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ONLUS
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CONSIGLIO REGIONALE U.I.C.I.: REGIONE UMBRIA -

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Relazione Programmatica 2008

10 Novembre 2007

L’attività del Consiglio Regionale nell’anno 2008 sarà fortemente condizionata dall’esito della legge finanziaria relativa all’anno in questione attualmente all’esame del Parlamento in un clima politico tumultuoso che non lascia presagire nulla di buono soprattutto in termini di stabilità. Tuttavia è in atto un vero e proprio braccio di ferro tra la nostra associazione, il Governo e il Parlamento per vedere accolte almeno tre richieste che vengono ritenute assolutamente prioritarie:

  • aumento di € 60,00 ripartiti in un triennio, dell’indennità speciale per i ciechi ventesimisti per una spesa di : € 12.000.000,00 per il 2008, € 24.000.000,00 per il 2009 e € 36.000.000,00 per il 2010;
  • una riserva del 30% per i disabili gravi nella graduatoria dei progetti del Servizio Civile Volontario;
  • la elevazione dal 2 al 4% della percentuale di volontari del Servizio Civile di cui all’art. 40 della legge 289/2002.

In ottemperanza alle linee politiche sancite dall’ultimo Congresso nazionale è necessario accrescere non solo sulla carta il ruolo politico e di coordinamento del Consiglio Regionale.

Il ruolo delle Regioni, alle quali vengono conferiti nuovi poteri che vanno ad aggiungersi a quelli già a loro riservati dalla legge n. 3 del 2001, impone a tutte le associazioni, e anche alla nostra, di svolgere un compito “politico” assai ampio, che le impegnerà in maniera totalizzante. Il Consiglio Regionale è chiamato pertanto in maniera preliminare ad uno studio attento delle nuove competenze attribuite alle regioni, programmando la propria azione tenendo conto di tutto questo e modulando l’azione stessa in base all’analisi dei bisogni della categoria, senza perdere di vista quelli che sono gli obiettivi politici generali. Tali analisi dovranno essere ulteriormente approfondite e rapide tenendo conto che le nuove normative in materia anche fiscale e, soprattutto, la stesura del nuovo Piano Sociale Regionale e del nuovo Piano Sanitario Regionale chiameranno la presidenza regionale a svolgere un ruolo certamente strategico e, quindi, fondamentale per il futuro della categoria nella nostra regione.

Vale la pena indugiare brevemente sul significato concreto, ma anche politico degli strumenti sopra richiamati. Il Piano Sociale Regionale e quello Sanitario sono strumenti centrali, come detto, per quanto riguarda la categoria dei ciechi. Infatti, le politiche del lavoro, dell’istruzione, della riabilitazione, degli interventi per gli anziani trovano le linee di indirizzo pluriennale in questi strumenti. E’ di tutta evidenza, quindi, che la fase partecipativa, che precede l’approdo in consiglio regionale dei relativi testi, assume un rilievo particolare. E’ in questa fase, infatti, che l’associazione deve avere chiaro il quadro delle necessità e quindi degli obiettivi che intende perseguire e raggiungere. Si è da sempre convinti che la partecipazione alla programmazione delle politiche sociali rappresenti un momento importante per la costruzione delle stesse. Troppo spesso, però, si risolve in una presenza passiva che quindi non incide rispetto alle proposte avanzate dalle istituzioni. E’ altrettanto evidente come una singola associazione non possa avere la possibilità da sola di orientare gli indirizzi delle politiche sociali ed è per questo che vanno ricercate intese programmatiche con altri soggetti associativi al fine di acquisire un peso politico adeguato. E’ in questa fase che l’associazione deve dimostrare capacità di iniziativa sotto il profilo delle idee e dei programmi, ma anche capacità di aggregazione di altri soggetti intorno a quelle idee e intorno a quei programmi.

Ma quali sono in realtà le tematiche sulle quali il Consiglio Regionale sarà chiamato ad operare nel prossimo futuro?

In parte sono state elencate in precedenza; tuttavia vale la pena soffermarsi su alcune di esse.

Per quanto riguarda l’istruzione l’Unione dovrà intensificare i rapporti con la Direzione Generale Scolastica Regionale visto anche l’atteggiamento del Nuovo Direttore Generale Regionale particolarmente strano ed ambiguo: ci si riferisce alle vicende che riguardano lo IAC di Assisi, più comunemente conosciuta come la scuola speciale per ciechi annessa all’Istituto Serafico. Le problematiche in discussione a tale proposito tra l’Istituto Serafico e la scuola sono di molteplice natura e non chiamano in causa direttamente la nostra Associazione, se non per un aspetto che è quello relativo al progetto che sta a fondamento dell’esistenza della scuola medesima. Occorre dire con estrema franchezza ed onestà intellettuale che, allo stato delle cose, il progetto di sperimentazione della scuola di Assisi, approvato con decreto ministeriale del 1977 e confermato con provvedimento di analoga natura nel 1983, non ha più ragione di esistere. Infatti mentre all’epoca dell’istituzione e negli anni immediatamente successivi la popolazione scolastica frequentante era rappresentata da soggetti aventi capacità tali da potersi definire scolarizzabili, con il passare del tempo, anche per la trasformazione dell’Istituto Serafico, che ha spostato la propria mission nel campo della riabilitazione, la scuola oggi, il cui organico è ancora formato in maniera tradizionale (cattedre disciplinari), con i nuovi alunni non può non ripensare in maniera radicale il proprio progetto formativo. Ciò in quanto gli attuali studenti sono soggetti pluriminorati gravi e gravissimi, la cui scolarizzazione, nei termini tradizionalmente intesi, non è assolutamente possibile. Pertanto, consapevoli di ciò, l’Unione non può, per mero interesse di bottega, difendere la scuola attuale perché se ciò accadesse significherebbe in realtà venire meno alla mission della nostra associazione, che è quella di fare gli interessi dei ragazzi e delle loro famiglie e non di chi difende rendite di posizione, funzionali alla proprie convenienze personali.

