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ONLUS
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SEZIONE PROVINCIALE U.I.C.I.: PROVINCIA PERUGIA -

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RELAZIONE PROGRAMMATICA 2009

Sono molti anni che le tematiche delle nostre assemblee e dei nostri convegni vertono assai spesso su ciò che potrebbe avvenire a seguito della riforma in senso federale dello Stato. Nella prima decade di ottobre il Consiglio dei ministri ha licenziato un testo, il testo di una legge delega, avente ad oggetto il federalismo fiscale.

Le ipotesi fino ad ora prese in esame in dette circostanze, trovano pertanto in questa fase, concreti elementi su cui tessere ragionamenti, valutare con chiarezza quali saranno gli orizzonti anche politico- associativi all’interno di uno stato e quindi di una società che in pochissimi anni, che piaccia, o no, muterà in maniera sostanziale la vita delle istituzioni, dei corpi sociali intermedi e ovviamente dei cittadini.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è chiamata, al pari degli altri soggetti portatori di interessi diffusi, e quindi di rilevanza sociale, preliminarmente ad effettuare una analisi sugli scenari futuri, ma soprattutto, in base alle risultanze dell’analisi stessa, ad attrezzarsi strutturalmente, progettualmente e politicamente, per non farsi trovare impreparata di fronte ai cambiamenti sociali, politici ed economici, che stanno caratterizzando questo momento storico, nazionale ed internazionale.

Per motivi di spazio non si può, in questo documento, compiere un’ analisi dettagliata sulle numerose questioni aperte; tuttavia, alcuni spunti possono essere forniti, al fine di contribuire ad una riflessione ampia che, si spera, possa coinvolgere anche i livelli nazionali della nostra Associazione.

Il paese si è ormai incamminato verso il federalismo fiscale, che certamente prelude al federalismo costituzionale. Ciò ovviamente va inquadrato all’interno di un processo più ampio che, a partire da una globalizzazione selvaggia e generalizzata, sembra ripiegare verso un assetto, certamente globalizzato, ma con regole ben precise, in grado di porre un argine al mercato tout-court e tali da garantire, fra l’altro, le posizioni sociali delle fasce più esposte alla sfrenata deregulation del liberismo puro.

Il federalismo in quanto tale ha, tra l’altro, quali finalità, quella di attribuire al territorio inteso in senso stretto (Regione, Province, Comuni), numerose prerogative: una maggiore capacità legislativa, una nuova e più ampia capacità impositiva; insomma, le regioni, le province ed i comuni, saranno i diretti interlocutori dei cittadini i quali, secondo le intenzioni del legislatore, dovranno essere i supremi giudici della loro azione politica ed amministrativa. Le prerogative derivanti dalle nuove disposizioni di tipo federalistico consistono, pertanto, nell’impostare, da parte delle Regioni e degli Enti locali, in maniera più totalizzante, le politiche sociali, quelle sanitarie ecc.

In questo contesto l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, quale ruolo può svolgere?

Partiamo da alcuni numeri; secondo i dati della giunta regionale dell’Umbria i disabili presenti nella nostra regione al dicembre 2007 ammontano a settemila e ottocento unità. L’Umbria è la seconda regione d’Italia, dopo la Liguria, per numero di anziani: oltre il 23% della popolazione.

Nella lettera che il Presidente nazionale ha inviato ai parlamentari, non molto tempo fa, lo stesso ha parlato di un milione di italiani con rilevanti problemi di vista. Partendo da queste cifre, logico sembra che l’azione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti debba svilupparsi entro tre direttrici fondamentali: quella politica, di coordinamento e di indirizzo dell’associazione, svolta dagli organi dirigenti nazionali, quella di erogatrice di servizi e quella politica svolte dalle strutture territoriali.

Per quanto ci riguarda, su quest’ultima direttrice occorre porre l’accento, perché il ruolo dell’associazione, nelle future dinamiche socio-politiche, è destinato a diventare la parte preponderante e quindi di maggior rilievo dell’azione associativa.

