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ONLUS
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CONSIGLIO REGIONALE U.I.C.I.: REGIONE UMBRIA -

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Relazione Programmatica 2009

10 Novembre 2008

I prossimi mesi e i prossimi anni certamente saranno tempi di cambiamento non solo per il nostro Paese, ma per il mondo intero. La crisi economica attuale non lascerà il mondo come prima, ma ridisegnerà un universo economico e sociale assai diverso all'interno del quale emergeranno nuovi equilibri, nuove priorità, rapporti di forza differenti sia in termini sociali sia economici e, auspicabilmente, anche morali e filosofici.

Già il fatto che organismi internazionali di primaria importanza come il FMI, l'OCSE abbiano riscoperto quale elemento, tra gli altri, attraverso i quali risolvere la crisi, le teorie keynesiane che fino a qualche mese orsono avrebbero rappresentato delle vere bestialità, è assai esemplificativo rispetto ai mutamenti che ci aspettano.

Nel nostro piccolo l'Italia vive la stessa situazione, ma in più si trova alle prese con una riforma, quella “federale” che ne cambierà in maniera radicale l'assetto, sia sotto il profilo strettamente istituzionale sia sotto quello fiscale.

Da un'attenta lettura del testo licenziato recentemente dal Consiglio dei Ministri emerge un impianto generale abbastanza condivisibile nei principi; è necessario comprendere, numeri alla mano, quali saranno i riflessi reali che tale riforma produrrà in termini di politiche sociali, sanitarie, industriali, ecc. La cosa certa in ogni caso è che comunque sia l'esito della riforma sarà in capo alle regioni che ricadrà il compito di legiferare in ordine alle politiche di cui sopra in maniera assai più totalizzante di quanto accade adesso.

Rispetto agli anni passati, allor quando si paventava la riforma fiscale in senso federale, oggi ci troviamo di fronte ad un testo che diventa anche un importante elemento di riflessione circa il ruolo che una Associazione come la nostra è chiamata a svolgere a livello nazionale, regionale e provinciale. E' da ritenere che sempre più la nostra Associazione debba svolgere un ruolo politico, all'interno del contesto regionale, in virtù di quanto siamo venuti sin qui dicendo. Non si tratta di un velleitarismo insulso, bensì della coscentizazzione di una forza rappresentativa sempre più ampia che la realtà sociale sta conferendo all’Unione.

L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti rappresenta infatti, oltre ai propri iscritti, anche un’ampia fascia di popolazione che è costituita dagli anziani, i quali per evidenti motivi naturali hanno a che fare con problemi di vista. Nella nostra regione secondo recentissimi dati AUR la popolazione cosiddetta anziana è pari al 23,2 % di quella complessiva, dato questo depurato dalla parte di popolazione costituita dagli immigrati, con una proiezione del 32% al 2020. E' quindi doveroso da parte dell'Unione farsi carico di problematiche che vanno al di là rispetto a quelle strettamente legate alla categoria.

E' di tutta evidenza pertanto che, nell'assoluta e totale autonomia dai partiti che ha sempre contraddistinto l'opera dell'Unione, è necessario mettere a punto una credibile piattaforma politica capace di rispondere alle esigenze di carattere generale e di trovare quindi interlocuzione sui vari tavoli istituzionali che rappresentano i laboratori della politica regionale.

Il primo banco di prova a cui l'Unione Italiana dei Ciechi è chiamata è rappresentato dalle prossime elezioni amministrative. Infatti, nella prossima primavera verranno rinnovati i due Consigli Provinciali e buona parte delle amministrazioni comunali della Regione. In questa fase si parla di progetti, di programmi, di città da reinventare e di realtà da trasformare. All'interno di questo dibattito ci si deve inserire per apportare quel contributo di idee che decenni di azione associativa hanno dimostrato essere particolarmente apprezzato e soprattutto risolutivo, se è vero come è vero che i ciechi italiani hanno raggiunto traguardi veramente significativi.

E' credibile pensare che questa Associazione debba passare da una fase "espansiva e di consolidamento" , ad una fase successiva che si potrebbe definire della "coscienza sociale". Ciò in quanto l'Unione è chiamata per certi versi sempre meno ad occuparsi di bisogni primari legati ad una categoria ristretta di persone, ma sempre più ad affrontare problematiche che interessano fasce di popolazione molto ampie che sono di nuova attenzione rispetto al passato.