Altra questione è rappresentata dal numero degli insegnanti di sostegno disponibili sul territorio in considerazione del fatto che, come ricordato in altre occasioni, la legge di riforma n. 53/2003 e i regolamenti di attuazione della stessa hanno portato ad una riduzione delle percentuali degli insegnanti medesimi rispetto alla densità del corpo docente. L’attuale compagine governativa sta, di fatto, proseguendo sul vecchio binario, tanto che è prevedibile una ulteriore contrazione degli organici. La riduzione del numero degli insegnanti di sostegno, quindi, sta ulteriormente accentuando le difficoltà tanto agli alunni, quanto alle famiglie, che vedono ridursi in maniera sensibile l’efficacia degli inserimenti in termini di integrazione e, quindi, l’opportunità che un’adeguata istruzione dovrebbe mettere a disposizione anche dei loro figli. Pertanto sia a livello nazionale, sia a livello regionale, si dovrà produrre il massimo sforzo, affinché il diritto allo studio non rimanga un sogno, ma una concreta possibilità di integrazione e realizzazione del proprio progetto di vita. La riduzione del personale della scuola dello IAC di Assisi ovvero la soppressione della scuola, tra l’altro rimetterebbe nel circuito degli insegnanti di sostegno un numero di unità considerevole, che risolverebbero non poche situazioni. Pertanto qualora la nostra associazione dovesse essere chiamata in causa, ovvero ad esprimere un proprio punto di vista sulla questione, non potrà che sostenere e valorizzare la tesi sopra esposta. Anche per l’anno 2008 sarà compito del nostro Consiglio Regionale quello di organizzare, per quanto fattibile, azioni per stimolare le Sezioni, il centro di Consulenza Tiflodidattico di Assisi ad accrescere il supporto alle famiglie, alle scuole e agli studenti.

Un notevole impegno va quindi dedicato al sostegno “politico” dell’Istituto Serafico e del C.R.E.S.C., al fine di poter realizzare, nella nostra regione, questo polo di eccellenza relativo alla riabilitazione e alla formazione dei soggetti ciechi pluriminorati gravi e gravissimi, che in virtù dell’alta qualificazione di quelle strutture, sembra davvero a portata di mano rispettivamente come centro di riabilitazione e come centro multifunzionale di ricerca e formazione.

Deve essere convinzione comune che l’istruzione per i ciechi rappresenta l’unico vero grimaldello attraverso il quale scardinare, rimuovendolo, il problema dell’esclusione sociale derivante da una cultura ancora impregnata di pregiudizi, che vedono la persona non vedente come incapace di entrare pienamente nelle dinamiche sociali intese in senso generale. E’, questa, la società “delle conoscenze” e in una società siffatta le competenze e, più in generale, la qualificazione culturale delle persone sono indispensabili per un dignitoso percorso sociale e lavorativo, quindi “all’integrazione”. Questo vale, a maggior ragione, per una categoria come la nostra. Pertanto, oltre alla buona volontà dei singoli, è necessario che, da parte dell’Unione, si compiano, per quanto possibile, atti concreti volti al raggiungimento degli obiettivi sopra accennati. Ogni volta che il livello culturale e professionale di un non vedente si è rivelato elevato ha consentito allo stesso di raggiungere risultati di assoluto riguardo, il che è una ulteriore dimostrazione del fatto che la non qualità preclude a tutti, e in particolare ai ciechi, numerose opportunità che altrimenti potrebbero essere colte .

Quale ruolo, in questo senso può svolgere il Consiglio Regionale?