Ciò è avvalorato proprio dai numeri che sopra sono stati indicati, e che in parte (per quanto riguarda gli anziani) vengono confermati da una recentissima indagine dell’AUR (“L’integrazione sociale in Umbria - Rapporto di ricerca, verso il Secondo piano Sociale Regionale”) che, di fatto, conferiscono all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, un potere di rappresentanza potenziale, riguardante una larga fetta di cittadinanza, perché è di tutta evidenza, che oltre ai non vedenti conosciuti e beneficiari delle specifiche provvidenze, esiste, all’interno dell’ampio segmento sociale degli anziani, una vasta area di persone, che in maniera più o meno rilevante, hanno già a che fare con problemi di vista.

E’ altrettanto evidente che l’anziano, in quanto tale, è destinato, per motivi naturali, ad imbattersi, prima o poi, con questi problemi. Alle numerose esigenze di questa popolazione la nostra associazione deve rispondere attraverso una intelligente propositività, con una capacità politica in grado di incidere sugli atti di programmazione della Regione e sulla loro fase attuativa, in capo alle Province, ai Comuni e agli ambiti territoriali.

Stiamo nella fase finale dell’iter del nuovo piano sociale regionale, lo strumento fondamentale attraverso il quale si determinano le politiche sociali della Regione. L’auspicio forte, di questa associazione, è anche che, relativamente agli anziani, vengano poste in essere politiche di inclusione sviluppando in maniera forte il concetto di “active aging” (invecchiamento attivo), in modo che la sicurezza, la salute, la partecipazione ed il protagonismo dell’anziano possano certamente concorrere ad elevare il livello degli standards di qualità della vita dell’anziano stesso.

Al momento della redazione del presente documento ci accingiamo ad avviare un confronto diretto con la Regione dell’Umbria, proprio sull’ultima bozza del Piano Sociale e sarà in quella sede che svilupperemo le nostre idee sui concetti succintamente sopra esposti. Gli interventi riguarderanno, inoltre, sempre di più la sanità, l’istruzione e la formazione professionale; anche su questi argomenti la nostra associazione si dimostrerà ancora una volta propositiva. Si lavorerà, ad esempio, per quanto riguarda l’ambito sanitario, ad un progetto che ha preso avvio proprio in questo mese e che ha quale obiettivo la formazione del personale medico e paramedico in ordine alla fase della preaccoglienza, accoglienza e gestione del soggetto non vedente, o comunque disabile, da parte della struttura pubblica, in caso di degenza.

Per quanto riguarda l’istruzione, proseguirà la collaborazione con la Direzione Scolastica Regionale, per la realizzazione di corsi di formazione per gli insegnanti curricolari e la realizzazione di altre iniziative ancora in fase di studio. Circa la formazione, puntiamo nel 2009 ad un forte rafforzamento del CRESC, attraverso anche l’intervento diretto dell’Assessorato Regionale competente; d’altronde la crescita qualitativa del centro, nonché la disponibilità da parte dello stesso di una struttura moderna e funzionale, fanno certamente di questa realtà un fiore all’occhiello della nostra regione, che quindi va sostenuto adeguatamente.

Anche il Piano Sanitario Regionale e le riforme endoregionali saranno oggetto di confronto fra la nostra associazione e le istituzioni per le materie di interesse associativo. Sono, questi appuntamenti, fondamentali per la vita dei cittadini, ma altrettanto fondamentali per i corpi sociali intermedi, i quali non possono e non devono essere semplici spettatori di tali processi, sia perché verrebbero meno alle proprie finalità istituzionali, che sono anche quelle della tutela dei propri associati, sia perché rischierebbero di non trovare più, all’interno dei nuovi contesti, un ruolo definito ed importante, il che rappresenterebbe la marginalizzazione di un mondo che, al contrario, ha, nella società, un peso morale, economico e civile estremamente rilevante che bisogna tradurre in azione politica e del quale le Istituzioni e le forze politiche non possono non tenere conto.

