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CONSIGLIO REGIONALE U.I.C.I.: REGIONE UMBRIA -

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Relazione morale 2009

19 Aprile 2010

In Umbria il 2009 è stato un anno assai impegnativo per la nostra Associazione, in considerazione del fatto che la politica e quindi le istituzioni, sono state impegnate in una serie di percorsi legislativi, che hanno visto profondamente coinvolto il tessuto socio-economico della Regione.

Proprio all’inizio dell’anno ha preso avvio l’iter legislativo di alcuni provvedimenti destinati ad incidere fortemente nella vita dei cittadini umbri nei prossimi anni.

Dopo ben nove anni si è iniziato a discutere sulla legge di riordino del welfare, presupposto per la successiva adozione del 2° piano sociale regionale.

Contemporaneamente è partita anche la discussione sul piano sanitario regionale, nonché quella sulla legge regionale riguardante i fondi per la non autosufficienza. Inoltre, per completare il quadro, ha preso avvio in parallelo l’iter delle riforme endoregionali.

Come si evince facilmente, nell’anno appena concluso, di carne al fuoco ne è stata messa davvero molta. Il Consiglio Regionale umbro, ha pertanto dovuto sobbarcarsi il non lieve onere di essere presente in maniera proficua sui numerosi tavoli di discussione.

Al termine dell’anno è certamente possibile tracciare un bilancio di quanto il lavoro dell’Unione abbia inciso nella elaborazione dei provvedimenti sopra richiamati.

Il confronto con la Regione è stato lungo e talvolta anche aspro, lavorando di concerto anche con altre associazioni è stato possibile ottenere alcuni risultati significativi, che certamente hanno una valenza generale, ma che sono stati ottenuti grazie alla perseveranza dei rappresentanti dell’Unione.

L’Unione, ha puntato su alcune questioni che sono sembrate strategiche per orientare la politica socio-sanitaria umbra dei prossimi anni.

L’alleggerimento burocratico del provvedimento legislativo sulla non autosufficienza, la forte interconnessione fra il piano sociale e quello sanitario, una forte connotazione sociale della principale riforma endoregionale, che significa porre i corpi sociali intermedi al centro della programmazione delle politiche socio-sanitarie sia a livello centrale che a quello dei dodici ambiti territoriali individuati dalla normativa, ma anche della loro realizzazione attraverso il coinvolgimento delle associazioni mediante l’affidamento a singole associazioni o a consorzi di esse, della esecuzione e gestione di interventi e progetti sull’intero territorio regionale, hanno costituito i punti qualificanti dell’azione politica elaborata dal Consiglio Regionale Umbro dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Fatta eccezione per il piano sociale e per quello sanitario, che vedranno certamente la luce verso la fine della legislatura regionale, gli altri provvedimenti sopra richiamati, sono già leggi della Regione dell’Umbria.

Il 2009 ha visto inoltre il Consiglio Regionale impegnato nella gestione di due “eventi” estremamente negativi, quali la chiusura del C R E S C di Assisi (istituito dal Consiglio Regionale Umbro dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, dall’Istituto Serafico di Assisi e dalla Regione dell’Umbria, ai sensi dell’articolo 3 ex legge 284/97, a causa della mancanza di utenti extra regionali) e la inaspettata e gravissima crisi nei rapporti fra la nostra Associazione e l’Istituto Serafico, in quanto da parte della proprietà dello stesso, cioè la Diocesi, si è deciso di eliminare la rappresentanza dell’Unione dal Consiglio di Amministrazione di detto Istituto.

Di tale situazione si è già occupata la Direzione Nazionale e i vertici della Federazione.

Il Consiglio Regionale, in ordine a quest’ultimo gravissimo fatto, ritiene che nei confronti dell’Istituto Serafico, sia da parte dell’Unione che della Federazione, vengano intraprese iniziative politiche forti, perché, come è stato evidenziato da molti dirigenti umbri della nostra associazione, non si può “utilizzare” per oltre venti anni l’Associazione per costruire un forte posizionamento all’interno delle istituzioni regionali e di quelle riabilitative, fruendo in quest’ultimo caso della Federazione che è stata prodiga di attenzione e di sostegno nei confronti dell’Istituto Serafico e poi sbattere la porta in faccia all’Unione, progettando contemporaneamente un “Osservatorio Nazionale sulla Pluridisabilità “ con sede del coordinamento presso l’Istituto Serafico, costituito da strutture riabilitative cattoliche che certamente non può essere letto come un atto di amichevole vicinanza nei confronti dell’Unione e della Federazione.

