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CONSIGLIO REGIONALE U.I.C.I.: REGIONE UMBRIA -

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Relazione morale 2007

22 Novembre 2006

L’attività del Consiglio Regionale nell’anno 2007 sarà fortemente condizionata dall’esito della legge finanziaria relativa all’anno in questione attualmente all’esame del Parlamento in un clima politico tumultuoso che non lascia presagire nulla di buono soprattutto in termini di stabilità. Al momento in cui viene redatto il presente documento il test della finanziaria non pone in discussione nessuna delle tematiche riguardanti la nostra categoria; tuttavia, proprio per la imprevedibilità dell’evoluzione dei lavori parlamentari, non si può non vigilare attentamente al fine di evitare spiacevoli sorprese.

In ottemperanza alle linee politiche sancite dall’ultimo Congresso nazionale è necessario accrescere non solo sulla carta il ruolo politico e di coordinamento del Consiglio Regionale. A tale proposito la sede centrale ha individuato, attraverso figura del segretario regionale, un intervento significativo affinché tali obiettivi possano essere raggiunti.

Il ruolo delle Regioni, alle quali vengono conferiti nuovi poteri che vanno ad aggiungersi a quelli già a loro riservati dalla legge n. 3 del 2001, impone a tutte le associazioni, e anche alla nostra, di svolgere un compito “politico” assai ampio, che le impegnerà in maniera totalizzante. Il Consiglio Regionale è chiamato pertanto in maniera preliminare ad uno studio attento delle nuove competenze attribuite alle regioni, programmando la propria azione tenendo conto di tutto questo e modulando l’azione stessa in base all’analisi dei bisogni della categoria, senza perdere di vista quelli che sono gli obiettivi politici generali. Tali analisi dovranno essere ulteriormente approfondite e rapide tenendo conto che le nuove normative in materia anche fiscale e, soprattutto, la stesura del nuovo Piano Sociale Regionale e del nuovo Piano Sanitario Regionale chiameranno la presidenza regionale a svolgere un ruolo certamente strategico e, quindi, fondamentale per il futuro della categoria nella nostra regione.

Vale la pena indugiare brevemente sul significato concreto, ma anche politico degli strumenti sopra richiamati. Il Piano Sociale Regionale e quello Sanitario sono strumenti centrali, come detto, per quanto riguarda la categoria dei ciechi. Infatti, le politiche del lavoro, dell’istruzione, della riabilitazione, degli interventi per gli anziani trovano le linee di indirizzo pluriennale in questi strumenti. E’ di tutta evidenza, quindi, che la fase partecipativa, che precede l’approdo in consiglio regionale dei relativi testi, assume un rilievo particolare. E’ in questa fase, infatti, che l’associazione deve avere chiaro il quadro delle necessità e quindi degli obiettivi che intende perseguire e raggiungere. Si è da sempre convinti che la partecipazione alla programmazione delle politiche sociali rappresenti un momento importante per la costruzione delle stesse. Troppo spesso, però, si risolve in una presenza passiva che quindi non incide rispetto alle proposte avanzate dalle istituzioni. E’ altrettanto evidente come una singola associazione non possa avere la possibilità da sola di orientare gli indirizzi delle politiche sociali ed è per questo che vanno ricercate intese programmatiche con altri soggetti associativi al fine di acquisire un peso politico adeguato. E’ in questa fase che l’associazione deve dimostrare capacità di iniziativa sotto il profilo delle idee e dei programmi, ma anche capacità di aggregazione di altri soggetti intorno a quelle idee e intorno a quei programmi.

Ma quali sono in realtà le tematiche sulle quali il Consiglio Regionale sarà chiamato ad operare nel prossimo futuro?

In parte sono state elencate in precedenza; tuttavia vale la pena soffermarsi su alcune di esse.

Per quanto riguarda l’istruzione l’Unione dovrà intensificare i rapporti con la Direzione Generale Scolastica Regionale tenendo conto, tra l’altro, che proprio in questi giorni, è stato sostituito il Direttore Generale e quindi bisognerà riprendere ad affrontare le questioni pendenti con il suo successore cercando di interpretare al meglio il nuovo corso di politica scolastica che certamente avrà luogo.

In termini concreti il problema degli insegnanti di sostegno si sta aggravando in considerazione del fatto che, come ricordato in altre occasioni, la legge di riforma n. 53/2003 e i regolamenti di attuazione della stessa hanno portato ad una riduzione delle percentuali degli insegnanti di sostegno rispetto alla densità del corpo docente. L’attuale compagine governativa sta, di fatto, proseguendo sul vecchio binario, tanto che è prevedibile una ulteriore contrazione degli organici. La riduzione del numero degli insegnanti di sostegno, quindi, sta ulteriormente accentuando le difficoltà tanto agli alunni, quanto alle famiglie, che vedono ridursi in maniera sensibile l’efficacia degli inserimenti in termini di integrazione e, quindi, l’opportunità che un’adeguata istruzione dovrebbe mettere a disposizione anche dei loro figli. Pertanto sia a livello nazionale, sia a livello regionale, si dovrà produrre il massimo sforzo, affinché il diritto allo studio non rimanga un sogno, ma una concreta possibilità di integrazione e realizzazione del proprio progetto di vita. Sarà quindi compito dell’Unione quello di organizzare, per quanto fattibile, azioni di supporto alle famiglie, alle scuole e agli studenti, utilizzando al meglio le risorse umane e finanziarie disponibili.

