diversi" ma come individui, che come tutti, per un completo sviluppo intellettuale necessitano anche delle sollecitazioni culturali proprie delle arti visive per "crescere" ed essere "utilizzati" al meglio nella società.



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