Occuparsi del piano urbano della mobilità, del piano urbanistico delle città, dello sviluppo delle periferie, con tutto ciò che comporta in termini sociali, non rappresenta un qualcosa che si colloca al di fuori del campo d'interesse dell'Unione. Creare una città vivibile per tutti, significa consentire una mobilità più semplice ai nostri iscritti, ai nostri anziani, ai nostri studenti; significa organizzare la vivibilità delle città, non anche, ma per.

In questa fase pertanto è bene che anche l'Unione dei Ciechi alimenti il dibattito pre-elettorale tentando di far recepire all'interno delle linee programmatiche messe a punto dalle coalizioni le proprie istanze. Pertanto nei prossimi mesi la Presidenza Regionale sarà chiamata a verificare attraverso incontri con le coalizioni candidate alla guida delle principali città umbre ad una serie di verifiche circa la volontà da parte delle stesse a recepire, in tutto o in parte, le indicazioni della nostra Associazione. Analoga azione deve essere effettuata dalle Sezioni, proprio perché hanno un rapporto ancora più diretto con gli enti territoriali. All'esito di tali incontri dovremmo avere il coraggio di valutare in maniera esplicita i vari programmi esprimendo ove necessario dei “no” secchi ovvero i giusti apprezzamenti.

Il Consiglio ritiene che in questa fase il confronto con le forze politiche del territorio debba rivestire un carattere assolutamente prioritario.

Tuttavia, restano ancora irrisolte alcune questioni assai rilevanti.

In particolare un notevole impegno va profuso per il sostegno “politico” dell’Istituto Serafico e del CRESC, al fine di poter realizzare, nella nostra regione, questo polo di eccellenza relativo alla riabilitazione e alla formazione dei soggetti ciechi pluriminorati gravi e gravissimi, che in virtù dell’alta qualificazione di quelle strutture, sembra davvero a portata di mano rispettivamente come centro di riabilitazione e come centro di formazione. In particolare il fatto che il CRESC abbia una nuova sede realmente rispondente alle necessità richieste dalla tipologia delle attività, rappresenta il passaggio definitivo verso la consacrazione a livello di eccellenza dell’Ente.

Altra questione alla quale è necessario rivolgere la massima attenzione è quella legata all’istruzione. Infatti dopo la disastrosa politica scolastica degli ultimi due anni, che ha visto, fra l’altro, fortemente penalizzato il settore della disabilità attraverso la riduzione del numero degli insegnanti di sostegno e il depauperamento del Fondo Speciale per la disabilità, sembra che il nuovo governo, quantomeno per il momento, abbia posto fine a questo tipo di restrizioni. Tuttavia, siamo in pieno dibattito circa la Riforma della scuola, il che significa che non è possibile dare nulla per scontato e pertanto, sia a livello centrale che regionale, va mantenuto aperto il rapporto con le istituzioni, al fine di poter esercitare giuste pressioni ove si dovessero verificare riduzioni di personale e più in generale dei Servizi specifici rivolti agli alunni disabili ed alle loro famiglie.

Non si finirà mai di sottolineare l’importanza che l’istruzione e la cultura rivestono certamente per la generalità dei cittadini, ma soprattutto per una categoria come la nostra. Deve essere convinzione comune che l’istruzione per i ciechi rappresenta l’unico vero grimaldello attraverso il quale scardinare, rimuovendolo, il problema dell’esclusione sociale derivante da una cultura ancora impregnata di pregiudizi, che vedono la persona non vedente come incapace di entrare pienamente nelle dinamiche sociali intese in senso generale. E’, questa, la società “delle conoscenze” e in una società siffatta le competenze e, più in generale, la qualificazione culturale delle persone sono indispensabili per un dignitoso percorso sociale e lavorativo, volto all’integrazione. Questo vale, a maggior ragione, per una categoria come la nostra. Pertanto, oltre alla buona volontà dei singoli, è necessario che, da parte dell’Unione, si compiano, come già evidenziato, atti concreti volti al raggiungimento degli obiettivi sopra accennati. Non dimentichiamo che ogni qualvolta il livello culturale e professionale di un non vedente si è rivelato elevato ha consentito allo stesso di raggiungere risultati di assoluto riguardo, il che è una ulteriore dimostrazione del fatto che la “non qualità” preclude a tutti, e in particolare ai ciechi, numerose opportunità che altrimenti potrebbero essere colte .