Un notevole impegno va quindi dedicato al sostegno “politico” dell’Istituto Serafico e del C.R.E.S.C., al fine di poter realizzare, nella nostra regione, questo polo di eccellenza relativo alla riabilitazione e alla formazione dei soggetti ciechi pluriminorati gravi e gravissimi, che in virtù dell’alta qualificazione di quelle strutture, sembra davvero a portata di mano rispettivamente come centro di riabilitazione e come centro multifunzionale di ricerca e formazione.

Deve essere convinzione comune che l’istruzione per i ciechi rappresenta l’unico vero grimaldello attraverso il quale scardinare, rimuovendolo, il problema dell’esclusione sociale derivante da una cultura ancora impregnata di pregiudizi, che vedono la persona non vedente come incapace di entrare pienamente nelle dinamiche sociali intese in senso generale. E’, questa, la società “delle conoscenze” e in una società siffatta le competenze e, più in generale, la qualificazione culturale delle persone sono indispensabili per un dignitoso percorso sociale e lavorativo, quindi “all’integrazione”. Questo vale, a maggior ragione, per una categoria come la nostra. Pertanto, oltre alla buona volontà dei singoli, è necessario che, da parte dell’Unione, si compiano, per quanto possibile, atti concreti volti al raggiungimento degli obiettivi sopra accennati.

Quale ruolo, in questo senso può svolgere il Consiglio Regionale?

Oltre ai rapporti istituzionali di cui si è già fatto cenno andrebbero avviati celermente i rapporti con i mass media, con le famiglie, con le U.S.L. e con le altre istituzioni che, a vario titolo, possono concorrere alla formazione e all’autonomia, intesa in senso ampio, dei ciechi. Ogni volta che il livello culturale e professionale di un non vedente si è rivelato elevato ha consentito allo stesso di raggiungere risultati di assoluto riguardo, il che è una ulteriore dimostrazione del fatto che la non qualità preclude a tutti, e in particolare ai ciechi, numerose opportunità che altrimenti potrebbero essere colte .

Come evidenziato nel precedente documento programmatico l’attuazione della legge sulle politiche attive del lavoro sta trovando notevoli difficoltà; infatti, le convenzioni di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 276/2003 non sono state, dalla Regione, ancora stipulate, il che rappresenta un fatto piuttosto grave, in quanto continua ad essere assai problematico l’inserimento al lavoro dei soggetti disabili anche pluriminorati. Su questo specifico tema dovrà proseguire un’azione di forte pressione sugli organi competenti, affinché si possa giungere, in tempi rapidi, ad una definizione della materia e alla possibilità di garantire una realizzazione professionale anche ai soggetti diversamente abili.

Altra questione di particolare rilievo di cui dovrà continuare a farsi carico il Consiglio Regionale è quella della condizione degli anziani. La società di oggi è una società che invecchia. Tuttavia, attraverso la continua evoluzione scientifica, diminuiscono progressivamente i condizionamenti sociali derivanti dalle patologie. Da ciò discende il fatto che la popolazione dei non vedenti, da un lato subisce una riduzione in termini numerici, il che è ovviamente positivo, dall’altro vede aumentare, in maniera esponenziale l’età media dei propri componenti. Oltre il 70% dei ciechi della regione dell’Umbria è costituito da ultra sessantenni. Non vanno sottaciute le difficoltà che l’Unione ha incontrato e incontra nel rapportarsi con ciechi anziani, ma soprattutto con le loro famiglie che considerano il cieco anziano fonte di reddito e, quindi, da preservare ad ogni costo rispetto ai rapporti con il mondo esterno, ma anche con la nostra associazione. Dovrà essere compito dell’Unione quello di porre in essere azioni capaci di rimuovere alcuni ostacoli oggettivi che, in molti casi, rendono difficoltosa l’esistenza degli anziani e delle loro famiglie. Un esempio per tutti è rappresentato dalla difficoltà di inserimento di ciechi anziani all’interno delle case di riposo.

Nei prossimi mesi il Consiglio Regionale, inoltre, dovrà valutare la situazione degli ipovedenti e porre in essere a tal fine una adeguata politica, che dovrà essere suggerita alle sezioni, al fine di consentirne una concreta attuazione sul territorio.

Come si vede gli impegni e le cose da fare sono molte e richiedono una notevole dedizione da parte della dirigenza. Tutto ciò può essere fruttuoso soltanto se, all’interno della nostra associazione, regna l’unità di intenti, elemento indispensabile per raggiungere gli obiettivi programmati e per superare gli ostacoli che, di volta in volta, si pongono sul percorso dell’integrazione.

Non dobbiamo dimenticare, vale la pena insistere su questo, che nel corso dell’ultimo Congresso è stata da tutti sottolineata la necessità di attribuire ai consigli regionali un ruolo politico più forte all’interno dell’associazione. Noi siamo stati fra quelli. Da ciò discende l’obbligo di una accentuazione della presenza politica del Consiglio Regionale all’interno del dibattito intorno alle politiche sociali, ma anche di una più forte azione di indirizzo e di coordinamento nei confronti delle Sezioni, non tanto per una insignificante volontà di esercitare controlli o condizionamenti dell’attività delle Sezioni stesse, ma per rendere più coesa l’associazione, per favorire gli scambi di esperienze, insomma, per rendere più efficace e utile l’impegno dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Per quanto riguarda il Bilancio Preventivo 2007, questo è improntato, ancora una volta, in maniera coerente con le linee di politica amministrativa gestionale seguite da anni da questa dirigenza, che sono costituite dalla razionalizzazione e contenimento della spesa, dall’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa ed operativa dell’Ente.

Il Presidente del Consiglio Regionale Emilio Vantaggi