Ecco perché si insiste sul fatto che la nostra associazione deve svolgere un ruolo politico, difficile ma indispensabile, per farsi carico delle problematiche certamente legate alla categoria dei non vedenti, ma anche a tutte quelle di carattere generale.

D’altronde oltre agli aspetti prettamente rivendicativi e settoriali, alla luce di quanto siamo venuti dicendo in precedenza, occorre porsi con grande franchezza la domanda se oggi il mondo delle associazioni, o comunque la cosiddetta società civile, abbia o no un ruolo rigeneratore nei confronti della politica. Tale domanda nasce da questa ondata di antipolitica che si avverte in maniera forte nel Paese. In effetti la gente e i corpi sociali intermedi si rapportano oggi, con il mondo della politica, in maniera assai problematica, sollecitando una forte e sostanziale discontinuità, rispetto ad una gestione della cosa pubblica che appare del tutto inadeguata nei confronti delle risposte che la gente si aspetta e che costituirebbero una reale e concreta soluzione delle numerose problematiche socioeconomiche, imputate dalla società civile in gran parte proprio a questa politica.

Allora, come possiamo dire che la società civile sia elemento rigeneratore della politica se esponenti politici di primo piano affermano che la politica stessa rappresenta null’altro che lo specchio della società civile? Sembra una risposta seria quella che Norberto Bobbio ha dato nel suo Dizionario filosofico, definendo la società civile prestatale, antistatale e post statale, separando di fatto, nel percorso ideale di una società e forse ponendoli in antitesi, proprio la società civile dallo stato. Se questo è vero, un’associazione come la nostra non può non confrontarsi a trecentosessanta gradi con le istituzioni di ogni livello e quindi con la politica, su basi certamente di rigorosa autonomia.

Pertanto, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, non può e non deve confrontarsi su tematiche esclusivamente relative alla cecità, ma deve diventare sul territorio, un interlocutore capace di ragionare su tutte le questioni che l’attualità economica, politica e sociale del territorio stesso propongono. Ciò, ovviamente, senza escludere, tuttavia, differenziazioni anche forti, rispetto agli indirizzi prevalenti, in omaggio alla già richiamata propria autonomia. Arroccarsi al proprio interno è sbagliato ed ingiusto perché si priverebbe la comunità di un contributo intellettuale prezioso, utile, che peraltro, da sempre, i ciechi hanno sostenuto giustamente di poter fornire alla collettività. D’altronde, l’ampia rappresentatività, già sottolineata, della nostra associazione, deve essere un forte stimolo per un’assunzione ancora maggiore di responsabilità e per un maggiore impegno dell’associazione stessa verso l’intera cittadinanza.

Fra pochi mesi saremo chiamati ad eleggere le nuove amministrazioni provinciali e gran parte di quelle comunali presenti nella nostra regione. E’ proprio in questa fase che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti deve avere la forza e la determinazione, da far pesare, al momento della elaborazione dei programmi da parte delle forze politiche.

Ricorderete tutti come, alcuni anni fa, importanti esponenti politici, in questa sede, all’uopo sollecitati, promisero pubblicamente che, in sede di stesura dei programmi, avrebbero consultato anche la nostra associazione. Puntualmente, tali affermazioni sono rimaste lettera morta. In questa occasione faremo in modo che ciò non accada, perché cercheremo noi, anche se, per la verità, in modo irrituale, il confronto con tutte le forze politiche e valuteremo, in maniera esplicita, le proposte programmatiche delle stesse.