Oltre ai rapporti istituzionali di cui si è già fatto cenno andrebbero avviati celermente i rapporti con altre istituzioni che, a vario titolo, possono concorrere alla formazione e all’autonomia, intesa in senso ampio, dei ciechi. Per brevità vale la pena indicare i punti principali sui quali per l’anno avvenire il Consiglio Regionale dovrà focalizzare il proprio impegno:

  1. affrontare e risolvere definitivamente il problema della riconducibilità degli ausili tiflologici, nonché uniformare le procedure assai differenziate tra le diverse A.S.L. della regione che causano disservizi e disparità di trattamento tra i cittadini;
  2. al fine di favorire l’associazionismo, abolire la quota della tassa di circolazione regionale sugli autoveicoli di proprietà delle associazioni di volontariato e di promozione sociale;
  3. equiparare il trattamento dell’aliquota Irap delle ONLUS a quello delle cooperative sociali, equiparazione peraltro proposta in maniera bipartisan con disegno di legge regionale n. 687 del gennaio 2007 a firma dei Consiglieri Sebastiani e Tomassoni;
  4. attuare, reperendo gli adeguati stanziamenti, la circolare Sirchia per il finanziamento di corsi di orientamento e mobilità: purtroppo infatti l’Assessorato competente, nonostante numerose sollecitazioni, non ha ancora provveduto ad emanare una circolare di indirizzo, ciò con grave pregiudizio per gli utenti;
  5. predisporre un piano organico per i trasporti dei disabili sia in ambito urbano che extraurbano.

Come evidenziato nel precedente documento programmatico l’attuazione della legge sulle politiche attive del lavoro sta trovando notevoli difficoltà; infatti, le convenzioni di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 276/2003 non sono state, colpevolmente dalla Regione, ancora stipulate, il che rappresenta un fatto piuttosto grave, in quanto continua ad essere assai problematico l’inserimento al lavoro dei soggetti disabili anche pluriminorati. Su questo specifico tema dovrà proseguire un’azione di forte pressione sugli organi competenti, affinché si possa giungere, in tempi rapidi, ad una definizione della materia e alla possibilità di garantire una realizzazione professionale anche ai soggetti diversamente abili.

Altra questione di particolare rilievo di cui dovrà continuare a farsi carico il Consiglio Regionale è quella della condizione degli anziani. La società di oggi è una società che invecchia. Tuttavia, attraverso la continua evoluzione scientifica, diminuiscono progressivamente i condizionamenti sociali derivanti dalle patologie. Da ciò discende il fatto che la popolazione dei non vedenti, da un lato subisce una riduzione in termini numerici, il che è ovviamente positivo, dall’altro vede aumentare, in maniera esponenziale l’età media dei propri componenti. Oltre il 70% dei ciechi della regione dell’Umbria è costituito come noto da ultra sessantenni, anche perché la Regione Umbria dopo la Liguria è percentualmente la Regione con più anziani d’Italia, il 23%, dato questo depurato dalla parte di popolazione costituita dagli immigrati. Non vanno sottaciute le difficoltà che l’Unione ha incontrato e incontra nel rapportarsi con ciechi anziani, ma soprattutto con le loro famiglie che considerano il cieco anziano fonte di reddito e, quindi, da preservare ad ogni costo rispetto ai rapporti con il mondo esterno, ma anche con la nostra associazione. Dovrà essere compito dell’Unione quello di porre in essere azioni capaci di rimuovere alcuni ostacoli oggettivi che, in molti casi, rendono difficoltosa l’esistenza degli anziani e delle loro famiglie. Un esempio per tutti è rappresentato dalla difficoltà di inserimento di ciechi anziani all’interno delle case di riposo.

Nei prossimi mesi il Consiglio Regionale, inoltre, dovrà valutare la situazione degli ipovedenti e porre in essere a tal fine una adeguata politica, che dovrà essere suggerita alle Sezioni, al fine di consentirne una concreta attuazione sul territorio. Ad ogni buon conto, per onor di verità, occorre sottolineare l’importanza dell’iniziativa intrapresa dalla Sezione di Perugia, la quale si è vista co-finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, un’ulteriore fase del progetto che prevede la realizzazione della cd “Ministamperia Braille”, co-finanziamento con il quale sarà possibile acquistare le attrezzature necessarie per la produzione di testi ad uso degli ipovedenti.

Come si vede gli impegni e le cose da fare sono molte e richiedono una notevole dedizione da parte della dirigenza. Tutto ciò può essere fruttuoso soltanto se, all’interno della nostra associazione, regna l’unità di intenti, elemento indispensabile per raggiungere gli obiettivi programmati e per superare gli ostacoli che, di volta in volta, si pongono sul percorso dell’integrazione.

Non dobbiamo dimenticare, vale la pena insistere su questo, che nel corso dell’ultimo Congresso è stata da tutti sottolineata la necessità di attribuire ai consigli regionali un ruolo politico più forte all’interno dell’associazione. Noi siamo stati fra quelli. Da ciò discende l’obbligo di una accentuazione della presenza politica del Consiglio Regionale all’interno del dibattito intorno alle politiche sociali, ma anche di una più forte azione di indirizzo e di coordinamento nei confronti delle Sezioni, non tanto per una insignificante volontà di esercitare controlli o condizionamenti dell’attività delle Sezioni stesse, ma per rendere più coesa l’associazione, per favorire gli scambi di esperienze, insomma, per rendere più efficace e utile l’impegno dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Per quanto riguarda il Bilancio Preventivo 2008, questo è improntato, ancora una volta, in maniera coerente con le linee di politica amministrativa gestionale seguite da anni da questa dirigenza, che sono costituite dalla razionalizzazione e contenimento della spesa, dall’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa ed operativa dell’Ente.

Il Presidente del Consiglio Regionale Emilio Vantaggi