Numero 2 del 2001
Titolo: Il dovere della verità
Autore: Tommaso Daniele
Articolo:
Assegno integrativo sostitutivo della prestazione di accompagnatori militari
di TOMMASO DANIELE
Cari amici, da qualche tempo a questa parte giungono in sede centrale telefonate di rammaico e qualche volta di protesta da parte di dirigenti e soci per il silenzio dell’Unione Italiana Ciechi rispetto ad alcun sentenze pretoriali relative all’equiparazione dell’indennità di accompagnamento dei ciechi civili a quella dei ciechi di guerra, in particolare l’ultima del pretore di Nola n. 141/99 depositata il 7 gennaio 1999, che riconosce ai ciechi civili l’assegno integrativo di cui all’oggetto.
Il cosiddetto attuale silenzio dell’Unione dipende dal fatto che sulla materia essa si è espressa ufficialmente in diverse circostanze: infatti, più volte ed in diversi luoghi d’Italia ci sono state sentenze che hanno fatto sperare ai ciechi civili gli stessi emolumenti spettanti ai ciechi di guerra, sentenze che puntualmente sono state rigettate in seconda istanza fatta eccezione per la sentenza di Pisa, che è passata ingiudicata per decorrenza dei termini utili per l’opposizione da parte del Ministero dell’Interno.
Allora come oggi centinaia di ciechi si sono affidati ad avvocati ai quali in qualche caso sono stati corrisposti anche congrui anticipi: Milano, Bologna, ecc…; in quella circostanza la Direzione Nazionale ha compiuto un approfondito esame della materia, avvalendosi anche di pareri tecnici altamente qualificati, pervenendo alla conclusione che i ricorsi erano infondati in quanto la piena equiparazione dell’indennità di accompagnamento dei ciechi civili a quella dei ciechi di guerra (legge 429/1991) si riferiva alla sola indennità di accompagnamento e non anche all’assegno integrativo sostitutivo della presentazione di accompagnatori militari.
In tal senso si sono espresse alcune sentenze della Cassazione, l’ultima in ordine di tempo la n. 10642 del 27/9/1999, Cassazione Sezione Lavoro, come risulta dal parere del Centro di Documentazione Giuridica "Gianni Fucà" cui recentemente ci siamo rivolti per una ulteriore conferma del nostro punto di vista.
La carta del ricorso
Noi dell’Unione Italiana Ciechi abbiamo il dovere di dire la verità e di non alimentare speranze che sappiamo andranno deluse e non possiamo seguire il cattivo esempio di altre assocazioni che per motivi di mera propaganda e di proselitismo invitano i ciechi a presentare ricorsi che sanno essere infondati, facendo la gioia di alcuni avvocati, che spesso prendono un congruo anticipo.
Tuttavia questo non significa che l’Unione Italiana Ciechi sconsigli ai propri soci di giocare la carta del ricorso, ciascuno è libero di spendere come crede i propri soldi; non ci scandalizza quindi il fatto che qualcuno voglia provarci, pur sapendo di avere poche probabilità.