Questa brusca accelerazione verso una dialettica politica più ampia in termini tematici deve rappresentare, a nostro parere, il vero salto di qualità, facendo passare la nostra associazione, da una fase di costante crescita e consolidamento, limitata strettamente alla propria mission, ad una fase di coscientizzazione della propria forza derivata dall’ampia rappresentatività, dai propri valori, dalle proprie capacità culturali e professionali e quindi dalla consapevolezza di dover e poter trasformare tutto ciò, in proposta politica.

La nostra associazione, pertanto, nei prossimi mesi, proprio perché convinta di questa maturità raggiunta, dirà dei sì e dirà dei no, sostenendo proposte politiche e di gestione in forte discontinuità. Negando, al contrario, il proprio consenso a riproposizioni di schemi vetusti che, come è sotto gli occhi di tutti, hanno portato la cittadinanza sempre più lontano dalla politica.

Discontinuità, ad esempio, potrà significare il coinvolgimento di persone autenticamente nuove, senza per questo voler penalizzare chi, e ce ne sono anche di giovani, ha ben operato alla guida delle amministrazioni uscenti. Discontinuità vuol dire ancora deideologizzare in maniera schietta, le tematiche della sicurezza, dell’accoglienza, della tolleranza, della salute ecc.

Giova ribadirlo, in maniera chiara, che questa “svolta” culturale e operativa non prelude in alcun modo a schieramenti di tipo politico-partitico, la nostra associazione è nata autonoma e tale resterà, libera nei giudizi e nei comportamenti, libera quindi da condizionamenti di qualunque tipo. Il completamento di questo percorso avverrà attraverso la ricerca di forti e articolati rapporti anche con le organizzazioni sindacali per favorire, in maniera sinergica, il superamento delle numerosissime problematiche di natura occupazionale, ma anche di tutte quelle difficoltà che, all’interno delle aziende private e delle pubbliche amministrazioni, impediscono la piena realizzazione professionale ed umana dei non vedenti, a causa di atteggiamenti discriminatori, che passano spesso per un’interpretazione pregiudizialmente distorta di norme contrattuali.

Tornando alle tematiche specifiche della nostra categoria, occorre dire che, al di là di quello che comunemente si pensa, questa è ancora una società dove molti diritti, per alcune categorie di esseri umani, sono una chimera.

I ciechi hanno, quale aspirazione, quella di una integrazione totale all’interno della società; ma con quali mezzi questo obiettivo può essere raggiunto? Quello fondamentale è rappresentato dall’istruzione e quindi dalla cultura.

E’ di tutta evidenza che questa società, definita delle conoscenze, emargina in maniera impietosa chi delle conoscenze è privo. Esistono ancora innumerevoli barriere tecniche e psicologiche che impediscono ai ciechi di accedere alla cultura senza doversi arrangiare, arrabattare, ricorrere ad investimenti finanziari non da tutte le famiglie sostenibili.

Questi ostacoli vanno rimossi dalle istituzioni, perché altrimenti nel mondo del lavoro, come nelle relazioni sociali, il non vedente sarà sempre emarginato. In concreto bisogna rifiutare il concetto assai diffuso, in particolare nelle istituzioni e nelle forze politiche, che l’handicap sia tutto uguale, costruendo su tale concetto le relative politiche di settore.

Ogni handicap ha la sua specificità, pertanto i non vedenti rivendicano pari opportunità nell’accesso alla cultura, pari opportunità per quanto attiene alla mobilità, pari opportunità per l’assistenza specifica alle famiglie di bambini non vedenti e non vedenti pluriminorati, pari opportunità per una dignitosa vita degli anziani ciechi attraverso interventi legislativi specifici.