Si indicano brevemente le altre questioni sulle quali per l’anno a venire il Consiglio Regionale dovrà focalizzare il proprio impegno:

1.affrontare e risolvere definitivamente il problema della riconducibilità degli ausili tiflologici, nonché uniformare le procedure assai differenziate tra le diverse A.S.L. della regione che causano disservizi e disparità di trattamento tra i cittadini, in attesa che il Governo proceda alla riformulazione e quindi all’emanazione del DPCM 23/4/2008;

  1. al fine di favorire l’associazionismo, abolire la quota della tassa di circolazione regionale sugli autoveicoli di proprietà delle associazioni di volontariato e di promozione sociale;
  2. equiparare il trattamento dell’aliquota Irap delle ONLUS a quello delle cooperative sociali, equiparazione peraltro proposta a suo tempo in maniera bipartisan, con disegno di legge regionale n. 687 del gennaio 2007 a firma dei Consiglieri Sebastiani e Tomassoni, e recepita dal Consiglio Regionale con LR n. 36 del 24/12/2007 in maniera assolutamente parziale e irrilevante;
  3. attuare, reperendo gli adeguati stanziamenti, la circolare Sirchia per il finanziamento di corsi di orientamento e mobilità: purtroppo infatti l’Assessorato competente, nonostante numerose sollecitazioni, non ha ancora provveduto ad emanare le linee di indirizzo, ciò con grave pregiudizio per gli utenti;
  4. predisporre un piano organico per i trasporti dei disabili sia in ambito urbano che extraurbano.

Come evidenziato nei precedenti documenti programmatici l’attuazione della legge sulle politiche attive del lavoro sta trovando ancora ingiustificabili difficoltà; infatti, le convenzioni di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 276/2003 non sono state, colpevolmente dalla Regione, ancora stipulate, il che rappresenta un fatto piuttosto grave, in quanto continua ad essere assai problematico l’inserimento al lavoro dei soggetti disabili anche pluriminorati. Su questo specifico tema dovrà proseguire un’azione di forte pressione sull’assessorato competente, affinché si possa giungere, in tempi rapidi, ad una definizione della materia e quindi alla possibilità di garantire una realizzazione professionale anche ai soggetti diversamente abili.

Altra questione di particolare rilievo di cui dovrà continuare a farsi carico il Consiglio Regionale è quella della condizione degli anziani. La società di oggi è una società che invecchia. Tuttavia, attraverso la continua evoluzione scientifica, diminuiscono progressivamente i condizionamenti sociali derivanti dalle patologie. Da ciò discende il fatto che la popolazione dei non vedenti, propriamente detti, da un lato subisce una riduzione in termini numerici in virtù dei nuovi ritrovati della scienza, il che è ovviamente positivo, dall’altro vede aumentare, come evidenziato in precedenza, in maniera esponenziale l’età media dei propri componenti: infatti oltre il 70% dei ciechi della regione dell’Umbria è costituito come noto da ultra sessantenni, anche perché la Regione Umbria, dopo la Liguria, è percentualmente, come abbiamo visto, la Regione con più anziani d’Italia. Non vanno sottaciute le difficoltà che l’Unione ha incontrato e incontra nel rapportarsi con ciechi anziani, ma soprattutto con le loro famiglie che considerano il cieco anziano quasi esclusivamente fonte di reddito e, quindi, da preservare ad ogni costo rispetto ai rapporti con il mondo esterno, ma anche con la nostra associazione.

Altra problematica rilevante è quella relativa agli ipovedenti. Il Consiglio Regionale deve indicare alle Sezioni le relative linee-guida in ordine agli interventi riguardanti tale categoria, anche alla luce del fatto che per gli ipovedenti è aumentata significativamente la gamma dei servizi che l’Unione offre loro. Basti ricordare la capacità acquisita dalla “mini-stamperia” di Perugia di produrre testi ingranditi.

Come si vede gli impegni e le cose da fare sono molte e richiedono una notevole dedizione da parte della dirigenza. Tutto ciò può essere fruttuoso soltanto se, all’interno del Consiglio Regionale e dei Consigli provinciali, regna l’unità di intenti, elemento indispensabile per raggiungere gli obiettivi programmati e per superare gli ostacoli che, di volta in volta, si pongono sul percorso dell’integrazione.

Per quanto riguarda il Bilancio Preventivo 2009, questo è improntato, ancora una volta, in maniera coerente con le linee di politica amministrativa gestionale seguite da anni da questa dirigenza, che sono costituite dalla razionalizzazione e contenimento della spesa, dall’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa ed operativa dell’Ente.

Il Presidente del Consiglio Regionale Emilio Vantaggi