Da ultimo vale la pena ricordare, come in ossequio a quello spirito di collaborazione che finora ha sempre pervaso i Dirigenti umbri dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ai vari livelli, il Consiglio Regionale dell’Unione ha favorito attraverso l’utilizzazione del proprio personale, ma soprattutto utilizzando la propria rete di rapporti istituzionali, lo svolgimento del “Campus estivo”, finanziato dall’ I.Ri.Fo.R. e riservato ai bambini ciechi e ciechi pluriminorati umbri, presso l’isola Polvese.

E’ stata un’esperienza estremamente positiva che ha visto entusiasti certamente i ragazzi, ma soprattutto le loro famiglie che hanno avuto modo di conoscersi, di frequentarsi, sia pure per un breve periodo, che tuttavia ha consentito di iniziare un rapporto positivo fra i ragazzi e le famiglie. La positività di tale iniziativa, è stata fatta proprio notare dalle famiglie, le quali hanno chiesto con insistenza che possa essere ripetuta anche la prossima estate.

Il Consiglio Regionale, come si evince da quanto precede, ha avuto il suo bel da fare.

Positività e negatività si sono succedute. Tuttavia l’impegno del Presidente e dell’intero Consiglio hanno assicurato all’Unione Italiana Ciechi dell’Umbria, un ruolo rilevante nel panorama associativo regionale.

Al termine della legislatura sarebbe opportuno tracciare un bilancio complessivo dell’azione politica del Consiglio Regionale dell’Unione.

La semplice rilettura dei vari documenti prodotti nel corso degli anni dal Consiglio stesso, appare sufficientemente esaustiva in ordine ad almeno due questioni. La prima è rappresentata da una assoluta condivisione da parte dell’intero Consiglio Regionale della politica dell’Associazione, il che sta a significare una unità da parte della dirigenza non sempre riscontrabile in altre realtà regionali. Il confronto, la condivisione delle priorità da porre al centro dell’azione dell’Unione hanno consentito alla dirigenza di agire sui vari tavoli istituzionali in posizione di forza nella consapevolezza di un sostegno incondizionato, ma consapevole da parte dei due Consigli Provinciali. La seconda questione è rappresentata da una strategia di relazioni politiche che ha fatto dell’Unione un’associazione sempre più interventista, nel senso che è maturato nella dirigenza il convincimento che un’associazione come l’Unione abbia la legittimazione a porsi come interlocutore delle istituzioni, ma anche di associazioni altre in ambiti diversi da quelli tipici della propria mission. Ciò ha consentito un ampliamento delle attività, ma soprattutto ha fatto sì che all’Unione stessa si aprissero nuovi scenari di intervento aumentandone la credibilità sociale e di conseguenza il peso politico. Senza peccare di presunzione è possibile affermare che il ruolo immaginato per la nostra Associazione in ambito regionale, ha ottenuto significativi riscontri anche in ambito nazionale, se è vero, come è vero, che alcuni interrogativi ai quali a livello umbro si è cercato di rispondere circa le nuove strategie politico associative da intraprendere da parte dell’Unione all’interno di un contesto sociale ed istituzionale in rapidissimo mutamento, sono stati posti all’ordine del giorno del dibattito precongressuale. Ciò rappresenta certamente un riconoscimento al Consiglio Regionale, ma anche ai Consigli Provinciali che hanno rappresentato un notevole impulso nell’indirizzarne le scelte politiche, forti del consenso e quindi della legittimazione ricevuti dalla base, nel corso delle assemblee provinciali.

Al prossimo Consiglio Regionale spetterà un compito assai complesso che dovrà essere affrontato con grande determinazione e con grande competenza. I cambiamenti costituzionali ridisegneranno per intero i compiti delle regioni conferendo alle stesse ampi poteri legislativi nelle materie di interesse per la categoria dei ciechi; non sarà facile per nessuno districarsi nel vortice dei cambiamenti, ma soprattutto non sarà facile difendere le conquiste ottenute con anni di lotta. Le politiche socio sanitarie verranno riprogettate ex novo, e questo rappresenterà un banco di prova fondamentale per la coesione del sistema sociale. E’ di tutta evidenza come le associazioni di promozione sociale e più in generale il terzo settore costituiscano i primari interlocutori della politica e delle istituzioni, con ciò significando che dalla loro capacità politico progettuale dipenderà il futuro delle cosidette categorie deboli.

Siamo certi che il nuovo Consiglio Regionale, come del resto i nuovi Consigli Provinciali, saranno in grado ancora una volta di far fronte alle numerose difficoltà che il momento storico pone loro dimostrando, se mai ve ne fosse bisogno, che all’interno dell’Unione esistono le competenze, la determinazione per affrontare e superare le difficoltà che apparentemente possono sembrare insormontabili.

Il Presidente del Consiglio Regionale Emilio Vantaggi