Nella nostra provincia sono molti i percorsi avviati, importanti, impegnativi, qualificanti e che ci vedranno impegnati per la loro realizzazione anche nell’anno 2009, in particolare, il rafforzamento del CRESC, la presenza sui tavoli di concertazione dei piani sociali di zona, la costruttiva partecipazione di un nostro rappresentante all’interno della Commissione Tripartita per le politiche del lavoro di cui alla legge 68/99. Inoltre, nel 2009 continuerà la presenza della nostra Sezione all’interno del progetto “scuola” promosso dal CESVOL e dall’Ufficio Scolastico Regionale. Si sta compiendo, in sintesi, un grosso sforzo finalizzato a veicolare il non vedente, non come un problema, bensì come soggetto in grado di essere coinvolto in maniera intelligente e senza condizionamenti pregiudiziali, come risorsa che può concorrere, al pari di altre, alla crescita dell’intera comunità.

La centralità della persona deve essere alla base di ogni iniziativa politica; la dignità della persona, senza volere attribuire a tale concetto nessuna etichetta ideologica, deve rappresentare per tutti un valore assoluto e quindi non negoziabile.

E’ intorno a questo concetto che va costruita la società. E’chiaro che siamo in presenza di un percorso lungo e difficile, perché trattasi di un processo soprattutto culturale e, come tutti i processi culturali, per essere portato a compimento, necessita di tempi lunghi.

Per quanto riguarda i servizi, occorre, in maniera estremamente sintetica, elencare quelli che si intende implementare per l’anno 2009.

In particolare:

  • Si cercherà, per quanto possibile, di potenziare il servizio di accompagnamento, tenendo conto, purtroppo, di una sempre più limitata disponibilità delle unità del servizio civile.
  • La nastro-biblioteca implementerà il proprio catalogo e continuerà a produrre opere in MP3. Di grande importanza sarà l’attività della così detta “Ministamperia Braille”, ormai in grado di produrre anche testi ingranditi destinati ad ipovedenti.
  • Per l’anno 2009 verrà incrementato il numero delle convenzioni con i comuni della provincia di Perugia e non solo, per la fornitura di testi Braille agli studenti e di libri ingranditi per gli ipovedenti.
  • Inoltre si farà di tutto per ottenere la riconducibilità degli ausili tiflologici da parte delle nostre A.S.L. di riferimento, uniformando le procedure per l’ottenimento degli stessi, che attualmente sono assai diverse sul territorio regionale anche alla luce del d.p.c.m. 23 Aprile 2008.
  • Verranno, inoltre, effettuate numerose pressioni nei confronti dell’Assessorato alla Sanità affinché venga finalmente emanata la direttiva regionale in attuazione della così detta circolare Sirchia. Per quanto riguarda il sostegno alle associazioni si chiederà alla Regione di azzerare l’IRAP a carico delle stesse equiparandole, sotto tale profilo, alle cooperative sociali.
  • Sempre alla Regione si chiederà di rinunciare alla quota della tassa di circolazione regionale sugli autoveicoli di proprietà delle associazioni di volontariato e di promozione sociale.
  • Si proporrà alle principali amministrazioni comunali e alla Regione di elaborare piani di mobilità per il trasporto delle persone disabili, sia in ambito urbano che extraurbano.
  • Nell’anno 2009 si organizzeranno corsi di formazione Braille per insegnanti curricolari, in collaborazione con il CRESC e con il Centro di Consulenza Tiflodidattica di Assisi, il che garantisce il riconoscimento giuridico dei corsi stessi in virtù degli accreditamenti regionali e ministeriali del CRESC.

Per quanto riguarda il tempo libero, tenendo conto delle richieste dei non vedenti della provincia, si potranno organizzare momenti di aggregazione fra cui gite a contenuto culturale ed iniziative di carattere meramente ricreativo e di socializzazione.

Dal punto di vista della politica associativa, queste ci sembrano le problematiche principali da affrontare nei prossimi mesi con le istituzioni e con i partiti. Occorre, comunque, anche immaginare alcuni percorsi da compiere insieme ad altre associazioni. Ciò, al fine di unire le esigenze e le competenze di ciascuno, il che ha il vantaggio di rendere qualitativamente elevato lo standard di intervento, consentendo, al contempo, la realizzazione delle indispensabili economie di scala in ordine alla fornitura dei servizi. Due esempi per tutti: l’assistenza domiciliare e la mobilità. D’altronde la costituzione di reti sociali è ormai un concetto acquisito e condiviso attraverso il quale il mondo associativo, imprenditoriale ed istituzionale, si è orientato, assumendolo come strumento fondamentale di intervento.

La nostra associazione, in questo senso, ha già dimostrato da molto tempo, di aver colto l’importanza di tale strumento, partecipando insieme ad altri soggetti ad un numero consistente di iniziative.

Nel 2009, inoltre, è prevedibile un’azione diretta da parte della dirigenza sul territorio, finalizzata sia alla acquisizione di nuovi soci, sia a rafforzare i legami con coloro che fanno già parte della Associazione. Come si evince da quanto precede questa azione si propone di accrescere il tessuto associativo e quindi il vincolo di appartenenza, attraverso il coinvolgimento di tutti coloro che, nel rispetto dello statuto e, più in generale, delle regole della democrazia, intendono operare all’interno della nostra Unione per l’interesse dei ciechi. In un clima sociale straordinariamente difficile e complesso, come quello attuale, l’unità della categoria resta il baluardo fondamentale per la difesa dei diritti, delle legittimazioni conseguite con decenni di sacrifici, nonché un’arma formidabile per il raggiungimento di nuovi ed importanti traguardi che possono portare i ciechi umbri ad una completa integrazione.

Il programma delle attività per l’anno 2009 è piuttosto nutrito e quindi assai impegnativo. Di ciò la dirigenza è consapevole e siamo certi che altrettanto consapevoli siate tutti voi. Nessuno ha la bacchetta magica, nessuno può permettersi di promettere chissà quali trionfi. Quello che, come dirigenti, ci sentiamo di promettere è l’impegno, il sacrificio costante, perché tutti noi, è bene non dimenticarlo mai, abbiamo un grande debito di riconoscenza nei confronti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e i debiti, gli impegni e la fiducia che c’è stata accordata, vanno onorati fino in fondo e noi, con il vostro indispensabile sostegno, intendiamo onorarli.

Per quanto attiene la gestione amministrativa è possibile affermare che, nel corso del prossimo anno, non sono ragionevolmente prevedibili scostamenti dell’andamento economico e finanziario. Infatti le modalità gestionali, attuate ormai da molti anni, consentono di monitorare costantemente l’andamento gestionale, garantendo l’equilibrio finanziario nel corso dell’esercizio di competenza, senza tuttavia mortificare gli investimenti strutturali.

Cari amici, come già detto ripetutamente, il momento storico attuale non è dei più semplici. In questi frangenti, giova ripeterlo, è molto facile vedersi vanificare i frutti di un lavoro quasi secolare con la conseguente probabile e definitiva marginalizzazione delle categorie più deboli. Noi oggi diciamo, in maniera chiara e convinta, alla classe politica nazionale e locale, che contrasteremo, se necessario con tutti i mezzi democratici, qualsiasi tentativo di ricacciare i ciechi e, più in generale, i disabili, ai margini della società. Chiediamo, alle forze politiche tutte, di considerare i nostri problemi non secondari e di cercare un dialogo costante e diretto anche con le associazioni; quella concertazione, cioè, che costituisce la base metodologica, per altro condivisibile, del programma di governo regionale. Chiediamo alle istituzioni una valutazione di merito delle attività delle associazioni e quindi un’attribuzione sul merito delle risorse pubbliche. Amici, ci poniamo obiettivi ambiziosi perché crediamo che la giusta ambizione rappresenti una delle molle principali del progresso. Siamo convinti che, con il sostegno morale e materiale di tutti, potremmo traghettare la categoria verso lidi migliori, verso una cittadinanza attiva, che faccia apprezzare ancora di più il dono della vita.

Per il Consiglio Sezionale, il presidente Dott. Giuliano Ciani